Tre mesi in sciopero
I lavoratori che consegnano i mobili di Mondo Convenienza, vicino a Firenze, sono in protesta da maggio e accusano la società che li ha assunti di minacce e sfruttamento
di Angelo Mastrandrea
Shoaib Saleem ha trascorso tutta l’estate davanti all’ingresso del magazzino di Mondo Convenienza a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Insieme ad altri 24 autisti, facchini e montatori, il 30 maggio ha cominciato uno sciopero a oltranza per chiedere alla Rl2, la società che ha in appalto il trasporto e il montaggio dei mobili, turni meno duri e stipendi più alti. Da allora non si è mosso da lì.
Di notte dorme in una delle tende che i lavoratori e le lavoratrici hanno piantato lungo il marciapiede che costeggia la recinzione esterna dello stabilimento. Il resto della giornata lo trascorre al gazebo montato di fianco al cancello, o sotto uno degli alberi che costeggiano la strada, per ripararsi dal caldo. In tre mesi di sciopero, si è sdraiato davanti al cancello d’ingresso per impedire l’ingresso e l’uscita dei camion con i mobili. Una volta si è incatenato ai colleghi per impedire che la polizia lo portasse via di peso. Un’altra sono stati sgomberati tutti quanti per due volte in una sola mattina. La Rl2 non ha mai risposto alle loro richieste e non ha voluto incontrarli. Visto che non smobilitavano, li ha licenziati per «blocco illegale del servizio», quindi da tre mesi Saleem e gli altri manifestanti sono senza stipendio.
Mondo Convenienza è la principale concorrente di Ikea in Italia nel settore della vendita di mobili a basso costo. Il suo slogan è «la nostra forza è il prezzo». È un’azienda tutta italiana: venne fondata nel 1985 da Giovan Battista Carosi, un commesso di un negozio di Civitavecchia (provincia di Roma) che decise di mettersi in proprio aprendo una sua attività.
Nel tempo è diventata una holding della grande distribuzione di mobili: controlla due società a responsabilità limitata, Il Tulipano Mobili e Iris Mobili, che a sua volta ha incorporato altre aziende del gruppo, come la Fiordaliso Mobili, La Primula Mobili e La Rosa. Ha 50 punti vendita e 44 depositi in tutta Italia, tre negozi e altrettanti centri logistici in Spagna. Il personale dei negozi lo assume direttamente, mentre dà in appalto i servizi di consegna e montaggio. Sul suo sito dichiara di avere 10mila «collaboratori», tra lavoratori diretti e delle aziende dell’indotto. A Campi Bisenzio, oltre ai 37 lavoratori della Rl2 – 21 pakistani e 16 albanesi, moldavi e rumeni – sono impiegati 20 magazzinieri e 50 telefoniste del call center, contrattualizzati da due diverse società appaltatrici.
Il fatturato di Mondo Convenienza è in continua crescita: 1,3 miliardi di euro nel 2021, il 13 per cento in più del 2020, contro gli 1,8 miliardi della concorrente Ikea Italia Retail. Come la multinazionale svedese, offre ai clienti anche il trasporto e il montaggio dei mobili. Un volantino affisso a un albero davanti allo stabilimento di Campi Bisenzio lo pubblicizza con un sovrapprezzo del 14 per cento. «Per mantenere i costi così bassi, deve spremere al massimo i lavoratori», dice Luca Toscano del Si Cobas, un sindacato di base che sostiene la protesta.
La protesta nel giro di pochi giorni si è estesa anche ai magazzini di Settimo Torinese e Volpiano, in Piemonte, e a quello di Calderara di Reno, in provincia di Bologna. «La vostra forza non è nel prezzo, ma nello sfruttamento», urlavano alla metà di giugno i lavoratori di Settimo Torinese. Autisti, facchini e montatori protestavano contro quello che definiscono il “sistema Mondo Convenienza”, basato su un regolamento aziendale che disciplina ritmi di lavoro difficili da sostenere, bassi salari e straordinari non pagati.
Nel 2021 alcuni facchini hanno presentato un esposto alla procura di Ivrea, che ha indagato tre manager della cooperativa Tls per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Nonostante Mondo Convenienza nel frattempo abbia assegnato l’appalto per il trasporto e il montaggio dei mobili alla Veneta Logistic, gli operai sostengono che le loro condizioni di lavoro non siano migliorate. «C’è un sistematico utilizzo da parte di Mondo Convenienza di cooperative in appalto che aprono e chiudono nel giro di poco tempo» ha detto all’Essenziale Carlo Parente del sindacato Filt-Cgil. «Non applicano i contratti nazionali, evadono Inps e fisco attraverso l’indennità di trasferta nelle buste paga, e reiterano comportamenti discriminatori nei confronti dei lavoratori sindacalizzati».
