La comunità hippy della Valle della Luna in Sardegna è stata sgomberata
Decine di persone vivevano in grotte naturali o strutture di fortuna, ma secondo alcuni residenti deturpavano il paesaggio
Questa settimana le forze dell’ordine hanno sgomberato l’area nota come “Valle della Luna”, in Sardegna, dove fin dagli anni Sessanta si era stabilita una comunità hippy. La zona si trova nel comune di Santa Teresa di Gallura, in provincia di Sassari e nella parte settentrionale dell’isola, vicino alla Corsica. L’operazione è iniziata nella mattinata di martedì e ha coinvolto la Polizia, i Carabinieri e la guardia forestale: circa 30 persone sono state allontanate e sanzionate con una multa da 300 euro per campeggio abusivo.
La comunità infatti risiedeva stabilmente nella Valle senza permessi: d'inverno erano poche decine di persone, che però diventavano molte di più durante l'estate. Vivevano in grotte naturali o in piccole tende e strutture improvvisate sulla spiaggia, senza elettricità né acqua corrente. Era diventato nel tempo un punto di riferimento per appassionati di stili di vita alternativi, di cultura new age o per semplici curiosi, che venivano accolti dai membri fissi della comunità.
Secondo alcuni gruppi di residenti e associazioni ambientaliste l'insediamento danneggiava però il paesaggio e produceva molti rifiuti che non venivano smaltiti correttamente, creando quindi problemi igienici ed ecologici. Tra l'altro, la zona in cui risiedeva la comunità fa parte dell'Area marina protetta Capo Testa e Punta Falcone, e sono quindi in vigore alcuni vincoli specifici per la tutela del territorio. Durante l'operazione sono stati raccolti vari sacchi di spazzatura e con un elicottero è stato rimosso il cosiddetto “totem”, una sorta di scultura in legno che era diventata un simbolo della comunità hippy della zona.
L'ordinanza per lo sgombero è stata firmata dalla sindaca di Santa Teresa di Gallura, Nadia Matta, eletta nel 2020 con una lista civica. «Non è stata una decisione a cuor leggero, ho pensato a lungo a chi dimorava a Cala Grande per scelta o perché la vita non ha donato altro, ma ho dovuto far prevalere il senso di responsabilità e la fermezza che deve avere chi governa un territorio per garantire il rispetto dell'ambiente e la sicurezza», ha detto all'Ansa. In passato ci sono state altre operazioni simili, ma con scarso successo.
Un membro della comunità intervistato dall'Ansa ha detto che lo sgombero è stato «un duro colpo» che comunque «non risolve il problema, ma semplicemente lo sposta»: alle persone allontanate infatti non è stata offerta una sistemazione alternativa, e non è chiaro dove alloggeranno. «Ci sono persone che vivevano qui da sempre, e non hanno nessuno altro posto dove andare: queste persone dove le metti adesso?», si è chiesto l'occupante.
In seguito allo sgombero la zona dovrebbe essere data in gestione a una cooperativa. Secondo alcuni giornali locali potrebbe essere introdotto un biglietto di ingresso per i visitatori, ma al momento non ci sono conferme ufficiali.