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  • Venerdì 1 settembre 2023

Cosa si sa dell’incidente ferroviario a Brandizzo

Non è chiaro se gli operai uccisi dal treno avessero l'autorizzazione per stare su quel binario, e se ci sia stato un errore di comunicazione

La stazione di Brandizzo
(ANSA/TINO ROMANO)
La stazione di Brandizzo (ANSA/TINO ROMANO)
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Ci sono ancora poche certezze su cosa abbia causato l’incidente ferroviario avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì a Brandizzo, vicino a Torino, in cui cinque operai sono stati investiti e uccisi da un treno. Sui giornali nelle ultime ore sono stati pubblicati vari dettagli che chiariscono alcuni aspetti, ma per ora le possibili cause si basano più che altro su ipotesi e come tali vanno prese con cautela. Di certo c’è che la procura d’Ivrea ha avviato un’inchiesta e che anche il ministero dei Trasporti aprirà un’indagine interna sull’accaduto.

I cinque operai – della ditta appaltatrice Si.gi.fer di Borgo Vercelli – stavano lavorando sul binario 1 per sostituire una porzione lunga sette metri di rotaie, a poca distanza dalla stazione, quando un treno vuoto con 11 vagoni proveniente da Alessandria li ha travolti. Un altro operaio della ditta e un tecnico di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) sono stati solo sfiorati dal treno, e sono rimasti illesi.

La questione principale intorno a cui si sta discutendo è come sia stato possibile che mentre gli operai stavano lavorando sul binario sia passato un treno, e se ci sia stato un errore di comunicazione tra i responsabili della ditta Si.gi.fer e quelli di RFI. Lavori di manutenzione e sostituzione dei binari avvengono quotidianamente sulla rete ferroviaria, e per permetterli la circolazione dei treni viene interrotta sui binari interessati e spesso anche su quelli adiacenti.

Chi fa i lavori deve richiedere un permesso a RFI, il cui responsabile deve individuare quale sia il momento migliore per farli svolgere (solitamente di notte) e poi concede il “nulla osta”, un lasciapassare per fare i lavori. Una volta concesso il nulla osta la circolazione dei treni sul binario viene immediatamente interrotta: gli scambi non dovrebbero poter essere manovrati per instradare un treno su quel tratto.

Dalle prime analisi di quanto successo a Brandizzo, invece, sembra che il treno avesse il semaforo verde quando è passato sul binario 1, a circa 100 chilometri orari. L’ipotesi principale degli investigatori, al momento, è che gli operai non dovessero trovarsi sul binario in quel momento. È la posizione espressa anche da Ferrovie dello Stato, che controlla al 100 per cento RFI. Giovedì in un comunicato pubblicato su FS News ha detto che «i lavori – secondo procedura – sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno».

La cosa da capire è se gli operai abbiano avuto o meno il “nulla osta” per lavorare, e in caso contrario perché si siano messi lo stesso a lavorare sul binario 1. La stazione di Brandizzo ha due binari: in uno di questi, il binario 2, mercoledì sera c’era un altro cantiere gestito da RFI, dove la circolazione era stata interrotta verso le 23.

Secondo una ricostruzione di Repubblica, che cita documenti dell’inchiesta della procura, gli operai della ditta Si.gi.fer poco prima di mezzanotte si sarebbero messi a lavorare sull’altro binario, il binario 1, dopo il passaggio del treno 2044 proveniente da Milano. È possibile che gli operai ritenessero che il treno 2044 fosse l’ultimo della giornata, ma alle 23:49 è arrivato il treno proveniente da Alessandria, il 14950, quello che li ha colti di sorpresa e che ha ucciso i cinque operai. La Stampa scrive che l’unico sopravvissuto tra gli operai della ditta Si.gi.fer. avrebbe detto ad alcuni colleghi che prima di iniziare i lavori avevano ricevuto il “nulla osta”. Al momento però non ci sono conferme da parte di RFI.

Nel pomeriggio di venerdì la procura di Ivrea ha iscritto nel registro degli indagati i due superstiti dell’incidente: Antonio Massa, 46 anni, di Grugliasco (Torino), tecnico di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e addetto al cantiere in cui lavoravano gli operai, e Andrea Girardin Gibin, 52 anni di Borgo Vercelli, capocantiere della Si.gi.fer e collega dei cinque operai morti.