È morto a 94 anni Mohamed Al Fayed, ex proprietario di Harrods
Nato in Egitto, era il padre di Dodi, morto con la principessa Diana nell'incidente d'auto del 1997
Mohamed Al Fayed, ex proprietario dei grandi magazzini Harrods, è morto sabato a 94 anni. Era nato in Egitto ed era il padre di Dodi, morto 26 anni e un giorno fa in un incidente d’auto insieme alla principessa Diana Spencer, il 31 agosto del 1997.
Al Fayed era nato ad Alessandria d’Egitto ed era arrivato in Gran Bretagna negli anni Settanta, dopo aver costruito un ricco gruppo commerciale in patria e in Medio Oriente: divenne padrone di Harrods nel 1985 e della squadra di calcio del Fulham nel 1997. Fra il 2010 e il 2013 aveva venduto prima i grandi magazzini a una holding qatariota, poi anche il club calcistico all’imprenditore pachistano-statunitense Shahid Khan. Nell’ultimo decennio aveva vissuto una vita piuttosto ritirata, complice anche l’età avanzata, in una villa del Surrey con la moglie finlandese Heini Wathén, da cui aveva avuto quattro figli: Jasmine, Karim, Camilla e Omar.
Figlio di un maestro di scuola, Al Fayed aveva cominciato con un’impresa di spedizioni e aveva accresciuto le sue fortune dopo il matrimonio con Samira Khashoggi, sorella di un importante uomo d’affari e mercante d’armi saudita, futura madre di Dodi e zia di Jamal, il giornalista ucciso nel 2018. Dal 1966 era diventato consigliere di uno degli uomini più ricchi del mondo, il sultano del Brunei. In Europa aveva prima acquistato un’azienda britannica di estrazione mineraria, poi l’hotel Ritz di Parigi. Con il fratello Ali nel 1985 completò l’acquisto del grande centro commerciale di lusso Harrods, nato nel 1834 e con sede nel ricco quartiere di Knightsbridge: all’epoca i fratelli Al Fayed lo pagarono 615 milioni di sterline. Qualche anno dopo comprò il club londinese del Fulham, che portò dalla terza serie al massimo campionato inglese, senza poi centrare particolari successi.
Dopo la morte del figlio Dodi, Mohamed Al Fayed abbracciò e sostenne varie teorie cospirazioniste sull’incidente, accusando alcuni membri della famiglia reale e i servizi segreti di avere avuto un ruolo nella morte del figlio e di Diana. Portò alcune di queste teorie fino in tribunale, dove furono sconfessate. In più occasioni cercò di ottenere la cittadinanza britannica, non riuscendoci. La sua morte è stata confermata da un comunicato ufficiale della famiglia.