Il presidente brasiliano Lula si è alleato con alcuni partiti di destra
Per riuscire ad avere una maggioranza al Congresso: ora il suo governo è sostenuto da 11 partiti, molto diversi e molto litigiosi
Dopo due mesi di lunghe trattative, in Brasile c’è stato un rimpasto di governo: il presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva ha nominato come nuovi ministri due politici che appartengono a un partito di destra e a un partito di centro destra e che fanno parte del cosiddetto Centrão, il “grande centro”, che riunisce una serie di formazioni che hanno sostenuto tutti i presidenti brasiliani degli ultimi decenni in cambio di influenze e ruoli. Attualmente i deputati di questo grande centro, molti dei quali sono espliciti sostenitori dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, controllano più di un terzo della Camera dei deputati.
La decisione di Lula è stata presa perché, di fatto, il presidente non aveva altra scelta avendo solo una maggioranza relativa alla Camera. Come ha spiegato il politologo Claudio Couto, Lula «aveva assolutamente bisogno di allargare la propria base per garantirsi la governabilità e per avere un minimo di appoggio in parlamento».
Per settimane, e per non finire nuovamente in minoranza, Lula ha dovuto negoziare con fatica, e faccia a faccia, con Arthur Lira, presidente della Camera e figura di peso nel “grande centro”. In cambio del suo sostegno, Lira aveva chiesto a Lula il ministero della Sanità o quello dello Sviluppo sociale che sono, tra l’altro, responsabili della Bolsa familia, un famoso programma di welfare che fornisce aiuti finanziari alle famiglie brasiliane in stato di povertà. Il programma è stato istituito dal Partito dei Lavoratori di Lula ed è stato anche durante il primo periodo da presidente, dal 2003 al 2011, il punto centrale della sua politica sociale. Alla fine, Lula ha ceduto consegnando però ai partiti del grande centro due ministeri meno importanti.
Nel governo brasiliano sono entrati Silvio Costa Filho al ministero dei Porti e degli Aeroporti e André Fufuca (detto “Fufuquinha”), che ha 34 anni, al ministero dello Sport. I due hanno in comune il fatto di essere deputati del Nordeste, una delle regioni in cui è suddiviso il paese, ma soprattutto il fatto di appartenere a partiti che, tradizionalmente, rappresentano l’establishment brasiliano: Costa Filho è dei Repubblicani, partito di destra, e Fufuca è dei Progressisti (PP), di centrodestra e di orientamento conservatore. Il ministero dei Porti e degli Aeroporti era prima affidato al socialista Marcio França per il quale è stato creato il nuovo ministero delle Micro e Piccole imprese. Dal ministero dello Sport è stata invece allontanata l’ex campionessa di pallavolo Ana Moser. Entrambe le scelte sono state molto criticate dai partiti che sostengono Lula.
Il governo brasiliano ha comunque ora trentotto ministri provenienti da undici partiti politici, meno di un quarto sono donne.
Con questo rimpasto, sulla carta il presidente Lula ha ora i numeri necessari per portare avanti il proprio programma, tra cui un’ambiziosa riforma fiscale. Con l’appoggio del PP e dei Repubblicani, la maggioranza conta oggi 374 deputati sui 513 che compongono la Camera e 60 senatori su 81.
I giornali brasiliani, e non solo, temono però che il rimpasto non darà a Lula alcuna garanzia di una maggioranza stabile. Si tratta, innanzitutto, di un esecutivo molto eterogeneo, che va dall’estrema sinistra alla destra conservatrice: i numeri non si tradurranno dunque necessariamente in vittorie al Congresso. Gran parte dei membri del PP e dei Repubblicani sono poi ostili a Lula e sono espliciti sostenitori di Jair Bolsonaro, benché a giugno l’ex presidente sia stato ritenuto responsabile di abuso di potere e diffusione di informazioni false dalla Corte suprema elettorale del paese: le due violazioni lo rendono ineleggibile per otto anni, quindi anche per le prossime elezioni presidenziali, previste per il 2026.
I Repubblicani, subito dopo la nomina di uno dei loro al ministero dei Porti e degli Aeroporti, hanno pubblicato una nota firmata dalla dirigenza nazionale del partito in cui dicono che non faranno parte del governo e che continueranno a muoversi in modo indipendente. Nella nota si dice anche che il nuovo ministro Silvio Costa Filho dovrà dimettersi dai ruoli che ha dentro il partito (è presidente dei Repubblicani nella regione di Pernambuco e è primo tesoriere nazionale). Sebbene la maggior parte dei Repubblicani della Camera non si sia opposta a un dialogo con il governo, del partito fanno parte bolsonaristi che hanno anche importanti incarichi, come il governatore di San Paolo, Tarcísio de Freitas.
Anche il PP ha fatto capire che intende restare indipendente. Il nuovo ministro Fufuca è stato sostituito come capogruppo alla Camera da un deputato che ha sostenuto l’ex presidente Jair Bolsonaro e Lira, il presidente della Camera che fa parte del PP, non si è presentato alla parata militare di Brasilia del 7 settembre per festeggiare il Giorno dell’Indipendenza. Anche Lula non ha comunque dissimulato il proprio disagio nei confronti dei nuovi ministri entrati nel suo governo, non facendo con loro le foto di rito in occasione della nomina e affidando invece il compito a un membro del suo partito.
Infine c’è il Partito Socialista Brasiliano (PSB) che si sente screditato dalla sostituzione del loro esponente al ministero dei Porti e degli Aeroporti e i cui membri dicono di non essere stati né consultati né informati da Lula. I socialisti fanno parte del governo Lula fin dall’inizio, hanno 15 deputati e si riuniranno martedì 12 settembre per discutere la loro posizione nelle votazioni della Camera: alcuni hanno già minacciato di votare in modo indipendente e di non seguire le indicazioni del governo.
Per tentare di unire il proprio campo, Lula ha scommesso innanzitutto sulla ripresa dell’economia brasiliana. È prevista una crescita del PIL del 2,5 per cento nel 2023, il tasso di disoccupazione è al 7,9 per cento (il più basso dal 2014) e l’inflazione è sotto controllo: «La vita sta migliorando per tutti!», ha detto Lula giovedì 7 settembre nel suo discorso alla nazione per il Giorno dell’Indipendenza.
Resta comunque difficile pensare che nel corso del suo mandato non ci saranno altri cambiamenti: «Offrendo per il momento solo sport e aeroporti al Centrão, Lula ha mantenuto dei margini in caso di nuove trattative», dice il politologo Claudio Couto che ritiene anche che la maggioranza del presidente possa durare solo per qualche mese.