Il Cile vuole identificare le persone scomparse durante la dittatura di Pinochet
Saranno creati nuovi archivi digitali e saranno analizzati i luoghi di sepoltura, ha detto il presidente progressista Gabriel Boric
A ridosso del 50esimo anniversario del colpo di stato in Cile che diede inizio alla dittatura di Augusto Pinochet, durata dal 1973 al 1990, il governo del Cile ha annunciato l’avvio di un programma per cercare e identificare le centinaia di persone scomparse durante il regime e mai più ritrovate. È la prima volta che il governo del Cile avvia un programma del genere, che era stato anticipato mesi fa.
L’11 settembre del 1973 in Cile fu compiuto il colpo di stato in cui fu deposto e morì il presidente democraticamente eletto Salvador Allende. Iniziò così una dittatura durata 17 anni in cui furono arrestate, torturate e uccise migliaia di persone tra critici e oppositori politici: di 1.469 persone scomparse, finora ne sono state trovate solo 307. La maggior parte scomparve dopo l’arresto e non se ne seppe più nulla, altre furono uccise e i loro corpi non furono mai ritrovati.
Il programma annunciato da Boric prevede la raccolta centralizzata e la digitalizzazione di fascicoli giudiziari, archivi e documenti relativi alle persone scomparse attualmente in possesso di singole agenzie governative e organizzazioni per i diritti umani. Le informazioni verranno incrociate e confrontate per avere una lista il più possibile completa dei nomi delle persone scomparse. Il programma prevede inoltre il finanziamento di operazioni di esplorazione dei luoghi in cui potrebbero essere state sepolte, e di ripresa degli scavi rimasti in sospeso per mancanza di fondi.
Il presidente del Cile, Gabriel Boric, ha annunciato l’avvio del programma mercoledì 30 agosto, in occasione della Giornata internazionale delle vittime di sparizione forzata, istituita dalle Nazioni Unite. Boric ha descritto l’iniziativa non come una questione privata, di compensazione alle famiglie delle persone scomparse, ma come un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni per gli abusi compiuti durante una specifica fase politica della storia del paese: «Non è un favore alle famiglie, è un dovere verso la società nel suo complesso», ha detto.
Finora nessun governo aveva avviato un’iniziativa del genere: gli sforzi per trovare e identificare le persone scomparse erano ricaduti soprattutto sui familiari, molti dei quali donne, che in più occasioni avevano protestato o avviato casi finiti in tribunale. Alcuni di questi si erano conclusi col ritrovamento e l’identificazione di resti di persone scomparse, ma comunque in misura molto ridotta.
Boric, 37 anni, è il presidente più giovane della storia del Cile e il più progressista dai tempi di Allende: è stato eletto nel 2021, espressione di una nuova leadership di sinistra giovanissima e formata nelle proteste del 2019, che aveva introdotto nel dibattito politico cileno una serie di temi trascurati dai precedenti governi, come l’ambientalismo, il femminismo e il rispetto dei diritti umani.
Per identificare e trovare tutte le persone scomparse potrebbero volerci anni. Si ritiene che molti corpi siano stati gettati nell’oceano Pacifico o sotterrati nel deserto di Atacama, nel nord-ovest del paese. E il programma appena annunciato, almeno per ora, non prevede iniziative per ottenere informazioni dai militari o da persone coinvolte nel regime di Pinochet e attualmente in carcere, che si presume possano avere informazioni su chi è scomparso. Le forze armate del Cile hanno sempre sostenuto che gli archivi dei tempi della dittatura siano stati distrutti.