In Svezia si sta pensando di usare meno tecnologia nelle scuole
Secondo la ministra dell'Istruzione l'eccessiva digitalizzazione dell'insegnamento sta abbassando i livelli di alfabetizzazione
Da qualche mese in Svezia si è sviluppato un dibattito sull’utilizzo dei tablet e dei computer nelle scuole e di come il loro uso intensivo potrebbe essere una delle ragioni per il calo nel livello di alfabetizzazione registrato di recente fra i bambini. Di recente la ministra dell’istruzione Lotta Edholm ha detto che il governo adotterà delle misure per valorizzare metodi educativi tradizionali, peraltro andando contro le indicazioni sull’uso delle nuove tecnologie dell’Agenzia nazionale per l’istruzione.
Il livello di alfabetizzazione in Svezia è superiore alla media europea e uno dei più alti al mondo, ma l’ultimo Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS), condotto ogni cinque anni dall’Associazione internazionale per la valutazione del rendimento scolastico, ha evidenziato un calo nelle capacità dei bambini svedesi di quarta elementare rispetto ai livelli del 2016. Questa flessione potrebbe avere varie spiegazioni, fra cui i disagi dovuti alla pandemia o il crescente numero di alunni e alunne la cui prima lingua non è lo svedese. Ma secondo diversi esperti una delle principali cause potrebbe essere l’uso eccessivo di schermi durante le lezioni.
In linea con gli obiettivi dello stesso governo che nel 2017 aveva dato priorità alla digitalizzazione, l’anno scorso l’Agenzia nazionale per l’istruzione aveva presentato un nuovo piano per la digitalizzazione dell’insegnamento, da attuare entro il 2027, che comprendeva anche l’introduzione dell’uso dei tablet in tutte le classi a partire dalla scuola materna. L’obiettivo è quello di far sviluppare ai bambini delle competenze digitali «per essere in grado di partecipare attivamente agli studi, alla vita sociale e alla vita lavorativa, per contribuire a una società sostenibile e democratica».
L’importanza che l’Agenzia ha dato a questo aspetto è tale che nell’aprile del 2022 una scuola sull’isola di Gotland, che si trova nel mar Baltico a sud di Stoccolma, aveva ricevuto un richiamo per aver deciso di non utilizzare computer e tablet durante le lezioni con i bambini più piccoli.
Fra coloro che si erano detti da subito contrari a questa misura c’è l’attuale ministra dell’Istruzione Lotta Edholm, che nel novembre del 2022 si è insediata con un governo appoggiato dal centrodestra. Edholm ha sostenuto in diverse occasioni che la tecnologia abbia un impatto negativo sull’apprendimento e sulla crescita dei bambini, maggiore di quanto immaginiamo, e a marzo ha chiesto a 58 enti che si occupano di apprendimento, infanzia e neuroscienze di rivalutare il piano dell’Agenzia. Nello stesso mese, il governo ha anche fatto sapere di aver stanziato 685 milioni di corone (circa 60 milioni di euro) per l’acquisto di libri cartacei per le scuole e annunciato che un altro miliardo di corone (circa 85 milioni di euro) sarebbe stato speso fra il 2024 e il 2025 per riportare libri stampati all’interno delle scuole.
Alcuni critici del governo hanno sostenuto che l’uso di tablet e computer sia solo uno dei vari fattori da tenere presenti per analizzare il recente calo di rendimento degli studenti, e che questo auspicio di tornare a un’istruzione fatta sui libri di carta e con le matite colorate non sia motivato solo da una preoccupazione nei confronti dei bambini, ma anche dalla volontà di alcuni politici conservatori di mostrare di avere a cuore i valori tradizionali.
Nonostante Lotta Edholm faccia parte dei Liberali, un partito di centrodestra moderato, l’attuale governo svedese guidato dal primo ministro Ulf Kristersson è uno dei più conservatori nella storia della Svezia: è sostenuto infatti dai Democratici Svedesi, un partito di estrema destra con origini neonaziste che è risultato il secondo partito più votato alle elezioni di settembre del 2022.
Tuttavia vari esperti hanno dato ragione alla ministra: secondo il Karolinska Institutet svedese, una delle più importanti università di medicina al mondo, responsabile anche di assegnare ogni anno il premio Nobel per la medicina, «è scientificamente provato che gli strumenti digitali compromettano piuttosto che migliorare l’apprendimento degli studenti». In un’intervista per il Dagens Nyheter, il principale quotidiano svedese, Ulrika Ådén, presidente dell’Associazione pediatrica svedese, e Torkel Klingberg, professore di neuroscienze al Karolinska Institutet, sostengono che i bambini non dovrebbero usare alcuno schermo fino ai due anni. Successivamente, in linea con le guide dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dovrebbero limitarne l’uso a un’ora al giorno fino ai 5 anni. Per questo secondo i due scienziati a scuola bisognerebbe vietarli, dato che si presume che vengano già utilizzati a casa.
Ådén spiega anche che i “giochi digitali” forniscono stimoli e ricompense più rapide di quelli tradizionali e per questo possono avere conseguenze negative sulla capacità di concentrazione e sull’apprendimento, che è stimolato dalla manualità, da un utilizzo completo dei sensi e dall’esplorazione di ambienti estranei. Anche per i bambini alle scuole elementari e medie, a differenza di quello che sostiene l’Agenzia nazionale per l’istruzione, la digitalizzazione in questo caso non aiuterebbe a ridurre le disuguaglianze: gli effetti negativi sull’apprendimento colpirebbero soprattutto quelli che faticano a concentrarsi o che non hanno genitori che li seguono.
In agosto la ministra Edholm ha detto che fra le misure che intende attuare nel futuro prossimo c’è la completa eliminazione di dispositivi elettronici a scuola fino ai sei anni. Tuttavia la Svezia non è l’unico paese in cui il tasso di alfabetizzazione sta scendendo: il PIRLS ha evidenziato che molti paesi europei hanno lo stesso problema. A maggio i ministri dell’Istruzione dell’Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles per discuterne e hanno menzionato la tecnologia e i social media fra i fattori che penalizzano l’apprendimento, riferendosi più che altro all’uso privato dei dispositivi elettronici, dato che nessuno a parte la Svezia può parlare di eccessiva digitalizzazione dell’istruzione. Secondo tutti i paesi comunque il fattore che più incide sul livello di alfabetizzazione rimane quello socioeconomico, per cui i figli di famiglie più povere sono penalizzati.