L’Italia si sta preparando a uscire dalla “Via della Seta”?

Il ministro degli Esteri Tajani è in Cina per negoziare un modo di uscire dal progetto senza fare arrabbiare troppo il governo cinese

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante un incontro con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante un incontro con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
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Da domenica il ministro degli Esteri Antonio Tajani è in visita ufficiale in Cina, dove lunedì ha incontrato il suo omologo Wang Yi per discutere tra le altre cose del futuro dell’adesione italiana alla Belt and Road Initiative (anche chiamata “Nuova Via della Seta”), ovvero il grande progetto economico e politico promosso dalla Cina che prevede investimenti su infrastrutture in tutto il mondo.

Da tempo si parla di una possibile uscita dell’Italia dall’accordo, e la visita di Tajani in Cina sembra essere stata un primo passaggio in vista di una decisione ufficiale, che potrebbe arrivare entro la fine dell’anno: nel corso della visita Tajani ha usato parole piuttosto caute sul tema, facendo intendere però che sull’uscita dall’accordo sono in corso negoziati tra i due paesi.

Nei giorni scorsi, dopo essere arrivato in Cina, Tajani aveva parlato piuttosto negativamente dell’accordo, dicendo ad alcuni giornalisti che «non abbiamo ottenuto grandi risultati con la Via della Seta, ma questo poco importa; noi siamo intenzionati ad andare avanti con il rafforzamento delle relazioni commerciali». La risposta cinese è arrivata lunedì nel corso dell’incontro di Tajani con Wang Yi, con quest’ultimo che invece ha lodato i risultati raggiunti grazie all’accordo: «La cooperazione nell’ambito della nuova Via della Seta è stata ricca di risultati: negli ultimi 5 anni l’interscambio commerciale tra i due paesi è cresciuto da 50 a 80 miliardi di dollari».

A margine dell’incontro, Tajani non ha detto apertamente che l’Italia uscirà dall’accordo, ma ha fatto capire che il governo italiano ci sta ragionando. «Credo che l’attenzione e l’apprezzamento per il prodotto italiano, indipendentemente dalla decisione [sull’adesione all’accordo, ndr] non cambierà. Certamente, mentre stiamo valutando la partecipazione alla Via della Seta, vogliamo rafforzare l’accordo di cooperazione rafforzata. Quindi continueremo a lavorare con la Cina dal punto di vista economico, industriale e commerciale».

La “Belt and Road Initiative” è un grande progetto infrastrutturale annunciato dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013, che prevede l’investimento di centinaia di miliardi di dollari in vari paesi con l’obiettivo esplicito di rafforzare le infrastrutture commerciali nel mondo, e con quello implicito di espandere l’influenza della Cina su numerosi paesi tra Africa, Asia ed Europa. Quasi tutti i governi occidentali, a partire da quello degli Stati Uniti, si sono opposti al progetto considerandolo un tentativo da parte della Cina di aumentare la propria influenza economica e politica nel mondo.

L’Italia aderì al progetto nel marzo del 2019, durante il primo governo di Giuseppe Conte, che firmò un “memorandum d’intesa” con il governo cinese, tra molte polemiche. La questione si sta riproponendo in questi mesi perché l’accordo ha una durata di cinque anni e si rinnova automaticamente: per uscirne, il governo Meloni deve inviare una disdetta scritta con tre mesi di anticipo, e questo significa che ha tempo fino alla fine del 2023.

Lo scorso anno, in campagna elettorale, Meloni era stata apertamente critica nei confronti della Cina e della “Belt and Road”, mentre dopo essere stata eletta era stata più cauta e interlocutoria. Negli ultimi mesi comunque, anche per via dell’avvicinamento di Meloni a posizioni più atlantiste, cioè allineate all’Occidente e alla NATO, la questione di cosa fare con la Via della Seta è diventata più urgente. Per il momento il governo non ha comunicato nulla di ufficiale al riguardo, ma negli scorsi mesi sui giornali sono uscite varie indiscrezioni secondo cui in realtà la decisione di uscire dall’accordo sarebbe già stata presa.

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