Le inchieste sugli appalti della nuova enorme diga del porto di Genova
Sia la Corte dei Conti che la procura stanno cercando di capire se l'aggiudicazione dei lavori da 1,3 miliardi di euro sia stata corretta
La procura regionale della Corte dei Conti della Liguria ha avviato due inchieste sugli appalti della nuova diga foranea del porto di Genova, l’opera più costosa finanziata anche con i soldi del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza con cui il governo italiano intende spendere i finanziamenti europei del Recovery Fund. Sul progetto sta anche indagando la procura di Genova e all’inizio di agosto l’ANAC, l’autorità anticorruzione, ha contestato alcune procedure seguite per l’appalto.
Le accuse sono diverse: i reati ipotizzati dalla procura sono abuso di ufficio, turbativa d’asta e attentato alla sicurezza della navigazione, mentre secondo la Corte dei Conti potrebbe esserci un danno erariale per il mancato rispetto di alcune norme, cosa che potrebbe far annullare le procedure seguite finora. In sintesi, il sospetto di chi indaga è che l’appalto sia stato predisposto su misura per il consorzio di imprese che poi l’ha vinto, in violazione delle norme sulla concorrenza.
La nuova diga del porto di Genova viene chiamata “foranea” perché consiste nella prima protezione dal mare per le navi che entrano in porto. È un progetto di cui si discute da quasi un decennio, ma il primo atto formale risale al 2018, quando venne approvato il cosiddetto decreto Genova in seguito al crollo del ponte Morandi.
Complessivamente sarà lunga circa 6,2 chilometri. Sarà costruita per far entrare in porto enormi navi portacontainer, le più grandi mai costruite, lunghe oltre 400 metri, larghe 62 e con un carico di oltre 24mila TEU, acronimo di twenty-foot equivalent unit, lo standard minimo di un container. La diga attuale dista 550 metri dalla costa, mentre quella nuova sarà costruita a una distanza di 800 metri per permettere anche alle navi più grandi di ruotare su loro stesse in caso di manovra.
Secondo le stime fatte dall’autorità portuale la diga costerà 1,3 miliardi di euro. La prima fase del cantiere da finire entro il 2026 costerà 950 milioni di euro, di cui 500 milioni stanziati dal fondo complementare del PNRR finanziato con risorse nazionali, 100 milioni di euro dal fondo per le infrastrutture portuali, 264 milioni dalla banca europea degli investimenti (BEI) e i rimanenti 86 milioni di euro dall’autorità portuale e dalle amministrazioni locali.
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L’appalto per la costruzione è stato vinto da un consorzio di imprese guidato dal gruppo Webuild, a cui partecipano anche Fincantieri Infrastructure Opere Marittime, Fincosit e Sidra. Sia l’inchiesta della Corte dei Conti che quella della procura di Genova sono iniziate in seguito a esposti molto dettagliati presentati da Ermete Bogetti, ex procuratore regionale della Corte dei Conti ora in pensione e delegato dell’associazione ambientalista Italia Nostra.
La prima contestazione riguarda l’affidamento della direzione dei lavori alla società Rina Consulting. Per partecipare ad appalti di questo tipo, le aziende partecipanti devono presentare documenti che dimostrino la loro esperienza in questo genere di lavori. In questo caso a Rina Consulting era stata contestata la mancanza di alcuni requisiti formali necessari per partecipare alla gara, e per questo il tribunale amministrativo regionale (TAR) aveva annullato l’appalto. Ma successivamente il Consiglio di Stato lo aveva confermato.
L’altro esposto, molto più corposo, riguarda l’appalto vinto dal consorzio guidato da Webuild. Questo è il filone di cui si sta occupando la procura di Genova, anche sulla base dei rilievi diffusi dall’autorità anticorruzione.
Nella prima gara bandita nel giugno del 2022 le due cordate partecipanti – guidate da Webuild e da Eteria, nata dall’accordo tra i gruppi Gavio e Caltagirone – si ritirarono scoraggiate dall’aumento dei prezzi dei materiali che secondo loro rendeva l’appalto poco conveniente. L’autorità portuale decise quindi di ricorrere a una procedura negoziata che consente di aggiudicare i lavori direttamente, senza un bando di gara. A questa procedura furono invitate Eteria e Webuild e l’appalto fu aggiudicato a quest’ultima nell’ottobre del 2022.
