Perché ogni tanto si sente parlare di “tombe dei vampiri” in Polonia
Sono sepolture con accorgimenti pensati per evitare che le persone morte ritornassero in vita, come si credeva che potesse accadere
A fine luglio durante alcuni scavi archeologici vicino a Bydgoszcz, nel nord della Polonia, sono stati trovati i resti di un bambino vissuto circa quattrocento anni fa che avevano caratteristiche particolari: il suo corpo era sepolto a pancia in giù e alla caviglia sinistra era stato messo una specie di grosso lucchetto.
Questa scoperta è piuttosto unica per la giovane età del soggetto, ma non è rara di per sé. La posizione prona e la presenza di lucchetti o altri oggetti insoliti sono tra gli elementi tipici di quelle che ogni tanto si sente chiamare “tombe dei vampiri”, soprattutto dai giornali non specializzati: erano espedienti per evitare che presunti esseri soprannaturali o spiriti maligni potessero impossessarsi delle persone morte e farle ritornare in vita, come all’epoca si credeva che potesse accadere.
Il corpo del bambino è stato trovato in un cimitero scoperto 18 anni fa sotto a un campo di girasoli nel villaggio di Pień, dove negli ultimi anni sono state trovate circa 100 tombe. Lo studioso del dipartimento Storia medievale dell’Università Niccolò Copernico di Toruń che guida gli scavi, Dariusz Poliński, ha spiegato che era un cimitero per persone povere, o comunque per quelle che ha definito «anime abbandonate escluse dalla società». Parlando con il New York Times, Poliński ha detto che per quel che se ne sa questo è l’unico caso di sepoltura di questo tipo che riguarda un bambino in Europa. Sono però diversi gli esempi di resti di persone adulte sepolte con accorgimenti simili.
Nell’agosto del 2022 sempre nello stesso cimitero furono scoperti i resti di una giovane donna che era stata sepolta a sua volta con un lucchetto sull’alluce e un falcetto piazzato tra il petto e la testa. Le cause della sua morte non sono chiare, ma il falcetto doveva servire a tagliarle la gola qualora si fosse rianimata e avesse provato ad alzarsi. Anche a Luzino, vicino a Danzica, nell’estremo nord del paese, a giugno è stata trovata una fossa comune con i resti di 450 persone vissute nell’Ottocento e sepolte in modi simili.
Tra le altre cose, accanto a circa un quinto dei corpi erano stati disposti mattoni vicino a testa, braccia e piedi, mentre alcuni erano decapitati, con la testa collocata in mezzo alle gambe. Maciej Stromski, l’archeologo responsabile dello scavo, ha spiegato che all’epoca si pensava che se un membro della famiglia di una persona defunta moriva poco dopo il funerale del parente, poteva essere un vampiro. Per questa ragione dopo la sepoltura il corpo veniva riesumato e la testa veniva tagliata, per poi essere sistemata tra i piedi. Sepolture simili sono state osservate anche in altre aree della Polonia, oltre che in Slovacchia, Ungheria, Austria e Romania, tutti paesi dell’Europa orientale.
Lucchetti e falcetti, così come la posizione prona, che doveva per così dire bloccare il morto redivivo, sono caratteristiche di una sepoltura apotropaica, pensata cioè per scongiurare il male. Anche se spesso se ne sente parlare come “cimiteri di vampiri” o sepolture “antivampiro”, venivano impiegate soprattutto per persone che per un motivo o per l’altro erano ritenute strane, diverse o sfortunate.
I vampiri intesi come quelle creature fantastiche e immortali che si nutrono del sangue degli esseri umani sono figure universalmente note e popolari. Il tipico vampiro che si è tramandato nella letteratura e nel cinema – dall’aspetto spettrale, magro ed elegante – si deve al romanzo Dracula dello scrittore irlandese Bram Stoker, ma è molto diverso dai demoni del folklore slavo da cui deriva.
Nell’immaginario collettivo i vampiri sono un tipo specifico di creature redivive che si nutrono del sangue delle persone, contagiandole. Nel folklore polacco invece esistono dal medioevo entità del tutto simili chiamate upiór (o upir) e strzyga, ovvero spiriti che potevano prendere possesso del corpo delle persone morte per tornare a tormentare gli esseri viventi o gli animali, a volte bevendone il sangue e a volte divorandone la carne e le ossa. Più in generale, il folklore dell’Est Europa le immaginava come entità che rianimavano i corpi di persone morte e andavano in giro a diffondere malattie, morte e devastazione.
Come ha spiegato Stacey Abbott, autrice di un libro sulla storia delle leggende su vampiri e zombie nel Ventunesimo secolo, in realtà i termini indicavano anche persone che per qualche ragione erano considerate «diverse» o che non aderivano ai canoni della società del tempo. Bethan Briggs-Miller, esperta di folklore e storica del paranormale, ha detto al Washington Post che per questa ragione non potevano essere sepolte nei cimiteri comuni, né in un terreno consacrato, per il timore che sarebbero potute tornare in vita, rianimate da spiriti maligni. Per evitare che accadesse, ai loro cadaveri si applicavano chiodi o lucchetti. In alcuni casi le persone li trafiggevano con bastoni di legno e ne smembravano gambe e braccia, oppure ancora, dopo averli disseppelliti, li decapitavano o li bruciavano.
Secondo Abbott per esempio la donna sepolta col falcetto attorno alla gola poteva essere stata isolata nel suo gruppo sociale per una deformità fisica, per un qualsiasi tipo di abitudine considerata «immorale», o semplicemente per uno dei molti pregiudizi legati al suo genere. Sembra concordare anche Poliński, secondo cui probabilmente queste persone venivano estromesse dalla società perché non erano battezzate, perché erano morte suicide oppure avevano mostrato comportamenti ritenuti bizzarri. Tra le altre cose, si credeva che gli spiriti malvagi potessero impossessarsi delle anime di chi moriva precocemente a causa delle epidemie.
Non sembra un caso che la gran parte delle sepolture di questo tipo in Polonia risalga al Seicento, un periodo che Poliński ha definito «un secolo di guerre, crisi e clima estremamente rigido, come una specie di era glaciale». La funzione che avevano questi antichi spiriti d’altra parte era la stessa di altre entità presenti nelle culture di tutto il mondo: essere incolpate delle sventure o delle malattie, in epoche in cui virus e batteri non erano conosciuti e mancava una spiegazione scientifica o comunque comprensibile per molte delle cose che succedevano.
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