La Sicilia vuole provarci davvero a costruire due termovalorizzatori
Se ne parla da anni e non è ancora stato deciso nulla, ma la regione ha chiesto al governo poteri speciali per accelerare i tempi
Martedì il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha incontrato a Roma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, per discutere della costruzione di due termovalorizzatori nella regione, ossia impianti che bruciano i rifiuti producendo energia. Al momento non è ancora stato deciso nulla di definitivo, ma secondo Schifani il governo dovrebbe approvare a breve delle norme specifiche per accelerare i tempi, sul modello di quanto fatto a Roma con il sindaco Roberto Gualtieri.
In Sicilia si parla da anni della necessità di costruire uno o più termovalorizzatori, in modo da risolvere almeno parzialmente il problema dello smaltimento dei rifiuti. Nel 2021 l’allora presidente Nello Musumeci, oggi ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, pubblicò un bando esplorativo per la “progettazione, costruzione e successiva gestione” di alcuni termovalorizzatori. Si presentarono sette società, e nell’aprile del 2022 ne vennero selezionate due. Il progetto iniziale prevedeva la costruzione di due impianti: uno a Gela da circa 650 milioni di euro, e uno a Catania da 400 milioni di euro. Inizialmente i progetti avrebbero dovuto essere finanziati con il modello del project financing, ossia con i fondi delle aziende che avrebbero costruito gli impianti e che poi avrebbero potuto guadagnare dalla loro gestione.
Il progetto è stato portato avanti anche dal successore di Musumeci, Schifani appunto, entrato in carica in seguito alle elezioni regionali del settembre del 2022: «La scelta strategica di realizzare i termovalorizzatori è ineluttabile per permettere alla Sicilia di risolvere il problema rifiuti in via definitiva. Bisogna lavorare con velocità su questo fronte», aveva detto poche settimane dopo l’insediamento.
I bandi pubblicati da Musumeci erano però esplorativi: le aziende potevano mostrare interesse verso l’opera, ma non è mai stata avviata una vera e propria gara d’appalto per assegnare i lavori, e quindi i costi e le località selezionate potrebbero cambiare. Negli ultimi mesi infatti si è parlato di costruire un impianto nella parte occidentale dell’isola, potenzialmente a Palermo (e quindi non a Gela come inizialmente previsto), e uno in quella orientale, a Catania, in modo da gestire meglio la distribuzione dei rifiuti. Inoltre, sembra che Schifani voglia utilizzare fondi pubblici per costruire gli impianti, abbandonando quindi il project financing previsto da Musumeci.
La situazione si è complicata ulteriormente questa estate, in seguito ai numerosi incendi che hanno bruciato molte aree del Sud Italia e in particolare della Sicilia. A fine luglio un incendio è divampato anche nella discarica comunale di Bellolampo, a ovest di Palermo, con grosse conseguenze sulla qualità dell’aria: l’ARPA, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, aveva rilevato nella zona della discarica livelli di diossina (un gruppo di sostanze tossiche e cancerogene prodotte in alcuni processi di combustione) pari a nove volte il valore medio solitamente presente nei centri urbani, e il sindaco Roberto Lagalla aveva imposto alcuni obblighi e divieti per evitare il rischio di contaminazioni.
A parte il convinto sostegno di Schifani per la costruzione di uno o più termovalorizatori, ripetuto in molte occasioni nel corso degli ultimi mesi, al momento non ci sono certezze sui progetti dato che costi, finanziamenti, tempistiche e località rimangono ancora da decidere. La giunta regionale ha detto di aver commissionato diversi studi sui «flussi di rifiuti» nella regione, i cui risultati dovrebbe arrivare nei prossimi mesi. A margine dell’incontro con il ministro Pichetto Fratin di martedì, inoltre, Schifani ha detto che il governo dovrebbe attribuire ai sindaci o alla regione “poteri commissariali” per accelerare le procedure. L’obiettivo è quello di pubblicare i bandi entro la fine dell’anno e mettere in funzione i termovalorizzatori prima della fine della legislatura, nel 2027.
In Sicilia il processo di gestione e smaltimento dei rifiuti è da tempo in difficoltà. Secondo l’ultimo rapporto sui rifiuti urbani dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), nel 2021 in Sicilia furono prodotte 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui oltre la metà smaltiti in discarica, corrispondenti a 239 chili per abitante: la quantità pro capite più alta d’Italia. La regione è anche l’unica dove la raccolta differenziata è inferiore al 50 per cento, anche se negli ultimi anni ci sono stati miglioramenti.
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