L’incidente di Brandizzo potrebbe causare un «tracollo» della procura di Ivrea
Il procuratore generale di Torino ha denunciato un enorme lavoro arretrato, a cui si è aggiunta l'inchiesta sull’incidente ferroviario
Mercoledì la procura di Ivrea ha esteso le indagini sull’incidente ferroviario di Brandizzo alla Si.gi.fer. di Borgo Vercelli, l’azienda per cui lavoravano i cinque operai morti travolti dal treno. Fino ad allora le uniche persone indagate erano Antonio Massa, tecnico di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e addetto al cantiere, e Andrea Girardin Gibin, capocantiere della Si.gi.fer. L’ampliamento delle indagini è un segnale del fatto che i magistrati si stanno concentrando sull’ipotesi che le procedure rischiose fossero in qualche modo una consuetudine, un’abitudine diffusa tra i manutentori.
Sono già stati sentiti diversi colleghi degli operai morti e molte altre persone dovranno essere sentite nelle prossime settimane. È un lavoro lungo, impegnativo, che al momento la procura fatica a fare perché a Ivrea ci sono pochi magistrati, pochi agenti di polizia giudiziaria e pochissimo personale. Il procuratore generale di Torino, Francesco Enrico Saluzzo, ha diffuso una nota per denunciare questo problema che rischia di compromettere la stessa inchiesta di Brandizzo oltre a migliaia di altre indagini in attesa, accumulate negli anni. «L’ultima gravissima vicenda — quella di Brandizzo (con il suo corollario di centinaia di denunce per inosservanza delle previsioni antinfortunistiche) – potrebbe segnare il “tracollo” definitivo di quell’ufficio giudiziario», ha scritto.
Saluzzo ha spiegato che la carenza di organico attuale è dovuta alla riforma fatta nel 2012 dall’allora ministra della Giustizia Paola Severino. All’epoca furono soppressi 31 tribunali, 220 sedi distaccate e 667 uffici dei giudici di pace. Il taglio fu proposto per risparmiare soldi e per rendere i tribunali e le procure più efficienti. «Dobbiamo dire che spesso una sezione distaccata non garantiva adeguati livelli di professionalità e sostenere che fossero presidi anticriminalità era sbagliato: giudici precari non possono essere efficaci», disse Severino.
La procura di Ivrea fu risparmiata dai tagli, ma dopo un po’ fu chiaro che un impatto sul lavoro dei magistrati ci sarebbe stato comunque, perché la popolazione nel territorio di competenza della procura passò da 184mila a 514mila persone. Negli anni successivi le nuove assunzioni compensarono a malapena i pensionamenti e i trasferimenti. Il territorio della procura, ha scritto Saluzzo, fu ingrandito a dismisura senza una dotazione di risorse (personale amministrativo, magistrati, polizia giudiziaria) proporzionata al numero di abitanti.
A Ivrea i magistrati sono solo otto, in procure simili per estensione sono circa una ventina. Dovrebbero esserci 32 impiegati, invece sono soltanto 18. Ogni magistrato dovrebbe avere a disposizione due agenti di polizia giudiziaria, invece sono 8 per tutta la procura. Lavorano solo cinque funzionari e non c’è nemmeno il direttore amministrativo.
Come conseguenza di tutto ciò, a Ivrea ci sono 19mila fascicoli pendenti, cioè inchieste in attesa. Nelle altre procure del Piemonte ogni magistrato ha in media 500 fascicoli pendenti, a Ivrea sono più di 2.000. Viene data priorità alle indagini che portano a richieste di misure cautelari come l’arresto, inchieste legate a decessi, alla sicurezza sul lavoro e alla violenza contro le donne. Tutti gli altri fascicoli devono aspettare.
Saluzzo dice che l’arretrato è ingestibile perché se ne forma di nuovo, continuamente: «Per poter “lavorare” un fascicolo, occorre che insieme al magistrato vi sia una adeguata dotazione di personale amministrativo». Nessuno vuole rimanere a lavorare in procura per il troppo lavoro e nessuno vuole andarci, per la stessa ragione, quindi i magistrati si trovano senza collaboratori stabili. E per questo manca il personale che svolge e chiude le pratiche amministrative dei fascicoli. «Così chi aspetta “giustizia” (nonostante il fascicolo sia magari “maturo”) attende, attende e non sa cosa ne sarà della sua pretesa, della sua ansia, della sua aspettativa (magari anche di essere archiviato o assolto, per l’indagato o l’imputato)».
Negli ultimi anni in diversi interventi pubblici il procuratore generale di Torino ha denunciato mancanza di agenti di polizia giudiziaria, definita illegale perché non rispetta i parametri fissati dal ministero della Giustizia. Magistrati e personale hanno organizzato diverse proteste e manifestazioni, la più recente è del maggio scorso, ma le cose non sono cambiate. «Tutte le nostre richieste, sollecitazioni e segnalazioni sono state voci in un deserto», ha scritto Saluzzo. «Abbiamo “bussato” a tutte le porte delle istituzioni competenti ad affrontare e porre rimedio al problema. Si sono sempre aperte con cortesia e si sono richiuse lasciando noi postulanti fuori dalla porta a mani vuote».
Molte delle indagini sono state portate avanti grazie all’aiuto disinteressato della questura di Torino e dei comandi provinciali dei Carabinieri, che hanno distaccato alcuni agenti a Ivrea per lavorare alle inchieste. Il procuratore generale sostiene che gli unici modi per risolvere il problema siano ridurre il territorio di competenza, aumentare l’organico di magistrati e personale o, il più drastico, chiudere la sede di Ivrea.
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