La Commissione Europea vuole rivalutare la protezione dei lupi
Si possono uccidere solo in casi eccezionali, ma i problemi causati ad alcuni allevamenti sono diventati un tema politico molto caro a Ursula von der Leyen
Lunedì la Commissione Europea ha annunciato che valuterà se proporre una modifica dello status di specie protetta dei lupi. Per questo ha chiesto a tutte le comunità locali, agli scienziati e ad altre parti interessate di fornire dati aggiornati sulle popolazioni di lupi in Europa e sui problemi legati alla loro presenza entro il 22 settembre: sulla base delle informazioni inviate la Commissione deciderà se portare avanti una proposta di cambiamento della normativa attuale riguardo alla specie.
Dopo secoli di caccia che avevano rischiato di far estinguere la specie in tutta l’Europa occidentale, le popolazioni di lupi sono tornate a crescere grazie alle leggi che li salvaguardano. Tuttavia secondo gruppi di allevatori e cacciatori e alcuni partiti politici, oggi il numero di lupi e i problemi che gli animali causano alle attività agricole e pastorali sono cresciuti eccessivamente.
Nei paesi dell’Unione Europea i lupi sono una specie protetta dalla direttiva Habitat, che proibisce di catturarli e ucciderli salvo deroghe eccezionali che riguardano ad esempio gli animali considerati “problematici”. Questo termine è usato dagli esperti di conservazione e si usa per indicare lupi che a differenza della norma tollerano la presenza di persone a distanza ravvicinata, e non si allontanano vedendole. La direttiva europea prevede che si possa prendere in considerazione l’uccisione di un lupo ad esempio per «prevenire gravi danni» economici e per ragioni di «sicurezza pubblica». In Italia è possibile dopo aver chiesto un parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), l’ente pubblico che dà assistenza tecnico-scientifica alle autorità sulle questioni ambientali, e l’autorizzazione del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Secondo la Commissione Europea però le misure che permettono di prevenire gli attacchi al bestiame non sono sfruttate quando potrebbero e per questo, dopo che sarà valutata la situazione e «se appropriato», verrà proposto di aggiornare la normativa sui lupi «per introdurre, se necessario, maggiore flessibilità».
Proprio in virtù delle deroghe alla fine di luglio il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti aveva firmato un’ordinanza per l’abbattimento di due lupi che avrebbero ucciso 17 animali d’allevamento. Prima di tale provvedimento in Italia non era mai stata ordinata l’uccisione di un lupo per provare a ridurre gli attacchi agli allevamenti di bestiame da quando esistono le regole europee di protezione della specie. Per il momento tuttavia nessun lupo è stato ucciso: in seguito ai ricorsi di alcune associazioni che si occupano di difesa dei diritti degli animali, il Consiglio di Stato ha sospeso gli abbattimenti fino al 14 settembre, quando si terrà un’udienza sul tema al Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Trento.
Anche nella vicina provincia autonoma di Bolzano si sta valutando il possibile abbattimento di lupi. Nel resto d’Europa il paese che è più intervenuto contro i lupi è la Svezia, dove tra gennaio e febbraio sono stati uccisi 54 lupi nel corso di una grande caccia autorizzata allo scopo di proteggere gli allevamenti. L’iniziativa era stata molto contestata dai gruppi ambientalisti anche perché il numero di lupi in Svezia è molto basso se paragonato a quello di altri paesi dell’Unione Europea: sono meno di 400, contro i più di 1.800 della Polonia, i quasi 800 della Francia e i 3.300 stimati in Italia.
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Nel contesto delle istituzioni europee tra i gruppi politici più interessati alle questioni che riguardano i lupi c’è il Partito Popolare Europeo (PPE), il principale partito di centrodestra del Parlamento Europeo, che in vista delle elezioni del prossimo anno vuole proporsi come principale forza politica in difesa degli interessi delle comunità rurali. Gruppi ambientalisti e altre forze politiche invece chiedono il mantenimento dello status di specie protetta dei lupi e temono che eventuali cambiamenti potrebbero mettere a repentaglio il recupero della specie.
Fa parte del PPE anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che è particolarmente sensibile al tema perché l’anno scorso un lupo ha ucciso la sua pony Dolly – la presidente è una appassionata cavallerizza. In attesa delle valutazioni della Commissione, von der Leyen ha detto: «La concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un vero problema per il bestiame e potenzialmente anche per le persone. Sollecito le autorità locali e nazionali a prendere provvedimenti se necessario. La legislazione europea in vigore le autorizza già a farlo».
Nonostante i problemi che ci sono stati in alcuni contesti, i casi di lupi “confidenti”, cioè che mostrano di non aver paura degli umani e in più occasioni si sono avvicinati a meno di 30 metri dalle persone, sono rari. Nel 2022 l’ISPRA aveva conteggiato solo 23 casi di lupi confidenti nei dieci anni precedenti, sulla popolazione complessiva di 3.300. C’è stato un caso di comportamento aggressivo nei confronti di una persona nel 2020 a Otranto, in Puglia, ma riguardava un individuo particolare perché si ritiene cresciuto in cattività e quindi molto abituato alla presenza umana: poche settimane dopo quel lupo era stato catturato e non è più stato liberato. Un secondo caso, ancora in corso di indagini, riguarda una lupa che ha attaccato negli ultimi mesi nei comuni di Vasto marina e di San Salvo, in provincia di Chieti: non si conosce la storia di questo animale, non ancora catturato, ma un’analisi genetica dell’ISPRA ha confermato che si tratta di una lupa.
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