«L’artista che cambiò il modo in cui pensiamo ai gatti»
L'inglese Louis Wain ne disegnò a migliaia, specie in pose antropomorfe, ed è considerato tra i precursori dei meme di gattini
Internet è pieno di foto, video e meme di gatti: gatti che fanno cose buffe, gatti che emettono versi strani, gatti che sembrano imitare espressioni o posture tipiche degli esseri umani. Anche se è difficile ricostruire esattamente la nascita del fenomeno, generalmente la persona a cui si attribuisce il successo delle grafiche che hanno per protagonisti questi felini è Louis Wain, uno dei maggiori illustratori inglesi, che tra fine Ottocento e inizio Novecento disegnò migliaia di gatti antropomorfi per libri, riviste e pubblicazioni varie. Per il modo in cui trasformò i gatti in un soggetto estremamente popolare, Wain è stato definito «l’artista che ha cambiato il modo in cui pensiamo ai gatti» e «il padrino della mania dei gatti». La sua è una storia piuttosto tormentata, a partire dallo stesso motivo per cui cominciò a disegnarli.
Louis William Wain nacque a Londra il 5 agosto del 1860. Cominciò la sua carriera come insegnante nella stessa scuola che aveva frequentato da bambino. Parallelamente si dedicava alle illustrazioni per giornali e riviste. Nel 1884, a 23 anni, sposò Emily Richardson, la governante delle sue sorelle, a cui poco dopo venne diagnosticato un tumore al seno incurabile. I due avevano un gatto bianco e nero chiamato Peter: in una biografia dedicata a Wain, l’autore Rodney Dale scrive che Peter era un grande conforto per Richardson durante la malattia, così il marito cominciò a fargli ritratti e caricature per tirarle su il morale.
Incoraggiato dalla moglie, sempre nel 1884 Wain vendette il suo primo disegno che ritraeva dei gatti all’Illustrated London News, una rivista londinese fondata nel 1842. L’illustrazione piacque così tanto che la casa editrice Macmillan gli commissionò i disegni di un libro per bambini. Le cose andarono ancora meglio nel dicembre del 1886, quando sempre la stessa rivista pubblicò “A Kitten’s Christmas Party”, un suo disegno in 11 tavole con decine di gatti antropomorfi che facevano festa: alcuni a tavola, altri impegnati a suonare e altri ancora a scrivere lettere.
Colin Gale, direttore del Bethlem Museum of the Mind, ha raccontato alla BBC che l’illustrazione ebbe subito un successo enorme: alla gente piacque moltissimo perché quelli di Wain non erano semplicemente ritratti di gatti, bensì ritratti di gatti che facevano cose da umani. Richardson morì poco dopo la sua pubblicazione, nel gennaio del 1887.
Dopo la morte della moglie, Wain continuò a disegnare gatti (e più raramente cani o gufi), ottenendo ancora più successo. Nelle sue illustrazioni gli animali ballano, giocano a cricket e vanno in bicicletta, oppure mangiano torte di nascosto, fumano sigari e bevono alcol. Pur non essendo esplicitamente disegni di satira sociale, piacevano al pubblico perché si prendevano gioco dei vizi e dei comportamenti bizzarri delle persone senza offendere direttamente nessuno e rendendoli più accettabili per la morale del tempo, spiega Chris Beetles, gallerista di Londra ed esperto di Wain.
Complici il rapido sviluppo delle tecnologie di stampa e la crescente diffusione delle pubblicazioni cartacee con illustrazioni, Wain cominciò a essere conosciuto come “l’uomo che disegnava i gatti”. Ne disegnò a migliaia per riviste, libri per bambini e strisce di fumetti, con una media di 600 nuovi disegni all’anno. Nel giro di 40 anni 75 editori diversi pubblicarono circa 1.100 tipi di cartoline con i suoi gatti, dice sempre Beetles.
Tra le altre cose, nel 1891 Wain divenne il presidente del club dei gatti nazionale, e fondò altre associazioni per la loro tutela. Anni dopo creò anche sculture di gatti ispirate alla nuova corrente artistica del cubismo.