A Calderara di Reno la mattina del 20 giugno i manifestanti hanno denunciato di essere stati aggrediti da una decina di «preposti e caporali della società, venuti anche da altre città». Secondo loro è stata un’azione organizzata, con minacce di morte, calci e pugni. Alle 11:30, sempre secondo il loro racconto, un furgone avrebbe tentato di forzare il blocco, investendo un operaio cinquantenne che è rimasto incastrato sotto il mezzo. Alla guida ci sarebbe stato uno dei capi della società appaltatrice.
Le relazioni tra azienda e lavoratori nel magazzino bolognese sono molto tese da quando, il 5 aprile, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque manager accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Tra questi ci sono la presidente del consiglio di amministrazione di Mondo Convenienza, Mara Cozzolino, e Iakab Beniamin, imprenditore rumeno a capo di un gruppo che controlla alcune società appaltatrici dei servizi di trasporto e montaggio dei mobili per Mondo Convenienza: la Veneta Logistic di Volpiano e Settimo Torinese e la Rl2 di Campi Bisenzio.
L’inchiesta è partita dalle denunce di 18 facchini, che hanno raccontato di turni dalle 12 alle 14 ore al giorno, a volte anche la domenica e senza pausa pranzo, e di straordinari, ferie e riposi non retribuiti. Nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati hanno elencato le presunte condizioni di sfruttamento: retribuzioni «difformi» dai contratti collettivi di lavoro e «comunque sproporzionate rispetto alle prestazioni lavorative pretese»; «turni programmati dalle 6 del mattino senza orario di conclusione»; «obbligo di sopportare pesanti carichi fisici senza ausilio di strumentazioni meccaniche»; un continuo impiego, sui dipendenti, di «metodi degradanti e umilianti di controllo a distanza al fine di costringerli […] alla consegna di tutti i colli affidati entro la giornata, anche al di fuori dell’orario ordinario di servizio».
Saleem guadagna 1.180 euro lordi al mese, circa 900 euro netti, ai quali aggiunge l’indennità di trasferta, che varia a seconda di quanti giorni ha lavorato e può arrivare fino a circa 300 euro netti. Con quei soldi paga l’affitto, 350 euro al mese in un appartamento condiviso con un connazionale a Prato, e una parte la manda alla famiglia – padre, madre e due sorelle – a Mandi Bahauddim, la città del Pakistan settentrionale da cui è partito da solo nel 2016, quando aveva appena 18 anni. È arrivato in Italia nel 2016 dopo un viaggio di sei mesi, facendo lunghi tragitti a piedi e percorrendo la cosiddetta rotta balcanica dei migranti. Voleva entrare nel nostro paese via terra, da Trieste. Invece in Serbia è stato respinto e così ha attraversato l’Adriatico con un gommone insieme ad altri migranti, approdando in Puglia. Dopo sei mesi ha trovato lavoro come facchino in un’azienda tessile cinese a Prato. Tre anni e mezzo fa è stato assunto dalla Rl2.
Il 13 luglio ha saputo di essere stato licenziato da un comunicato stampa diffuso dall’azienda. Quel giorno la Rl2 ha annunciato di «aver proceduto al licenziamento di 25 dipendenti, responsabili del blocco illegale, anche tramite atti violenti, del servizio di consegna nel deposito di Campi Bisenzio». Per Maurizio Magi, segretario di Firenze del sindacato dei lavoratori del commercio e dei servizi Filcams-Cgil, è stata «una ritorsione dell’azienda, che usa sistemi fuori dalle regole e ricattatori nei confronti dei lavoratori e delle istituzioni».
Il giorno dopo una settantina di persone, arrivate con i furgoni delle consegne soprattutto dai magazzini di Bologna e di Pisa, hanno manifestato davanti al comune di Campi Bisenzio per chiedere di poter tornare al lavoro. Secondo Francesca Ciuffi del Si Cobas, la protesta sarebbe organizzata dalle stesse Mondo Convenienza e Rl2: «Quali operai protesterebbero con i furgoni aziendali?», dice.
