A Berlino vogliono costruire un’autostrada demolendo molti club di techno
Al progetto, risalente al 1999, si oppongono sia gli ambientalisti sia i frequentatori di locali celebri come Renate e Club OST
Nelle ultime settimane a Berlino si è ricominciato a parlare dell’estensione della Bundesautobahn 100 o A100, un’autostrada federale costruita negli anni Sessanta del secolo scorso dall’amministrazione di Berlino Ovest. All’epoca l’A100 era stata progettata come un grosso raccordo semi-anulare interno, con la speranza di creare un raccordo anulare completo con l’eventuale riunificazione della città. Nei decenni seguenti divenne una delle strade più trafficate della Germania.
Nel 1999, un decennio dopo la caduta del Muro di Berlino, l’amministrazione cittadina cominciò a pianificare un’estensione di circa 7,3 chilometri all’interno di un progetto di rivitalizzazione dell’area che un tempo faceva parte di Berlino est: il progetto fu infine approvato nel 2016 dal governo di Angela Merkel, e dovrebbe cominciare a essere realizzato nel 2027. Per fare spazio a quella che sarà un’autostrada enorme, a sei corsie, è però necessario radere al suolo 300 giardini, alcuni edifici che ospitano circa un centinaio di persone, e una ventina dei club di musica techno più conosciuti e frequentati della città, notoriamente la capitale europea per questo genere di locali. Tra questi ci sono il Club OST, ://about blank, Renate, Else, Oxi e Void.
Per questo motivo, ai gruppi che protestano contro l’ampliamento dell’A100 per ragioni ambientali si sono aggiunti anche moltissimi manifestanti che temono la scomparsa di spazi che negli ultimi vent’anni sono diventati una parte integrante della cultura di Berlino. Il 2 settembre tra i quartieri di Treptower Park e Ostkreuz, vicino alla zona che verrebbe attraversata dalla nuova autostrada, circa settemila persone si sono riunite per una “protesta-rave” che ha bloccato le strade per buona parte della giornata, con l’intenzione di sensibilizzare la comunità locale sui possibili danni all’ambiente e alla vita culturale della città legati al progetto.
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Lutz Leichsenring, portavoce della Clubcommission Berlin, un’organizzazione che lavora per la conservazione, lo sviluppo e il futuro della scena dei club berlinesi, ha detto che l’estensione della A100 rappresenterebbe una «minaccia esistenziale al paesaggio culturale unico di Berlino» che si è formato nei decenni successivi alla caduta del Muro. Buona parte dei club berlinesi più famosi si trova infatti all’interno di enormi edifici lasciati vuoti dal processo di deindustrializzazione che ha interessato la città nella seconda metà del secolo scorso. «Questo sviluppo storico ha creato ciò che il governo spesso cita come la caratteristica distintiva di Berlino: il fatto che sia una città vivace, creativa e colorata», dice Leichsenring. Chiudere così tanti club tutti insieme, a suo parere, infliggerebbe un grosso colpo all’attrattività di Berlino, oltre a ridurre gli spazi di cultura e espressione personale rappresentati dai club.
Il fatto che ci siano così tanti club nell’area in cui si andrà a costruire la A100 non è un caso: nella zona si è edificato molto poco negli ultimi decenni proprio perché si sapeva che un giorno avrebbe potuto essere destinata al prolungamento dell’A100. Dal 1999 a oggi, però, per molti cittadini berlinesi le priorità politiche sono cambiate, e ora molte persone non condividono l’idea che venga data la priorità a un’autostrada, ritenendo invece che la crisi climatica richieda piuttosto di investire su trasporti pubblici e mobilità sostenibile.
Gruppi ambientalisti come Fridays For Future sottolineano che il nuovo tratto di autostrada, che secondo il governo dovrebbe alleggerire il traffico nel centro città spostandolo verso la periferia, non farà che aumentare l’inquinamento acustico e dell’aria, dato che vari studi indicano che un aumento delle autostrade porta statisticamente all’aumento delle automobili in circolazione.
«Siamo di fronte a una massiccia crisi immobiliare e a una crisi climatica, oltre all’inflazione, alla crisi energetica e a tanti altri progetti edilizi che sono molto più urgenti», dice Emiko Gejic, membro del consiglio della Clubcommission. Secondo A100 Stoppen, un comitato che si oppone da anni all’ampliamento dell’autostrada, la città potrebbe piuttosto usare quei terreni per costruire alloggi che potrebbero ospitare fino a 22mila persone.
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Sono molto criticati anche i costi del progetto: si prevede che la “fase 17” dell’estensione, quella che prevederebbe l’abbattimento dei club, costerà almeno un miliardo di euro. Quella precedente, attualmente in corso, ne sta costando 700 milioni. La richiesta dei manifestanti è che quei soldi vengano investiti per migliorare il sistema di trasporto pubblico berlinese, un po’ attempato, la rete di piste ciclabili e le aree pedonali.
Da parte propria, l’attuale coalizione governativa socialdemocratica guidata da Olaf Scholz si è impegnata a portare avanti il progetto, nonostante in passato abbia promesso di rimettere in discussione la necessità di costruire alcune grandi infrastrutture per via del loro pesante impatto ambientale. Ad agosto il ministero dei Trasporti tedesco ha fatto sapere che continua a sostenere il progetto perché l’ampliamento del sistema autostradale è «necessario per poter gestire e soddisfare i crescenti flussi di traffico». L’attuale sindaco conservatore di Berlino Kai Wegner, eletto a febbraio, è un forte promotore del progetto.
«La protesta rientra in una feroce battaglia ideologica sul ruolo delle auto a Berlino», spiega la BBC. «I politici conservatori, liberali e di estrema destra vogliono strade migliori e più diritti per gli automobilisti. I verdi e la sinistra sostengono che ciò mini gli obiettivi relativi al cambiamento climatico e che Berlino non sia al passo con le altre città occidentali, che stanno cercando di limitare e non incoraggiare l’uso dell’auto».
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