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Chi conosceva Wain lo aveva sempre descritto come un personaggio eccentrico, nevrotico, con disturbi di ansia e problemi di salute mentale non meglio definiti. A questo si univa il fatto che non era molto bravo negli affari: non aveva un agente e vendeva tutte le sue opere da sé, con il risultato che non chiese mai i diritti per i lavori venduti e non venne mai pagato per il loro riutilizzo, fino a diventare povero. Dopo la Prima guerra mondiale i suoi disturbi di salute si aggravarono, e lui cominciò ad avere comportamenti aggressivi nei confronti delle sorelle, con cui viveva, e per le quali era l’unica fonte di sostentamento.
Nel 1924, a 63 anni, venne dichiarato “insano di mente” e ricoverato nel reparto degli indigenti dell’ospedale di Tooting, nel sud di Londra. Di tanto in tanto le sue sorelle riuscivano a vendere i disegni che faceva in ospedale per pagare le spese di casa.
Gale osserva che all’inizio del Novecento i problemi di salute mentale erano molto stigmatizzati, un po’ come per molti versi lo sono ancora oggi: ciononostante l’affetto del pubblico per Wain permise di fargli avere cure adeguate. Quando un giornalista che stava indagando sull’ospedale scoprì che tra le persone ricoverate c’era anche lui, avviò una campagna di raccolta fondi per farlo trasferire altrove. Alla campagna parteciparono sia l’ex primo ministro britannico, Ramsay MacDonald, sia lo scrittore di fantascienza HG Wells, che di Wain disse: «Ha fatto del gatto una cosa sua. Ha inventato uno stile con i gatti, una società con i gatti, un intero mondo di gatti».
Grazie alla raccolta fondi, Wain venne ricoverato nell’ospedale Bethlem di Londra e le sue sorelle riuscirono a ottenere una piccola pensione a titolo di riconoscimento dei suoi meriti artistici. Un Natale i dirigenti dell’ospedale gli permisero di decorare gli specchi e le pareti dell’edificio con i suoi tipici gatti. Rimase lì fino al 1930, quando fu trasferito in un altro ospedale a nord-ovest di Londra, dove continuò a disegnare fino alla morte, nel 1939.
Probabilmente Wain non fu il primo artista a disegnare così tanti gatti o animali antropomorfi (attorno al 1830 per esempio Grandville era diventato famoso in Francia per i suoi personaggi con corpi da uomo e teste di animali), ma secondo Dale i suoi disegni ebbero un impatto tale da riuscire a «cambiare l’atteggiamento del pubblico inglese». All’epoca nel Regno Unito c’era ancora una certa diffidenza verso i gatti, legata a pregiudizi diffusi fin dal Medioevo: secondo alcuni critici tuttavia il lavoro di Wain contribuì a farli piacere di più alle persone.
Senza i gatti di Wain probabilmente non ci sarebbero i personaggi di Felix the Cat, di Garfield o il Keyboard Cat, il famoso meme del gatto che suona una tastiera, ha scritto la giornalista Lisa Hix su Collectors Weekly.
Nel tempo gli storici dell’arte e gli psicologi hanno anche ipotizzato che i disturbi mentali di Wain – che oggi si ritengono legati alla schizofrenia – si riflettessero almeno in parte nei suoi disegni, specialmente quelli della seconda parte della sua carriera. Nel 1939 uno psichiatra chiamato Walter Maclay sostenne che alcuni disegni di gatti disposti in una certa sequenza fossero la prova del peggioramento della sua salute mentale (i disegni però non erano datati, quindi non è possibile dirlo con certezza). A ogni modo altri sostengono che grazie all’uso dei colori accesi e di forme astratte Wain possa essere considerato un precursore dell’arte psichedelica, cioè quella ispirata dall’assunzione di sostanze come l’LSD o la psilocibina. Di recente la sua storia è stata raccontata nel film del 2021 Il visionario mondo di Louis Wain, con Benedict Cumberbatch e Claire Foy.
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