C’è troppa gente sul Monte Fuji
Il vulcano simbolo del Giappone è frequentato da milioni di turisti, e le autorità stanno pensando a un modo di limitarli per la prossima stagione
Domenica si è concluso il periodo dell’anno in cui è possibile salire sul Monte Fuji, il vulcano simbolo del Giappone, ma la quantità di persone che l’hanno salito in questi mesi estivi e il loro comportamento hanno portato esperti e politici locali a sostenere che sia necessario apportare dei cambiamenti radicali al modo in cui viene gestito il turismo di massa sulla montagna.
Il Monte Fuji è la montagna più alta del Giappone con i suoi 3.776 metri, si trova a circa cento chilometri da Tokyo ed è considerata sacra dai giapponesi. Dal 2013 è un Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, che già dieci anni fa aveva consigliato al governo di attuare delle misure per gestire i flussi di visitatori. A causa del clima, il monte è aperto al turismo solo durante l’estate e anche d’inverno ufficialmente non è possibile sciarci sopra. Nonostante sia accessibile solo per due mesi, ogni anno viene visitato da milioni di persone. Questa settimana, l’amministrazione regionale ha detto che la situazione è diventata critica ed è addirittura peggiorata rispetto a quella del 2019, quando già si era parlato di attuare misure per gestire i flussi turistici, prima dell’arrivo della pandemia che aveva chiuso le frontiere nazionali fino a maggio del 2022.
La salita del Monte Fuji è un’escursione tecnicamente semplice, anche se molto lunga e faticosa, e in un ambiente di alta montagna in cui il meteo può peggiorare rapidamente. La maggior parte delle persone comunque non sale fino sulla cima – dove si arriva solo a piedi – ma si ferma in una delle stazioni lungo il percorso, raggiungibili anche su auto e pullman.
Secondo l’amministrazione della prefettura di Yamanashi, il numero di visitatori che arrivano alla quinta stazione escursionistica, Gogome, dove si ferma più del 90% delle persone, è passato da due milioni nel 2012 a oltre cinque milioni nel 2019. Partendo da Tokyo, si arriva a Gogome percorrendo la Fuji Subaru Line, una strada costruita negli anni Sessanta su cui ormai si creano spesso code di bus che trasportano turisti, dato che di recente è stato proibito di salire sul monte con le auto private, a meno che non siano elettriche. Ma non sono neanche poche le persone che una volta arrivate lì continuano per la vetta: a luglio del 2023 sono stati circa 65mila gli escursionisti che sono arrivati in cima, il 17% in più rispetto al 2019.
Il sovraffollamento ha allontanato gli escursionisti più esperti, mentre continua a crescere il numero di principianti che salgono senza un’adeguata preparazione, attrezzatura e abbigliamento, creando ingorghi e raddoppiando il tempo che ci vuole per arrivare in cima al sentiero. La pratica del “bullet climbing”, ossia salire sulla montagna di notte per arrivare in cima all’alba e scendere in giornata, ha portato anche a un aumento delle richieste di soccorso dovute all’arrivo del maltempo, specialmente da parte di turisti non giapponesi. Per una salita più sicura e semplice sarebbe consigliabile fermarsi a dormire in un rifugio, ma le poche strutture presenti sul luogo sono ormai completamente prenotate con mesi di anticipo.
L’aumento dei turisti ha causato anche altri problemi: i molti custodi e le numerose associazioni di volontari non riescono più a tenere puliti i pochi servizi igienici e soprattutto i sentieri, dove i visitatori buttano molti rifiuti. I volontari del Fujisan Club, un’organizzazione non profit dedicata alla tutela del Monte Fuji, hanno raccolto 850 tonnellate di rifiuti tra il 2004 e il 2018. Al momento alle persone che da Gogome prendono il sentiero per salire viene chiesto di dare un contributo volontario di 1000 yen (poco più di 6 euro) che viene usato dal Fondo per la conservazione del Monte Fuji per tenere pulita la montagna, ma secondo il Fondo non tutti lo danno. In più, secondo la prefettura di Yamanashi il continuo passaggio di bus ha portato a un incremento preoccupante del livello di anidride carbonica nell’area.
Per tenere a freno i visitatori è stato stabilito un tetto massimo di 4mila escursionisti al giorno, ma dato che non esistono cancelli o barriere di alcun tipo è complicato nella pratica tenere sotto controllo chi entra e chi esce. Per ottenere dei risultati più concreti, il governatore della prefettura di Yamanashi Kotaro Nagasaki ha proposto di vietare completamente alle automobili e ai bus di salire sul monte e sostituire la strada con una linea ferroviaria il cui biglietto di andata e ritorno costi 10mila yen (circa 63 euro), sperando così di far desistere una parte di turisti. Un’altra opzione suggerita da Kiyotatsu Yamamoto, esperto di parchi nazionali e del Monte Fuji presso l’Università di Tokyo, è quella di far accedere al monte solo i visitatori che hanno prenotato un parcheggio o gli escursionisti che hanno fatto una prenotazione in uno dei nove rifugi presenti.