Com’è andato il primo giorno di divieto dell’abaya nelle scuole francesi
298 studentesse hanno comunque indossato il lungo abito tradizionale mediorientale e 67 di loro sono state rimandate a casa perché si sono rifiutate di toglierlo
Lunedì circa 12 milioni di studenti e studentesse francesi di età compresa fra i 6 e i 18 anni sono tornati a scuola per l’inizio delle lezioni. Tra loro, 298 ragazze si sono presentate in classe indossando l’abaya, una lunga tunica della tradizione mediorientale portata dalle donne sopra altri indumenti e che era stata vietata dal nuovo ministro francese dell’Istruzione, Gabriel Attal. Sebbene questa sua posizione non sia universalmente condivisa, Attal considera l’abaya un «indumento che ostenta l’appartenenza religiosa» e che come tale è di conseguenza vietato da una legge del 2004. In un’intervista fatta questa mattina sul canale BFM TV, Attal ha detto che di queste 298 studentesse, 67 si sono rifiutate di togliere l’abaya quando è stato loro richiesto dal personale della scuola e sono state dunque rimandate a casa per la giornata.
Attal aveva parlato per la prima volta del divieto di indossare l’abaya, così come il suo corrispettivo maschile, il qamis, il 27 agosto sul canale TF1. Quattro giorni dopo quell’intervista era stata inviata una circolare a tutti i presidi francesi nella quale si spiegavano le modalità di applicazione del divieto.
La decisione di Attal era stata comunque molto discussa: per molti, compreso il Consiglio francese per il culto musulmano (CFCM), l’abaya non è un segno religioso musulmano e non è facile distinguerlo da un semplice abito lungo. Di conseguenza non dovrebbe essere inserito fra gli indumenti che sono chiaramente riconducibili a un credo religioso, come ad esempio l’hijab e la kippah, e che sono vietati nelle scuole francesi dalla cosiddetta legge sulla laicità del 2004. In molti, poi, hanno sostenuto che la decisione del nuovo ministro rappresenti solo una mossa di propaganda politica per compiacere le destre, di cui il governo ha attualmente bisogno per riuscire ad avere una maggioranza in parlamento.
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Il ministro Attal ha detto che gli episodi di lunedì si sono verificati in meno di un centinaio di scuole, principalmente situate nelle periferie delle grandi città, e che la stragrande maggioranza delle studentesse si è attenuta al divieto. In 513 scuole dove aveva previsto che ci sarebbe potuta essere della resistenza, il ministero ha inviato del personale appositamente formato per rispondere alle domande riguardanti la legge sulla laicità e che ha parlato con le ragazze che si sono presentate a scuola con l’abaya, per «spiegare a loro e alle loro famiglie questa regola». Poiché è previsto che questi casi si ripetano, il personale resterà in queste scuole anche nei prossimi giorni. Attal ha aggiunto che alle ragazze che sono state rimandate a casa è stata anche consegnata una lettera da dare alle famiglie per «spiegare che la laicità non è un vincolo, ma è una libertà».
Il presidente francese Emmanuel Macron si è detto d’accordo con la decisione del suo ministro, ma martedì il Consiglio di Stato ha comunque aperto una procedura d’urgenza per decretare la legittimità del divieto a seguito di una richiesta dell’associazione Action Droits des Musulmans (ADM).