Il contestato esproprio per ampliare la pista di Porsche in Puglia
Per la Regione il progetto è di interesse pubblico e migliorerà il territorio, ma alcuni proprietari hanno detto che faranno ricorso
Il 10 agosto la Regione Puglia ha comunicato l’espropriazione per pubblica utilità di 351 ettari di terreni appartenenti a 134 diversi proprietari nella zona di Nardò, nella costa ionica del Salento. Si parla di “espropriazione per pubblica utilità” quando un’amministrazione pubblica si impossessa di un terreno in ragione di un interesse pubblico superiore, offrendo un risarcimento economico al proprietario o ai proprietari, come in questo caso.
Quello di Nardò è uno dei più grossi espropri della storia recente pugliese. Una parte dei contadini e degli allevatori coinvolti lo stanno contestando per l’assenza di comunicazioni preventive dall’amministrazione regionale, e per il suo scopo principale: servirà infatti soprattutto a favorire un grande ampliamento del Nardò Technical Center (NTC), il grande complesso di piste automobilistiche e altre strutture di proprietà dell’azienda tedesca Porsche, che lo usa per fare test sulle auto che vende.
Alcuni imprenditori interessati dall’espropriazione hanno detto che faranno ricorso. Martedì la Regione ha comunque concluso formalmente il procedimento firmando con Porsche l’accordo sul piano di investimenti che l’azienda intende realizzare. Attualmente la Puglia è governata da una giunta di centrosinistra, il presidente è Michele Emiliano del Partito Democratico.
La Regione ha giustificato la pubblica utilità dell’esproprio concordando con Porsche un piano che oltre all’ampliamento dell’NTC prevede grossi interventi sul territorio circostante, soprattutto per un «miglioramento ambientale». Nel provvedimento vengono citate come «opere di pubblico interesse» la «riforestazione naturalistica» nelle aree che saranno di proprietà di NTC e in altre che appartengono ad altri privati della zona. Complessivamente queste cosiddette opere di compensazione riguarderanno un’area di oltre 500 ettari.
All’inizio dell’anno scorso la Regione aveva approvato una delibera in cui dichiarava il piano di sviluppo dell’NTC una questione di «rilevante interesse pubblico». Solamente in questo modo ha potuto avvalersi dell’espropriazione per pubblica utilità.
Il Nardò Technical Center si trova tra i comuni di Nardò e Porto Cesareo, nella provincia di Lecce ma al confine con quelle di Brindisi e Taranto. Esiste dagli anni Settanta e fu costruito dalla Fiat, che nel 1999 lo vendette a una società torinese di sviluppo tecnologico (la Prototipo Technologies di Trofarello, in provincia di Torino). Nel 2012 fu acquistato da Porsche Engineering, la società controllata da Porsche che fornisce servizi ingegneristici per la mobilità, non solo a Porsche ma anche ad altre aziende automobilistiche.
Negli anni l’NTC è stato usato anche per fare prove su prototipi a loro modo storici, o per tentare record in condizioni particolari: come il test di una Ferrari a sei ruote guidata dal pilota Niki Lauda nel 1977, o alcuni record mondiali stabiliti su una moto elettrica dal pilota Max Biaggi negli anni Novanta.
Oggi è formato soprattutto dal grande anello che si vede molto bene dall’alto, lungo circa 12 chilometri e mezzo, e poi da una pista sterrata e da un circuito paragonabile a quelli di Formula 1 (è il tracciato interno alla circonferenza nella parte che dà verso il mare, è lungo 6,2 chilometri e ha 16 curve). L’anello è suddiviso in più corsie, e ci sono poi anche altre strutture collegate alle attività del centro.
Il piano di ampliamento prevede la realizzazione di altre piste di prova interne all’anello e lavori di miglioramento di quelle esistenti, insieme alla costruzione di edifici tecnici, di un centro di logistica e manutenzione, di una stazione di servizio per auto e camion, di nuovi parcheggi e ancora altri interventi. Sarà inoltre costruito un centro medico con un eliporto e una stazione più ampia per gli addetti ai servizi antincendio: Repubblica ha fatto notare che questi ultimi saranno considerati tra le opere per il territorio circostante (e potrebbero essere effettivamente utili, per esempio per contrastare gli incendi boschivi), ma in realtà di fatto serviranno più che altro a Porsche.
Gli espropri riguarderanno terreni nel territorio dei comuni di Nardò e Porto Cesareo. L’entità dei risarcimenti per ora non è stata resa pubblica. In ogni caso incideranno in modo diverso sui proprietari: quelli che hanno terreni più piccoli o meno produttivi, per esempio, potrebbero anche beneficiarne, e infatti non tutti si stanno lamentando. NTC sostiene di aver incontrato i proprietari coinvolti dagli espropri per capire le loro esigenze, anche se non è chiaro quanti e soprattutto se abbia parlato con quelli più contrari.
Carlo Castellaneta, un imprenditore che ha una masseria attiva nel settore caseario e con 700 capi di bestiame, ha detto che il suo esproprio riguarderà circa 20 ettari di terreno, e che a queste condizioni sarebbe costretto a chiudere. Gioconda Polito, un’altra proprietaria nella lista degli espropriati, si è lamentata con il Corriere della Sera dicendo che prima dell’esproprio c’era stata «solo una telefonata» piuttosto vaga, e poi è arrivata la lettera con la comunicazione formale ricevuta a metà agosto.
Il provvedimento è contestato anche da alcuni esponenti dell’opposizione locale. Alberto Egidio Gatto, di Fratelli d’Italia, è uno di quelli che si sono occupati più assiduamente del tema nelle ultime settimane: critica l’amministrazione per non aver organizzato incontri con i proprietari terrieri e per non aver garantito adeguati confronti politici, come una commissione urbanistica in Regione sul tema. Il consigliere regionale Paolo Pagliaro, della lista di centrodestra La Puglia Domani, ha presentato un’interrogazione al presidente Emiliano e agli assessori competenti per chiedere maggiore trasparenza.
Si sono lamentate del progetto di Porsche anche alcune associazioni del territorio, non solo ambientaliste ma anche turistiche. L’associazione “Valorizziamo Punta Prosciutto” (nota località turistica del Salento) non si è tanto lamentata dell’esproprio, quanto piuttosto degli interventi di compensazione previsti: per esempio per il fatto che sia stata tolta dal piano la realizzazione di un sistema di piste ciclabili, prevista invece nel progetto iniziale. E Linceo Bellanova, presidente dell’associazione Eurovillage, ha detto a Repubblica di temere che il progetto non tenga conto del potenziale aumento dell’inquinamento acustico della zona.