Il dilemma politico della fondazione che assegna i Nobel
Giovedì aveva annunciato che avrebbe invitato alla sua cerimonia i rappresentanti di Russia e Bielorussia, ma poi ha cambiato idea
Giovedì scorso la fondazione svedese che assegna i premi Nobel ha annunciato che sarebbe tornata a invitare i rappresentanti di Russia e Bielorussia alla cerimonia di premiazione che si terrà a Stoccolma a dicembre. I due paesi erano stati esclusi dall’evento l’anno scorso per via del loro ruolo nell’invasione dell’Ucraina, e la decisione di riammetterli ha sollevato molte contestazioni in Svezia e non solo.
Alla fine sabato la Fondazione Nobel ha annunciato di aver cambiato idea e di aver deciso di escluderli anche quest’anno insieme all’Iran, che come la Bielorussia è alleato della Russia e l’ha rifornita di armi.
Giovedì il primo ministro svedese Ulf Kristersson aveva commentato la decisione di riammettere la Russia e la Bielorussia alla cerimonia dei Nobel dicendo di essere rimasto molto sorpreso, e che lui non avrebbe fatto la stessa cosa. Nei giorni scorsi molti politici svedesi di partiti diversi si erano espressi a loro volta contro la decisione della Fondazione e avevano annunciato che avrebbero boicottato la cerimonia non partecipandovi. Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko aveva parlato del «senso di impunità» che la Russia avrebbe potuto dedurre da una decisione del genere.
Inizialmente il direttore della Fondazione Nobel Vidar Helgesen aveva motivato la decisione di allargare gli inviti dicendo di voler celebrare «l’importanza di una scienza libera, una cultura libera e società libere e pacifiche» e di voler contrastare la tendenza a ridurre «il dialogo tra coloro che hanno opinioni diverse». Nella dichiarazione di sabato invece la Fondazione ha spiegato di aver cambiato idea per via delle «forti reazioni» suscitate dall’annuncio.
I rappresentanti dei tre paesi saranno comunque invitati alla cerimonia che si terrà a Oslo, in Norvegia, per l’assegnazione dei Nobel per la pace, da sempre separata da quella dedicata agli altri premi che si tiene appunto a Stoccolma.
Venerdì il ministero della Giustizia russo aveva aggiunto il giornalista Dmitry Muratov, premio Nobel per la pace nel 2021 e direttore del giornale Novaya Gazeta, alla lista dei cosiddetti “agenti stranieri” (foreign agent), una formula che per la legge russa indica persone o organizzazioni che secondo il governo ricevono fondi dall’estero per svolgere attività antigovernativa e che di fatto viene usata per reprimere la libertà di stampa e non solo. Non ci sono però elementi per dire se il cambio di idea della Fondazione Nobel sia in qualche modo legato a questo fatto.