La strana campagna del Messaggero contro una nuova linea tram di Roma
Nel giro di poco più di due mesi ha pubblicato una quarantina di articoli su un progetto dalla rilevanza più che altro locale
Da poco più di due mesi il Messaggero pubblica articoli a cadenza quasi quotidiana, riguardanti una singola questione romana, peraltro molto locale. Tutti gli articoli hanno un taglio piuttosto ostile nei confronti di una nuova linea tram che collegherà la stazione Termini con il Vaticano e il quartiere Aurelio (TVA). Nei suoi articoli, il Messaggero ha paragonato le rotaie e le sue potenziali conseguenze negative al Muro di Berlino, intervistato un neuropsicofarmacologo per sostenere che il rumore prodotto dal tram sia nocivo per la salute mentale, coniato la formula “no tram” per definire le persone contrarie alla tranvia. Più in generale, ha definito il progetto la conseguenza di una «lobby filotranviaria di sinistra».
La campagna del Messaggero è stata notata sia per la sua veemenza sia per la frequenza e concentrazione degli articoli, fino a tre in una stessa giornata. Lo scrittore Christian Raimo, sul sito minimaetmoralia.it, ne ha contati 39 dal 24 giugno al 6 settembre. È un fatto abbastanza singolare che un giornale dedichi un’attenzione e uno spazio così ampi a una questione così circoscritta.
Ne parla anche il Fatto Quotidiano in un articolo uscito venerdì, che ha notato come questa ostilità alla linea tram sia funzionale a proteggere gli interessi industriali della proprietà del giornale, il gruppo Caltagirone. Tra le controllate del gruppo c’è anche una delle società che ha l’appalto per la costruzione della Metro C, Vianini, e visto che il tram passerà più o meno nella stessa zona della metropolitana, ci sono timori che i due progetti vadano in competizione.
La TVA è un progetto degli anni Novanta recuperato dall’attuale sindaco di Roma Roberto Gualtieri, del Partito Democratico. Prevede la costruzione di due nuove linee che partono dalla stazione Termini, percorrono via Nazionale, piazza Venezia e corso Vittorio Emanuele II e poi si dividono, diramandosi verso Ottaviano e il quartiere Aurelio rispettivamente (qui c’è la mappa). Lo scopo della TVA è di migliorare la mobilità e la viabilità cittadina: le due linee dovrebbero aggiungersi alle attuali sei esistenti (poche, data la dimensione e il traffico di Roma) oltre che alla metropolitana.
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Gli articoli del Messaggero parlano più volte di tram e metropolitana come due alternative incompatibili, e della metropolitana come il mezzo migliore e più moderno tra i due. In realtà sono due tipi di mezzi pubblici diversi e complementari. Il primo copre distanze più brevi, è un mezzo di prossimità e colma le lacune che eventualmente può avere la rete del trasporto urbano, come scrive Politico in un articolo sugli investimenti delle città europee nei tram elettrici. Tra le altre cose le linee tram sono più agevoli ed economiche da costruire rispetto alla metropolitana.
Il Messaggero ha riempito i suoi articoli di interviste a residenti, esercenti o proprietari di catene di negozi, oltre a qualche esperto. Le obiezioni emerse sono grossomodo tre: che il tram è rumoroso, che è di per sé un mezzo di trasporto datato e poco moderno (anche se i tram elettrici attuali sono molto diversi e più sostenibili di quelli di fine Ottocento e inizio Novecento) e che i cantieri per costruirlo creano problemi a chi ci vive e lavora intorno. In un caso un uomo intervistato ha definito il rumore del tram «l’equivalente di una cannonata», un’altra persona «infernale». C’è chi ha sostenuto che il rumore del tram sia peggio dello smog, e chi si è detto sollevato dai lavori in corso davanti a casa, che hanno interrotto la viabilità e permesso di avere un po’ di silenzio. In un altro articolo si parla della «rabbia dei residenti» di un’intera zona, citando però solo due persone, e approfondendo le lamentele solo della prima.
Un articolo del 5 settembre cita un barista di via Nazionale, che dice: «Saremo completamente tagliati fuori dal tram che diventerà un Muro di Berlino per chi lavora qui: da una parte i binari, dall’altra il nulla».
In un articolo del 30 giugno il Messaggero ha intervistato Guido Gentile, docente di pianificazione dei trasporti all’Università La Sapienza. Il titolo gli attribuiva una frase in cui definiva il tram un mezzo dai costi insostenibili, ma nel testo Gentile dice una cosa più sfumata: «L’autobus è facile da gestire. Il tram ha invece una complessità più simile a quella delle ferrovie: abbiamo dei binari, i mezzi sono dei piccoli treni e quindi l’impianto va visto come un sistema composto da veicoli e infrastruttura. La manutenzione è fondamentale per entrambi, mezzi e infrastruttura. Altrimenti i passeggeri subiscono solo disservizi».