Il referendum australiano per aumentare la rappresentanza dei popoli indigeni sarà il 14 ottobre
Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha annunciato che il 14 ottobre si terrà un referendum per decidere se aggiungere un capitolo alla Costituzione che preveda il riconoscimento formale dei popoli indigeni del paese e che introduca un organo consultivo: l’organo si chiamerebbe Aboriginal and Torres Strait Islander Voice, detto anche solo Voice, e avrebbe il potere di fornire pareri non vincolanti al governo e al parlamento federali sulle leggi riguardanti le comunità indigene.
Gli indigeni australiani sono i discendenti dei primi abitanti dell’Australia, arrivati oltre 50mila anni fa, e appartengono a molte popolazioni diverse per lingua e cultura. Il termine indigeni è usato in Australia per indicare gli aborigeni australiani e gli abitanti delle isole dello stretto di Torres, un arcipelago a Nord dell’Australia abitato da gruppi che sono riconosciuti come culturalmente distinti dalle popolazioni aborigene del continente, e a cui di solito ci si riferisce separatamente.
Dall’inizio della colonizzazione europea, nel 1788, gli indigeni persero il controllo su gran parte delle terre che occupavano e subirono violenze e politiche discriminatorie: tra l’inizio del Novecento e gli anni Settanta, inoltre, migliaia di bambini aborigeni e di discendenza mista furono allontanati dalle loro famiglie di origine e affidati a istituzioni statali o ecclesiastiche.
Il referendum è sostenuto dal governo laburista di Anthony Albanese, primo ministro dal 2022, mentre è osteggiato dalla Coalizione – l’alleanza dei due principali partiti di opposizione, il Partito Liberale di centrodestra e quello Nazionale, rappresentante delle istanze del mondo rurale. Le motivazioni di chi intende votare No includono la paura che la riforma enfatizzi le distinzioni razziali, la sfiducia verso un ulteriore organo del governo federale, con la proposta alternativa di istituire vari organi locali anziché uno nella capitale, e la preferenza per un intervento che venga istituito per legge, non con un referendum costituzionale, e che quindi potrebbe essere modificato più facilmente qualora si rivelasse disfunzionale.