L’Occidente ha concesso troppo al G20?
La dichiarazione finale non contiene alcuna condanna della guerra in Ucraina e ha provocato discussioni e polemiche: ci sono delle ragioni
Da un paio di giorni la dichiarazione finale del G20 che si è tenuto nel fine settimana a Nuova Delhi, in India, sta provocando discussioni e polemiche: è stata firmata da tutti i paesi che hanno partecipato all’incontro, sia quelli occidentali sia Russia e Cina, tra gli altri, e questo è un grosso risultato soprattutto per Narendra Modi, il primo ministro indiano che sperava che il G20 in India potesse diventare un momento importante di diplomazia internazionale. Ma questa concordia apparente è stata ottenuta al prezzo di grosse omissioni: nella dichiarazione finale non è presente una condanna esplicita della guerra in Ucraina e non è presente nemmeno una menzione del fatto che la guerra sia cominciata a causa dell’invasione della Russia.
Per questo da alcuni giorni si parla del fatto che i governi occidentali avrebbero fatto troppe concessioni sulla questione, e che su pressione degli altri paesi abbiano acconsentito a ridurre eccessivamente le parole di sostegno all’Ucraina. Ci sono alcune ragioni che giustificano questa concessione: tra le altre, la necessità di preservare la centralità del G20 davanti alla concorrenza di altri eventi alternativi, come la riunione dei paesi emergenti BRICS, e poi la volontà di offrire una vittoria diplomatica al primo ministro Modi, che viene visto dall’Occidente come un importante alleato.
Le parole sull’Ucraina nella dichiarazione di Nuova Delhi sono state considerate da molti un notevole passo indietro anche rispetto alla dichiarazione del G20 precedente, quella di Bali in Indonesia (che comunque era già stata criticata per essere piuttosto morbida). Un anno fa la dichiarazione conteneva una condanna dell’«aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina» e chiedeva un completo ritiro russo dal territorio ucraino (Russia e Cina si opposero a queste frasi). La dichiarazione di Nuova Delhi non contiene nessuno di questi riferimenti e parla soltanto in maniera generica della necessità di preservare «l’integrità territoriale» e di raggiungere una «pace giusta» in Ucraina.
Per questo, la dichiarazione è stata accolta in maniera piuttosto festante da Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo, che ha detto che il testo di Nuova Delhi «riflette pienamente la nostra posizione». «A dire il vero, non ce l’aspettavamo», ha aggiunto.
I leader occidentali hanno provato a difendere il compromesso: parlando con il Financial Times la segretaria al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen ha detto che la dichiarazione è «molto forte nei fatti», mentre il primo ministro canadese Justin Trudeau ha detto che «se fosse stato per gli altri leader, [la dichiarazione] sarebbe stata molto più debole». Altri hanno tentato di sminuire la questione: «Siamo seri, il G20 non è un forum di discussione politica. Non è il posto dove si vedono grossi sviluppi, vista la situazione sul campo», ha detto il presidente francese Emmanuel Macron.
Questo “cedimento” dei paesi occidentali sull’Ucraina è stato interpretato principalmente in due modi. Anzitutto, come una reazione necessaria al fatto che molti paesi del G20 non fossero più pronti come l’anno scorso a compromettere le proprie relazioni con la Russia (soprattutto con la Cina, che sostiene la Russia nella guerra) in nome dell’Ucraina. In questo senso per i paesi occidentali, che sono i principali promotori del G20, è stato necessario accettare grossi compromessi per mantenere la centralità di questo evento ed evitare che alcuni stati cominciassero a cercare nuove forme di aggregazione e di diplomazia.
Attualmente il G20 è il consesso internazionale di più alto profilo del mondo, che riunisce i leader di 19 tra i paesi più sviluppati e l’Unione Europea. Come ha detto Macron, non è un evento dove si ottengono grossi risultati politici, ma è comunque un momento di diplomazia importante. Da tempo però alcuni paesi, soprattutto la Cina, stanno cercando di creare eventi alternativi, in cui l’importanza e la presenza dell’Occidente siano ridimensionati: tra questi l’incontro dei BRICS.
In questo contesto di sempre maggiore concorrenza con la Cina, l’Occidente vede nell’India un potenziale e fondamentale alleato. E qui viene la seconda ragione delle concessioni fatte al G20. Narendra Modi ha voluto rendere il G20 un evento di grossa importanza simbolica per il suo paese, e ha cercato di presentarlo come la dimostrazione che l’India è diventata una grossa potenza diplomatica. Se, come si è rischiato fino a pochi giorni prima dell’evento, il G20 di Nuova Delhi fosse stato l’unica edizione a non avere una dichiarazione finale, per Modi sarebbe stata una grossa umiliazione. I paesi dell’Occidente hanno preferito evitarla, a costo di grosse concessioni.