In Piemonte il centrodestra si sta incartando sul blocco ai diesel Euro 5

È una misura impopolare ma è stata la giunta stessa a deciderla: e adesso che anche il governo la critica dice che è colpa dell'Europa

ANSA/TINO ROMANO
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A partire dal prossimo 15 settembre in 76 comuni del Piemonte, tra cui Torino, entreranno in vigore alcune importanti limitazioni alla circolazione delle auto, pensate per ridurre i livelli di inquinamento dell’aria. Tra le altre cose, il Piemonte sarà la prima regione italiana a vietare parzialmente la circolazione delle auto diesel Euro 5, che non potranno circolare dal lunedì al venerdì tra le 8:30 e le 18:30. Il blocco sarà valido almeno fino al 15 aprile del 2024.

Le limitazioni non sono una novità, e sono state imposte dalla giunta, che ha anticipato una misura prevista dalle norme europee. Alcuni esponenti della coalizione di destra al governo, però, hanno criticato apertamente la decisione, nonostante il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, sia di Forza Italia.

Matteo Salvini, per esempio, ha detto che il blocco alle auto Euro 5 in Piemonte rappresenta «l’ennesima forzatura di Bruxelles» su tematiche ambientali, una «scelta ideologica e dannosa che colpirà duramente famiglie e imprese senza significativi benefici per l’ambiente». Anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin (di Forza Italia) si è detto contrario alla norma, e ha fatto sapere di voler trovare un’alternativa per eliminare o almeno rimandare la sua entrata in vigore. Cirio, intanto, ha detto di essere in contatto con le autorità europee per provare a negoziare una soluzione alternativa.

Da tempo una parte importante del centrodestra si oppone all’imposizione di blocchi alla produzione o circolazione di auto inquinanti. Salvini, per esempio, si è sempre detto contrario alla proposta dell’Unione Europea di fermare la vendita di auto con motori diesel e benzina dal 2035.

Anche l’assessore regionale all’ambiente, il leghista Matteo Marnati, ha criticato la decisione della sua stessa giunta e ha detto che il blocco potrà avere conseguenze su «famiglie e imprese in un momento storico già estremamente difficile». Marnati ha detto che il provvedimento è stato reso necessario da una procedura di infrazione avviata dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto di alcune norme ambientali: la regione sarebbe quindi stata obbligata a prendere provvedimenti per ridurre le emissioni, tra cui l’anticipazione delle limitazioni per le auto Euro 5.

Come dicevamo, in Piemonte il blocco parziale per le auto diesel Euro 5 era in programma da tempo. La misura rientrava già in un accordo per il miglioramento della qualità dell’aria del 2017 fatto dalle regioni del bacino padano (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto), secondo cui le limitazioni alla circolazione per questa categoria di auto sarebbero dovute entrare in vigore dal 1° ottobre del 2025. Il Piemonte però ha deciso di anticipare la data, anche a seguito di alcune sentenze della Corte di giustizia dell’Unione Europea.

Nel 2020 la Corte ha stabilito che tra il 2008 e il 2017 l’Italia violò in modo continuativo e sistematico i valori limite europei per la concentrazione nell’aria di PM10, cioè le polveri inquinanti con un diametro inferiore a un centesimo di millimetro. Nel 2022 un’altra sentenza della Corte ha stabilito che tra il 2010 e il 2018 in molte città – tra cui Torino, Milano, Bergamo, Firenze e Roma – non sono stati rispettati i valori fissati per il biossido di azoto, un’altra sostanza inquinante.

Inoltre, già nel 2017 la procura di Torino aveva aperto un’inchiesta a carico di alcuni amministratori regionali e comunali che dal 2015 in poi ebbero a che fare con la gestione dell’inquinamento atmosferico in Piemonte, accusandoli di inquinamento ambientale. Lo scorso luglio si sono chiuse le indagini preliminari con la richiesta di rinvio a giudizio.

In seguito alla prima condanna della Corte di giustizia europea, e all’apertura dell’indagine a carico degli amministratori, nel 2021 la Regione Piemonte (già guidata da Cirio) presentò una serie di misure straordinarie per cercare di ridurre l’inquinamento dell’aria: tra queste c’era anche l’anticipazione al 2023 dei blocchi per i veicoli diesel Euro 5. Di fatto, quindi, si sapeva già da tempo che i blocchi alla circolazione delle auto Euro 5 sarebbero entrati in vigore quest’anno, ma l’avvicinarsi della data ha rianimato il dibattito.

Oltre ai ministri del governo, anche alcuni amministratori locali del centrosinistra hanno criticato l’attivazione del blocco. Per esempio Giorgio Abonante, sindaco di Alessandria del Partito Democratico, ha detto che le limitazioni sono «sbagliate», che penalizzano i cittadini che non possono cambiare auto di frequente, e ha accusato la regione di voler ridurre il numero di auto in circolazione senza fornire un’alternativa o rafforzare il trasporto pubblico. Anche il sindaco di Collegno, Francesco Casciano, anche lui di centrosinistra, ha sostenuto che il blocco delle auto di per sé non è sufficiente ma servono «azioni condivise e coordinate sul trasporto pubblico locale, mobilità sostenibile e riscaldamento».

Intanto, la regione ha allargato anche agli Euro 5 le deroghe previste da Move-In, un programma che permette ai cittadini di percorrere un certo numero di chilometri anche con auto di categorie teoricamente vietate, come le Euro 5. Per farlo le persone interessate dovranno installare sulla propria auto un dispositivo che calcola i chilometri percorsi e assicura quindi il rispetto della soglia massima. Il servizio costa circa 50 euro per il primo anno e 20 euro per i successivi: l’assessore regionale Maurizio Marrone, con delega tra le altre cose alla semplificazione dei percorsi amministrativi, ha detto che la giunta sta lavorando per renderlo gratuito.