In Uganda è stato incriminato per la prima volta un uomo in base alla nuova durissima legge contro l’omosessualità
In Uganda un uomo è stato incriminato per la prima volta sulla base della durissima legge approvata a fine maggio che prevede molti anni di carcere e talvolta la pena di morte per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer. L’uomo ha 20 anni ed è attualmente in custodia cautelare in carcere: è accusato di aver avuto un rapporto sessuale con un uomo di 41 anni. Nello specifico l’accusa nei suoi confronti è di “omosessualità aggravata”, termine con cui la legge definisce i rapporti omosessuali con minori di 18 anni, persone disabili, avuti minacciando l’altra persona o mentre l’altra persona era incosciente, e che comporta la pena di morte in caso di condanna. Al momento non sono stati comunicati dettagli sul perché è stata formulata l’accusa di “omosessualità aggravata”.
La legge, approvata dal parlamento a marzo e promulgata dal presidente Yoweri Museveni il 29 maggio, è considerata una delle più punitive al mondo nel suo genere. Oltre alla pena di morte per chi è condannato per “omosessualità aggravata”, la legge prevede l’ergastolo per chiunque abbia rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, e fino a 10 anni di carcere per chi prova ad avere rapporti omosessuali.
Già prima dell’approvazione della legge l’Uganda era un paese molto conservatore, dove era difficile vivere da persona appartenente alla comunità LGBTQ+. Negli ultimi anni però si sono diffuse soprattutto online delle teorie del complotto che accusano «forze internazionali» non meglio definite di voler promuovere l’omosessualità nel paese per corromperne la società.