Gli oltre 400 operai della Safilo di Longarone verranno infine ricollocati
Dopo mesi di scioperi e negoziazioni, l'azienda di occhiali attiva nel bellunese ha trovato un accordo con due società del settore
Dopo mesi di trattative, martedì la multinazionale italiana degli occhiali Safilo ha annunciato che i 456 lavoratori dello stabilimento di Longarone, in provincia di Belluno e prossimo alla chiusura, verranno ricollocati presso due società del settore: l’italiana Innovatek, di proprietà dell’imprenditore Carlo Fulchir, e la francese Thélios, controllata dal gruppo francese del lusso LVMH. In particolare, i 250 dipendenti dell’impianto “Longarone 1” saranno assunti da Thélios, mentre i 206 addetti del “Longarone 2” saranno assunti da Innovatek. Il passaggio dovrebbe concludersi entro il 2025 e i lavoratori, che oggi sono in cassa integrazione, dovrebbero mantenere all’incirca lo stesso stipendio.
Le trattative tra Safilo, Innovatek e Thélios erano in corso da mesi, con il coinvolgimento anche della Regione Veneto, dei sindacati di categoria e dei rappresentanti dei dipendenti. Il 1° settembre si è tenuto un referendum in cui i lavoratori hanno potuto esprimere il proprio parere sull’accordo: su 318 votanti i favorevoli sono stati 265, con 22 voti contrari, 8 schede nulle e 23 schede bianche.
«Avevamo la consapevolezza che, trattandosi di un ottimo accordo, i lavoratori e le lavoratrici avrebbero espresso il parere favorevole con una maggioranza importante», ha detto il segretario generale della Femca di Belluno (Federazione Energia, Moda, Chimica e Affini, un’associazione sindacale che aderisce alla Cisl), Gianni Boato. Al contrario, la Federazione Chimica, Tessile, Energia e Manifatture (Filctem) della Cgil non ha firmato l’accordo, sostenendo che le attività dei due stabilimenti Safilo di Longarone avrebbero dovuto essere cedute «in blocco», quindi allo stesso acquirente, ed esprimendo dubbi riguardo alle garanzie offerte da Innovatek. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, si è detto soddisfatto dell’accordo, anche se secondo lui l’uscita di Safilo dal territorio lascia «un po’ di nostalgia».
Safilo è una delle principali aziende italiane attive nella manifattura degli occhiali, insieme a Luxottica, Marcolin e De Rigo. Proprio nella provincia di Belluno, inoltre, si produce l’80 per cento degli occhiali italiani, di cui il 90 per cento viene esportato. Il settore è in forte crescita: nel 2022 il fatturato complessivo raggiunse i 5,2 miliardi di euro, un aumento del 24 per cento rispetto all’anno precedente. Le aziende manifatturiere sono quindi in buona salute, ma la delocalizzazione della produzione sta portando alla chiusura di molti stabilimenti italiani.
Già nel 2019 Safilo aveva chiuso lo stabilimento di Martignacco, in provincia di Udine (acquisito poi da una società legata ai figli di Carlo Fulchir, il proprietario di Innovatek), e dimezzato il personale per quello di Longarone, licenziando complessivamente 700 persone. Lo scorso gennaio Safilo aveva annunciato l’intenzione di chiudere anche i siti produttivi di Longarone a causa di una “persistente sovracapacità produttiva”: secondo l’azienda, gli stabilimenti producevano pochi occhiali rispetto agli operai impegnati e ai macchinari di cui disponevano. La notizia aveva provocato una serie di scioperi da parte dei dipendenti rimasti e l’avvio di negoziazioni con i sindacati e con la Regione, concluse a inizio settembre con l’accordo con Thélios e Innovatek.
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