Che cos’è il testosterone
Il calciatore della Juventus Paul Pogba rischia la carriera per l'assunzione di una delle sostanze dopanti più utilizzate tra gli atleti
All’inizio della settimana il calciatore della Juventus e della Nazionale francese Paul Pogba è stato sospeso in via cautelare dal Tribunale nazionale antidoping dopo essere risultato positivo al testosterone nel corso di un controllo effettuato al termine di Udinese-Juventus, la prima partita del campionato di calcio di Serie A disputata lo scorso 20 agosto. La sospensione proseguirà in attesa delle controanalisi, che saranno effettuate su un secondo campione prelevato sempre il 20 agosto, ma che difficilmente daranno un esito diverso. Al termine delle nuove verifiche Pogba, che ha 30 anni, dovrebbe ricevere una squalifica di alcuni anni che inciderà pesantemente sulla sua carriera.
Al di là della sospensione, intorno alla vicenda non ci sono ancora molti dettagli. Secondo alcune informazioni raccolte da Repubblica e riprese da altri giornali sportivi, Pogba avrebbe utilizzato “un integratore” che gli era stato consigliato da un conoscente, senza chiedere pareri ai medici sportivi della Juventus. L’assunzione della sostanza dopante potrebbe quindi essere stata involontaria, ma anche in questo caso ci sarebbero comunque provvedimenti perché ogni atleta è responsabile delle sostanze che assume.
Il testosterone rientra nella grande famiglia degli steroidi anabolizzanti, cioè ormoni che hanno tra le loro caratteristiche quella di aumentare la produzione di proteine in alcuni tessuti cellulari, in particolare nei muscoli scheletrici. Tra questi steroidi il testosterone viene solitamente indicato come “naturale” sia perché è presente naturalmente nel nostro organismo sia per distinguerlo dalle sostanze sintetiche che comportano in molti casi effetti simili.
In particolare, il testosterone è un ormone steroideo del gruppo androgeno, responsabile nei processi di stimolazione e di controllo dello sviluppo delle caratteristiche maschili. La sua produzione è indotta dall’ipofisi, una ghiandola che si trova alla base del cervello e che invia segnali ai testicoli, dove viene materialmente sintetizzato il testosterone che finisce poi nella circolazione sanguigna. Se i livelli di testosterone aumentano troppo, il cervello invia un segnale all’ipofisi per ridurre gli stimoli verso i testicoli, in modo da ridurre la produzione dell’ormone.
Il testosterone svolge numerose funzioni e la sua presenza è essenziale nel periodo della pubertà nei maschi perché regola lo sviluppo del pene e dei testicoli, la produzione degli spermatozoi, la crescita delle ossa e dei muscoli. Ha inoltre un ruolo nel mantenimento dell’umore, anche se il suo funzionamento non è ancora completamente noto. Gli ormoni sono infatti coinvolti in numerose attività di regolazione, spesso insieme ad altre sostanze per mantenere il giusto equilibrio delle attività dell’organismo (omeostasi).
Trattandosi di un androgeno si tende a pensare che il testosterone riguardi solamente gli uomini, ma in realtà questo ormone è prodotto anche dalle ovaie e dalle ghiandole surrenali. Nelle donne serve per regolare la funzione delle ovaie, è coinvolto nel mantenimento delle ossa e interviene nella regolazione della libido, anche se su quest’ultimo aspetto ci sono ancora elementi da chiarire e non tutte le ricerche sono concordi.
Siamo fatti tutti diversamente e di conseguenza anche i livelli di testosterone nel sangue variano molto a seconda delle persone. Inoltre, ciascuno può avere livelli diversi di testosterone in particolari periodi, talvolta con variazioni significative anche nel corso della stessa giornata. Un eccesso di testosterone può avere numerosi effetti sull’organismo, ma non è sempre detto che i sintomi che vengono riscontrati siano legati all’aumento dell’ormone. Problemi di salute come basso numero di spermatozoi, ricorrenti mal di testa, insonnia, problemi cardiaci e al fegato o ancora un aumento del volume della prostata possono essere causati da molti fattori, al di là della concentrazione di testosterone.
Molte delle conoscenze sui probabili effetti di livelli anormali di testosterone derivano dallo studio degli atleti che utilizzano steroidi anabolizzanti, con l’obiettivo di aumentare la massa muscolare e in generale le loro prestazioni atletiche. Nel caso di un utilizzo intenso e prolungato, possono emergere problemi di salute più facilmente riconducibili a un eccesso di testosterone nell’organismo, che compromette i meccanismi di autoregolazione ormonale.
La maggiore presenza di testosterone accresce la produzione delle proteine che costituiscono i muscoli, portando a un aumento della massa muscolare in tempi relativamente rapidi se confrontati con chi si allena senza fare uso di steroidi anabolizzanti. In generale c’è una correlazione tra la velocità della crescita muscolare e le dosi assunte. Gli effetti sono quindi poco evidenti per chi assume farmaci per compensare una carenza di testosterone, mentre sono più evidenti nei casi di doping dove gli atleti arrivano a utilizzare dosi fino a 50 volte quelle assunte da chi ha carenze.
L’assunzione degli steroidi anabolizzanti da parte degli atleti che si dopano avviene di solito a cicli, alternando periodi in cui si prendono più sostanze diverse tra loro ad altre in cui il consumo viene interrotto. È una pratica che sembra riduca gli effetti dannosi nel medio-lungo periodo, ma trattandosi di attività non consentite non ci sono dati a sufficienza per svolgere ricerche approfondite e confermare o smentire l’utilità dei cicli di assunzione.
Come per altre sostanze, il controllo antidoping viene effettuato con un esame delle urine. Il testosterone assunto è indistinguibile da quello prodotto normalmente dall’organismo, di conseguenza si utilizzano altri indicatori per capire se i livelli siano fisiologici o se derivino da un agente esterno. Di solito viene valutato il rapporto tra testosterone ed epitestosterone, uno steroide prodotto solo dall’organismo e che è quasi identico al testosterone. Se c’è un forte sbilanciamento a favore del testosterone significa che sono state assunte sostanze per aumentarlo.
I test antidoping sono generalmente affidabili e la possibilità di effettuare controanalisi aiuta a ridurre gli errori. Per effettuarli si osservano protocolli internazionali definiti dalle attività di ricerca scientifiche nel settore, in parte coordinate dall’Agenzia mondiale antidoping (WADA).