La Danimarca ha detto che introdurrà il divieto di bruciare testi religiosi
A seguito degli incendi di copie del Corano degli ultimi mesi che avevano causato forti proteste in tutto il mondo islamico
Venerdì il ministro della Giustizia della Danimarca, Peter Hummelgaard, ha detto che il governo intende vietare alle persone di bruciare il Corano e altri testi religiosi: nei mesi scorsi diverse copie del Corano, il testo sacro dell’Islam, erano state bruciate davanti ad alcune moschee della Danimarca e della Svezia, con episodi che avevano causato forti proteste in tutto il mondo islamico e diverse reazioni ufficiali da parte dei governi di Iraq, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Giordania e Turchia, tra gli altri.
Il Corano per le persone musulmane è l’espressione diretta della parola di Allah e ogni comportamento che non lo rispetti è considerato altamente offensivo. Hummelgaard ha detto che la nuova legge proibirà il «trattamento inappropriato di oggetti di significativa importanza religiosa per una comunità religiosa», e ha citato come esempio il Corano ma anche la Bibbia o la Torah, i testi sacri delle persone di religione cristiana o ebraica.
Hummelgaard non ha dato dettagli concreti su quando il suo governo intende presentare questa proposta di legge né su cosa conterrebbe esattamente, ma ha detto che vieterebbe «roghi e altre profanazioni compiute in luoghi pubblici» e che il divieto verrebbe inserito nella normativa che attualmente vieta la profanazione di bandiere estere (l’articolo 110e del codice penale danese, che prevede una multa o fino a due anni di reclusione). Secondo Hummelgaard sono infondate le critiche che il divieto annunciato ha attirato da parte dell’opposizione, secondo cui sarebbe contrario alla libertà d’espressione.
A fine luglio a Copenaghen erano state bruciate cinque copie del Corano. La settimana precedente, sempre a Copenaghen, due attivisti di estrema destra avevano distrutto un’altra copia del libro davanti all’ambasciata irachena. Il mese ancora precedente, in Svezia, Salwan Momika, un uomo di origine irachena con lo status di richiedente asilo e residente nel paese, aveva bruciato alcune pagine del Corano di fronte alla maggiore moschea di Stoccolma, e aveva anche messo nel libro una fetta di bacon (il maiale è un animale considerato impuro dai musulmani). Qualche giorno dopo alcune decine di persone avevano fatto irruzione nell’ambasciata svedese a Baghdad, in Iraq, per protestare contro la decisione di autorizzare quella manifestazione.
Già in queste occasioni le autorità locali avevano discusso di possibili divieti alle manifestazioni e di considerare o meno l’incendio di un testo religioso una questione di libertà d’espressione: la manifestazione a Stoccolma era stata inizialmente vietata dalla polizia svedese per possibili rischi per la sicurezza: poi però, in seguito a un ricorso di Momika, un tribunale aveva deciso di annullare la decisione della polizia sostenendo che i rischi per la sicurezza non fossero tali da impedire il diritto di bruciare il Corano, atto ritenuto parte dei diritti garantiti dalla libertà di espressione.
I governi di Danimarca e Svezia hanno sempre cercato di prendere le distanze dagli incendi del Corano definendoli atti profondamente offensivi commessi da pochi individui che non rappresentano i valori delle loro società. Ma dopo il ripetersi degli episodi, le proteste che hanno causato nei paesi islamici e l’annunciata riunione di emergenza che dovrebbe svolgersi oggi tra i ministri degli Esteri di alcuni paesi islamici per discutere una risposta comune, era stato annunciato un intervento più concreto.
«Fondamentalmente credo che ci siano modi più civili di esprimere le proprie opinioni piuttosto che bruciare cose», ha detto Hummelgaard annunciando ai giornalisti l’introduzione del futuro divieto.