Ci sono migliaia di dispersi a causa delle alluvioni in Libia
La Croce Rossa dice che sono 10.000, e si aggiungono alle 3mila persone che sono morte secondo il governo orientale
Le intense piogge in Libia hanno causato danni immensi: secondo il governo ci sono migliaia di morti, e per la Croce Rossa i dispersi sono almeno 10.000. Da domenica la tempesta che all’inizio di settembre aveva provocato grosse alluvioni in Grecia, Bulgaria e Turchia è arrivata lungo le coste del nord-est della Libia, causando allagamenti e danni enormi. La città in assoluto più colpita è quella di Derna, dove la rottura di due dighe ha creato un’inondazione che ha completamente spazzato via interi quartieri: si stima che fino a un quarto della superficie della città sia stato trascinato via dall’acqua. Le piogge hanno fatto crollare anche molte strade, rendendo di fatto inaccessibili molte aree, a Derna e altrove.
Al grave stato delle infrastrutture si unisce la complicata situazione politica libica: calcolare i danni è molto difficile, e anche le stime dei morti non sono chiare. Le cifre sono in continua evoluzione: secondo le autorità della parte orientale del paese, quella interessata dalle alluvioni, sono morte più di 3mila persone, e l’inviato in Libia della Croce Rossa ha detto che il numero dei dispersi avrebbe raggiunto i 10.000, ma continua a esserci grande incertezza sui numeri di morti e feriti.
Derna è una città di circa 90mila abitanti e si affaccia sul Mediterraneo, a 200 chilometri dal confine con l’Egitto. Il più alto numero di morti è stato qui, a causa della rottura di due dighe: il fiume che scorre in mezzo alla città si è gonfiato al punto che l’acqua fuoriuscita ha distrutto quartieri e trascinato via persone e cose, rendendo la città quasi inaccessibile. La piena rende impossibile anche comunicare da una parte all’altra della città. I media locali dicono che in città la situazione è gravissima: non c’è elettricità e le vie di comunicazione sono interrotte, con notevoli complicazioni per le operazioni di soccorso. La protezione civile, l’esercito, i residenti e moltissimi volontari stanno cercando morti e dispersi nell’acqua e sotto le macerie, ma non sono ancora arrivati mezzi scavatori e altri equipaggiamenti.
Martedì la Mezzaluna Rossa libica, l’equivalente della Croce Rossa, ha indicato molto cautamente una cifra di almeno 300 morti. Fonti governative hanno parlato invece di numeri molto più alti: il ministro della Sanità del governo orientale, Ossama Abduljaleel, ha detto di aspettarsi che i morti arrivino a 2mila nella sola Derna, quando saranno recuperati tutti i corpi dalle macerie.
Dal 2014 la Libia è divisa fra due amministrazioni rivali che si sono scontrate militarmente fino all’armistizio del 2020. Le alluvioni hanno riguardato la zona costiera della parte orientale del paese, la cosiddetta Cirenaica, che è governata di fatto dal maresciallo Khalifa Haftar. La comunità internazionale riconosce come governo legittimo quello del primo ministro Abdul Hamid Dbeiba, nel nord-ovest del paese, con sede a Tripoli. Le elezioni presidenziali che avrebbero dovuto riportare il paese a una gestione democratica ed erano state fissate per la fine del 2021 non si sono mai svolte.
A Bayda, una grande città a qualche decina di chilometri da Derna, il responsabile dell’ospedale principale della città ha detto che almeno 46 morti sono stati accertati. L’ospedale stesso è stato allagato, e i pazienti hanno dovuto essere trasferiti. Il ministro Abduljaleel ha aggiunto che sette persone sono morte nella città costiera di Susa e altre sette tra Shahat e Omar al Mokhtar, mentre un’altra è morta ad al Marj.
La Mezzaluna Rossa libica ha fatto sapere che sono morti anche tre dei suoi operatori che stavano assistendo la popolazione a Derna. Altre decine di operatori risultano dispersi. Molte persone sono state trascinate dalle correnti d’acqua verso il Mediterraneo, ha detto il ministro dell’Interno del governo di Haftar. Risultano dispersi anche sette soldati delle truppe mobilitate da Haftar per aiutare la popolazione.
Il primo ministro del governo libico orientale, Osama Hamad, ha dichiarato lo stato di disastro per la città di Derna. In tutta la parte orientale del paese è stato dichiarato uno stato di emergenza, con l’imposizione di un coprifuoco e della chiusura di scuole e negozi. A causa della tempesta quattro grossi porti molto attivi per l’esportazione del petrolio hanno sospeso le proprie attività.
Intanto domenica anche il primo ministro del governo di Tripoli, Abdul Hamid Dbeiba, aveva ordinato alle agenzie statali di «gestire immediatamente» l’emergenza e martedì il ministro della Sanità del suo governo ha inviato un aereo di personale sanitario e forniture mediche a Bengasi, controllata dal governo rivale. L’ONU ha fatto sapere che sta seguendo con attenzione la situazione e che avrebbe assistito la popolazione sia a livello locale che a livello nazionale. Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno offerto l’invio di aiuti umanitari e personale di assistenza in Libia. In tutto il paese sono stati dichiarati tre giorni di lutto.
Lunedì sera la tempesta ha proseguito il proprio percorso verso il nord-ovest dell’Egitto, dove il servizio meteorologico nazionale aveva avvertito della possibilità di forti piogge e maltempo.
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