La Rl2 non ha partecipato a nessuno degli incontri organizzati dalla Regione Toscana con i sindacati per cercare di trovare un accordo e ha adottato una linea dura nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici in sciopero. Più di un lavoratore sostiene di aver ricevuto minacce. Nella prima metà di giugno i Carabinieri e la Polizia hanno rimosso il picchetto davanti al cancello una decina di volte, trascinando via i manifestanti. Nonostante lo sgombero sono tornati ogni volta a presidiare l’ingresso del magazzino e a bloccare l’arrivo e l’uscita della merce, consentendo il ritiro soltanto ai clienti privati, che vengono fatti parcheggiare all’esterno e aiutati a caricare divani, sedie e cucine sui propri veicoli.
I lavoratori chiedono innanzitutto che l’azienda introduca un marcatempo, cioè lo strumento usato per controllare l’orario effettivo di lavoro. Il loro turno dovrebbe essere di 8 ore al giorno, ma sostengono che sono sempre di più, non meno di dieci e anche dodici o quattordici, a seconda del traffico, delle distanze da percorrere e degli imprevisti nel montaggio dei mobili. «Alle 7:30 di mattina carichiamo il camion, partiamo e torniamo solo quando abbiamo consegnato e montato tutti gli ordini della giornata» spiega Saleem. «Ma l’orario non tiene conto del tempo perso nel traffico e per parcheggiare, o delle difficoltà incontrate nel trasporto dei mobili a domicilio, come ad esempio la mancanza dell’ascensore in un palazzo». Se durante il trasporto e il montaggio si danneggia un mobile o un’attrezzatura, vengono detratti fino a 500 euro dallo stipendio.
I manifestanti chiedono inoltre che la Rl2 applichi il contratto nazionale del settore nel quale sono impiegati: quello della logistica. Gli 800 autisti, facchini e montatori che lavorano per Mondo Convenienza sono assunti con il contratto nazionale multiservizi utilizzato per il personale delle ditte di pulizia. La paga prevista è di 6,80 euro lordi all’ora, per un totale di 1.180 euro lordi al mese contro i 1.460 euro dei dipendenti della logistica. Il regolamento aziendale aggiunge un’indennità di trasferta che va da poco più di 6 euro lordi al giorno per facchini e montatori a 30 euro, sempre lordi, per gli autisti. «È uno stratagemma per rendere variabile una parte del salario e per non pagarci tasse e contributi», dice Toscano del Si Cobas.
L’indennità viene corrisposta per intero solo a patto che in un mese si lavori per almeno 22 giorni. Se si lavora meno, l’intero bonus si dimezza e continua a decrescere quanto più i giorni in cui si è lavorato diminuiscono. «È un modo per costringerti a lavorare sempre, anche quando stai male, e a non prendere mai le ferie», dice ancora Saleem.
Il 23 luglio hanno scioperato anche i magazzinieri e le telefoniste del call center di Campi Bisenzio, davanti alla prefettura di Firenze. «Nel magazzino di Campi Bisenzio ci sono tre appalti che fanno tutti riferimento a Mondo Convenienza e in tutti, seppur a livello diverso, ci sono dei problemi, non crediamo sia una coincidenza e per questo chiamiamo in causa direttamente l’azienda committente», dice il sindacalista Magi.
Una settimana dopo Mondo Convenienza ha accettato di partecipare a un incontro via internet con i sindacati. Per due mesi aveva taciuto e a sua volta non aveva partecipato agli incontri alla Regione con i politici e i sindacati poiché sosteneva che lo sciopero riguardasse un’altra azienda, la Rl2.
Nel «verbale d’intesa» sottoscritto con i sindacati confederali che rappresentano i lavoratori del commercio (la Filcams-Cgil, la Fisascat-Cisl e la Uiltucs) si legge che Mondo Convenienza chiederà alle imprese in appalto «l’immediata disapplicazione» del regolamento aziendale contestato dagli operai in sciopero e che parlerà con i sindacati delle condizioni di lavoro. Inoltre i rappresentanti dell’azienda, il responsabile delle risorse umane Fabrizio Sechi e il responsabile delle relazioni sindacali Bruno Mignosi, hanno detto che discuteranno con i sindacati un contratto che «contempli le attività svolte dalle società appaltatrici» e che «vigileranno sul mantenimento dei livelli occupazionali ed economici e sul rispetto dei capitolati d’appalto», impegnandosi così a far ritirare i 25 licenziamenti. I lavoratori comunque non hanno sospeso lo sciopero.
«Non vogliamo tornare al lavoro nelle stesse condizioni di prima», dice Saleem. Il mese di agosto è trascorso tranquillo, senza tensioni né tentativi di sgombero. «La Rl2 non prova più a far uscire i furgoni, ma neppure risolve i problemi», dice la sindacalista Ciuffi.