Il governo vuole rendere più severe le pene per i minorenni

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che rende più semplice la carcerazione dei minori e perseguibili penalmente i genitori di chi abbandona la scuola

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa (ANSA/FABIO FRUSTACI)
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa (ANSA/FABIO FRUSTACI)

Giovedì il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge contenente varie misure per contrastare la criminalità minorile e la cosiddetta povertà educativa. Il testo definitivo non è ancora disponibile, ma il suo contenuto era già stato largamente anticipato dai giornali negli ultimi giorni ed è stato illustrato durante una conferenza stampa dai ministri competenti e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Tra le altre cose è stata abbassata a 14 anni l’età minima necessaria per disporre alcuni provvedimenti, come il Daspo urbano, e sono state aggiunte o aumentate le pene per i genitori di ragazzi che non rispettano le regole. È stata inoltre abbassata la soglia dalla quale sarà possibile utilizzare la custodia cautelare: si potrà ordinare il carcere preventivo per reati che prevedono pene di almeno 6 anni (in precedenza era di 9). Il testo prevede anche la possibilità da parte del questore di vietare ai minori l’uso dei cellulari per determinati periodi di tempo. Come tutti i decreti-legge, il testo entra immediatamente in vigore ma dovrà essere discusso e convertito in legge dal parlamento entro i prossimi 60 giorni.

Il decreto-legge introduce la possibilità per i questori di rivolgere l’“avviso orale” ai ragazzi e le ragazze di almeno 12 anni (invece dei 14 anni richiesti dalle norme attuali) se questi sono ritenuti pericolosi e coinvolti in episodi come risse, percosse o minacce, anche senza una denuncia. L’avviso orale è una sorta di ammonimento con cui il questore avvisa una persona ritenuta pericolosa dell’esistenza di indizi a suo carico, e la invita quindi a mantenere una condotta conforme alla legge. Viene inoltre abbassata da 18 a 14 anni anche l’età minima per ordinare il Daspo urbano, il provvedimento con cui i questori possono ordinare a una persona considerata pericolosa per la sicurezza pubblica di allontanarsi da un determinato territorio. Nel decreto-legge si introduce inoltre un aumento delle sanzioni per il porto d’armi e per lo spaccio di droga, anche di lieve entità: sarà possibile l’arresto in flagranza di reato per i minori.

Una delle norme più discusse riguarda l’uso dei cellulari: secondo il decreto-legge, i questori potranno vietare ai ragazzi che ricevono l’avviso orale e sono condannati per alcuni reati, tra cui quelli contro la persona o legati alle armi e agli stupefacenti, di usare il telefono o altre piattaforme e servizi online per un periodo di tempo definito. Secondo molti però la misura sarà difficilmente applicabile e in ogni caso avrà un impatto molto limitato sulle cause della criminalità giovanile. Anche il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, di Forza Italia, ha detto che il divieto all’uso del cellulare «non risolve» i problemi, perché i ragazzi potrebbero facilmente «farselo prestare dal fratello, o trovano il modo di usarlo».

Il decreto aumenta le pene anche per i genitori: quelli dei ragazzi o delle ragazze minorenni che ricevono l’avviso orale possono ricevere una sanzione da 200 a mille euro, a meno che non provino di non aver potuto impedire la mala condotta. Il testo aggiunge anche un articolo al codice penale, secondo cui i genitori dei ragazzi che non rispettano l’obbligo scolastico (e quindi lasciano la scuola prima dei 16 anni) possono essere puniti con il carcere, fino a due anni. È una modifica notevole, dato che le norme attualmente in vigore prevedono al massimo una multa da 30 euro per i genitori.

Infine, nel decreto-legge è presente anche qualche misura rieducativa. In alcuni casi il giudice potrà decidere di chiudere un processo a carico di una persona minorenne (con la cosiddetta “definizione anticipata”) a patto che questa acceda a un percorso di reinserimento e svolga lavori di pubblica utilità.

Negli ultimi giorni si era parlato anche di ridurre l’età minima per l’imputabilità – ossia il momento in cui un cittadino diventa penalmente perseguibile – dagli attuali 14 anni a 12 anni. La misura era stata sostenuta soprattutto da Matteo Salvini, leader della Lega e ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, secondo cui «il quattordicenne che gira con un coltello o con una pistola è capace di intendere e volere» e quindi «se sbaglia, se uccide, se rapina, se spaccia deve pagare come un cinquantenne». Non si tratta comunque di un’idea nuova per la Lega: nel 2019 il deputato Gianluca Cantalamessa presentò una proposta di legge per abbassare l’età minima per l’imputabilità a 12 anni, che però non fu mai discussa.

Questa modifica comunque non è stata compresa nel decreto legge: durante la conferenza stampa organizzata dopo il Consiglio dei ministri il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito questa ipotesi «contraria alla razionalità, all’etica e anche all’utilità».

Alcune norme previste nel decreto-legge sono state contestate da magistrati ed esperti. La Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, ha detto per esempio che «gli inasprimenti delle pene e l’abbassamento dell’età imputabile non sono misure idonee o utili per arginare il fenomeno» della criminalità tra i giovani. Bisognerebbe, invece, «agire sul contesto educativo» per fare in modo che i ragazzi diventino più consapevoli riguardo alla loro condotta e all’impatto che questa può avere sulla comunità.

Nelle ultime settimane ci sono stati vari casi di cronaca che hanno coinvolto persone giovani o giovanissime, e che hanno quindi contribuito a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su questi problemi. Un esempio è il caso di Caivano, il comune vicino a Napoli dove nelle ultime settimane sono emerse notizie e testimonianze di un caso di stupro ai danni di due ragazzine di 10 e 12 anni avvenuto lo scorso luglio, per il quale sono stati accusati alcuni adolescenti. Inoltre, a fine agosto una ragazza di 19 anni aveva denunciato di essere stata stuprata da un gruppo di cinque ragazzi tra i 18 e i 22 anni, a Palermo. Con le nuove norme il governo vorrebbe anche intervenire contro le “baby gang”, un termine piuttosto vago che fa riferimento a gruppi di ragazzi e ragazze molto giovani che si dedicano ad attività illecite, violente o legate al traffico di droga.

– Leggi anche: Che cosa si intende quando si parla di “baby gang”

Dal suo insediamento nell’ottobre del 2022, il governo Meloni ha approvato vari decreti-legge per istituire nuovi reati o aumentare pene già esistenti, come il decreto “Cutro”, relativo all’immigrazione, o quello sui “raduni pericolosi” (i cosiddetti “rave party”). Anche la proposta di legge che vorrebbe rendere la gestazione per altri un “reato universale”, e quindi perseguibile anche se commesso all’estero, va nella stessa direzione.