Secondo l’autorità anticorruzione il codice degli appalti non consentiva questa procedura: al contrario, si sarebbe dovuto ricominciare da capo con un nuovo avviso “esplorativo” per ricevere proposte da parte degli operatori sul mercato e in questo modo rispettare le norme sulla concorrenza. Tra le altre cose, l’ANAC ha rilevato che la gara d’appalto iniziale, poi andata deserta con il ritiro dei due consorzi di imprese, era stata proposta sulla base di un prezzario dei materiali non aggiornato. Questa circostanza «potrebbe aver ristretto la concorrenza» per via di una base d’asta troppo bassa, cosa che poi è effettivamente avvenuta.
Nei mesi scorsi il consorzio Eteria ha presentato un ricorso al tribunale amministrativo regionale sostenendo che Webuild non avesse i requisiti per ottenere l’affidamento dei lavori. Webuild avrebbe presentato come credenziali per partecipare alla procedura negoziata la realizzazione del terminal del porto di Singapore, lavori fatti però da un’altra azienda. Il TAR ha dato ragione a Eteria annullando l’assegnazione dei lavori a Webuild, ma le regole approvate per portare avanti velocemente le opere del PNRR hanno consentito a Webuild di mantenere l’appalto.
L’ANAC ha indicato anche un possibile conflitto di interessi dell’ingegner Marco Rettighieri, che nella primavera del 2021 si dimise da responsabile “dell’attuazione del programma straordinario dell’autorità portuale”, cioè da responsabile del progetto della diga, e poco dopo venne nominato presidente di Webuild Italia, carica che ricopre tuttora.
Un’altra contestazione dell’ANAC, su cui sta indagando la procura, riguarda le variazioni contrattuali richieste da Webuild in merito «al rischio connesso alle condizioni geologiche e geotecniche». Il timore del consorzio vincitore riguarda i possibili costi ulteriori dovuti a modifiche dettate da problemi non previsti. «Tali modifiche – chiede Webuild – saranno considerate come varianti», il che vuol dire che dovranno essere pagate a parte e non rientreranno nelle previsioni economiche iniziali.
A questo proposito nell’ultimo anno e mezzo Piero Silva, professore universitario di pianificazione portuale all’università di Grenoble, consulente esterno delle prime fasi progettuali, ha espresso molti dubbi sulla possibilità di realizzare la diga foranea nei tempi previsti. Secondo Silva l’opera avrà costi spropositati, ben superiori alle previsioni: l’ex consulente sostiene che il progetto abbia «un rischio tecnico altissimo, prevedendo la diga su uno spesso strato limoargilloso inconsistente, a profondità dove la consolidazione di tale strato indispensabile è considerata dagli esperti impossibile».
Per Silva il disegno della diga causerà problemi legati alla sicurezza della navigazione perché la rotta di ingresso e uscita delle navi dal porto non è parallela, un difetto che in caso di brutto tempo potrebbe causare un impatto delle navi con la diga stessa. Lo scorso anno Silva si dimise da consulente dopo che i suoi rilievi non vennero presi in considerazione.
Nei suoi esposti l’ex procuratore della Corte dei Conti, Ermete Bogetti, mette in dubbio l’utilità stessa della diga. «Ci sono moltissimi dati sui traffici portuali che indicano un calo negli ultimi cinque anni», afferma. «I porti di Pra e La Spezia, che possono già ospitare le navi container da oltre 24mila TEU, operano al di sotto delle loro capacità. È davvero necessario un ampliamento del porto di Genova?»
La procura regionale della Corte dei Conti ha affidato l’inchiesta al sostituto procuratore Adriano Gribaudo, mentre dell’inchiesta della procura si occuperà il magistrato Walter Cotugno, che si è occupato delle indagini sul crollo del ponte Morandi, insieme al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. La delega per le indagini è stata assegnata al nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza.
Pochi giorni dopo la pubblicazione delle contestazioni dell’ANAC, Paolo Emilio Signorini è stato nominato dal governo presidente dell’azienda energetica Iren. Signorini è il presidente dell’autorità portuale del Mar Ligure Occidentale e commissario per la costruzione della diga, e aveva seguito tutte le fasi dell’appalto. Nelle prossime settimane quindi dovrà essere scelto un altro commissario per portare avanti il progetto.