La Corte Suprema israeliana ha iniziato a esaminare la riforma della giustizia
Ci vorranno settimane o mesi per arrivare a un verdetto, in una delle decisioni più rilevanti e delicate nella storia del paese
Martedì alle 9 di mattina ora locale (le 8 italiane) a Gerusalemme la Corte suprema israeliana ha iniziato a esaminare un pezzo importante della riforma della giustizia approvata a luglio dal governo conservatore di Benjamin Netanyahu, che nei mesi scorsi aveva innescato proteste estesissime in varie parti della società israeliana.
La Corte Suprema esaminerà otto ricorsi avanzati da una serie di associazioni della società civile che si oppongono alla riforma. Al centro della questione c’è il concetto legale di “irragionevolezza”. Fino a luglio la Corte Suprema aveva la possibilità di intervenire sui provvedimenti approvati dal governo e abolirli se li riteneva in qualche modo “irragionevoli”. Il pezzo della riforma approvato a luglio elimina questa possibilità, che i partiti di destra criticavano da tempo ritenendola troppo ampia. Gli otto ricorsi hanno l’obiettivo di ripristinarla.
La Corte Suprema dovrà insomma esprimere un giudizio sui propri poteri, un tema delicato ed estremamente divisivo in Israele. Gli israeliani laici e progressisti considerano la Corte l’unico vero bilanciamento a eventuali derive autoritarie del governo, dato che il paese non ha una Costituzione. La destra religiosa e nazionalista ritiene invece che le sentenze della Corte siano spesso di natura politica, e vengano decise per ostacolare l’attività del suo governo.
A rendere ancora più eccezionale l’esame della riforma della giustizia si aggiunge il fatto che la stessa riforma introdotta dal governo Netanyahu ha modificato alcuni passaggi delle Leggi Fondamentali, che in Israele sono considerate alla stregua di una Costituzione. Finora la Corte Suprema non ha mai abolito una modifica alle Leggi Fondamentali approvata dal governo: una decisione del genere insomma genererebbe uno scontro istituzionale mai accaduto prima nella storia israeliana.
Per cercare di ridurre eventuali tensioni la Corte sta provando a lavorare con un grado di trasparenza superiore al solito. L’udienza di martedì viene trasmessa in tv e in streaming, ai rappresentanti del governo, del parlamento e del procuratore generale verrà garantita un’ora per esporre i propri argomenti (il parlamento e il governo sostengono la riforma, la procuratrice generale Gali Baharav-Miara è contraria). Ciascuna delle associazioni che hanno presentato i ricorsi avrà fra i 10 e i 25 minuti per illustrarli.
Per la prima volta nella sua storia il collegio giudicante si comporrà di tutti i 15 giudici che fanno parte della Corte Suprema. I lavori saranno gestiti dalla presidente della Corte, la giudice Esther Hayut, che nei mesi scorsi aveva criticato molto duramente la riforma della giustizia proposta dal governo.
Non è chiaro quanto tempo ci metterà la Corte Suprema per esaminare il concetto legale di “irragionevolezza” e le modifiche introdotte dalla riforma. L’udienza di martedì durerà diverse ore, e il Times of Israel avverte che ci vorranno «settimane, forse mesi» per arrivare a una decisione.
Lunedì sera c’è stata una nuova grande manifestazione di protesta contro il governo a Gerusalemme, vicino alla sede della Corte Suprema. Per martedì sono state organizzate imponenti misure di sicurezza per assicurare che l’udienza si svolga regolarmente.
💥Jerusalem, on the eve of the Supreme Court hearing on Netanyahu's elimination of the Reasonableness Clause pic.twitter.com/KyiPuqF56O
— Noga Tarnopolsky נגה טרנופולסקי نوغا ترنوبولسكي💙 (@NTarnopolsky) September 11, 2023
La riforma della giustizia ha diviso in maniera significativa la società israeliana, e anche la decisione della Corte porterà inevitabilmente a ulteriori tensioni. Secondo un sondaggio pubblicato lunedì da un importante istituto di ricerca, il 25 per cento degli israeliani ritiene che la Corte debba abolire la riforma della giustizia, il 23 per cento non ritiene invece che abbia il potere di intervenire sulle Leggi Fondamentali, il 14 per cento pensa che la Corte debba approvare la riforma. Il 29 per cento non ha ancora formulato un giudizio preciso.
La riforma della giustizia di Netanyahu prevede anche l’introduzione di nuove norme per riformare la commissione che nomina i giudici della Corte Suprema e dei tribunali inferiori. Attualmente i giudici sono selezionati da una commissione di nove membri di cui soltanto quattro, cioè la minoranza, sono scelti dal governo. La riforma porterebbe a 11 i membri della commissione che seleziona i nuovi giudici, e a otto i membri di nomina politica: in questo modo, il governo avrebbe sostanzialmente il controllo delle nomine dei giudici.
Questa seconda parte della riforma della giustizia è ancora lontana dall’essere discussa dal parlamento, ma da qualche settimana è al centro di un negoziato fra maggioranza e opposizione, mediato dal presidente israeliano Isaac Herzog.