Perché quasi nessuno dà ancora Prigozhin per morto
Per ora non sono arrivate conferme ufficiali e ci si fida molto poco sia di lui sia dello stato russo
La caduta dell’aereo di Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner, ha alcuni elementi paradossali: l’aviazione civile russa ha detto che con ogni probabilità Prigozhin si trovava a bordo (era nella lista dei passeggeri, e l’informazione è stata confermata anche dalla compagnia aerea che gestiva il jet privato) e che tutte le persone a bordo sono sicuramente morte; il presidente russo Vladimir Putin ha offerto le proprie condoglianze alle famiglie dei passeggeri dell’aereo, parlando anche di Prigozhin, pur senza confermarne formalmente la morte. Eppure pochi giornali e nessun governo al mondo stanno ancora dando Prigozhin per morto, e quasi tutti continuano a trattare la notizia della sua morte come presunta e non ancora verificata. Ci sono sostanzialmente due ragioni.
La prima ragione, la più importante, riguarda il fatto che le autorità russe che hanno preso in consegna i cadaveri delle persone a bordo dell’aereo non hanno ancora dato nessuna informazione sulle autopsie e sulle operazioni di riconoscimento dei corpi. Al momento, dunque, il cadavere di Prigozhin non è ancora stato identificato.
C’è poi una seconda ragione che riguarda il modo in cui Prigozhin ha sempre gestito le informazioni che lo riguardavano. Per anni il capo del gruppo Wagner ha diffuso disinformazione, maneggiato bugie e notizie false e organizzato depistaggi sulla sua attività, sui suoi spostamenti e perfino sulla sua identità. Per questo nelle ore successive alla caduta dell’aereo hanno cominciato a diffondersi teorie e ipotesi sulla possibilità che Prigozhin non sia davvero morto, che non si trovasse davvero a bordo del jet e che, ancora una volta, la caduta dell’aereo fosse un qualche tipo di depistaggio organizzato da Prigozhin stesso o dallo stato russo.
Al momento tutte queste ipotesi sono di fatto teorie del complotto. La cosa più probabile è che Prigozhin si trovasse effettivamente all’interno dell’aereo e sia morto nello schianto. Ma anche molti esperti rispettabili, conoscendo il passato del capo del gruppo Wagner, hanno detto che non si fidano a dare Prigozhin per morto finché non saranno rese pubbliche prove incontrovertibili: per esempio Keir Giles, un ricercatore del centro studi britannico Chatham House, ha detto che «finché non sappiamo per certo che [quello morto] è il vero Prigozhin, non stupiamoci se a breve riapparirà in un nuovo video dall’Africa».
Per anni Prigozhin ha mentito sulle sue attività. Per esempio, pur avendo fondato il gruppo Wagner nel 2014, fino all’anno scorso ha sempre e apertamente negato qualsiasi collegamento con i mercenari, al punto da querelare i giornalisti che ne parlavano nei loro articoli. Soltanto l’anno scorso, a guerra iniziata, Prigozhin ha assunto pubblicamente il suo ruolo di capo di Wagner, cominciando a reclutare soldati per la sua milizia.
Ma soprattutto ci sono numerose indicazioni che Prigozhin abbia preparato per anni operazioni di depistaggio e di fuga. Dopo la rivolta armata del gruppo Wagner, a giugno, le forze dell’ordine russe avevano fatto irruzione nella sede del gruppo a San Pietroburgo, e avevano trovato nell’ufficio di Prigozhin numerosi passaporti falsi, alcuni dei quali avrebbero dovuto essere distribuiti a dei sosia che avrebbero potuto viaggiare al posto suo.
Evil irony…
In one of Prigozhin's fake passports, the Tver region is listed as a place of birth. pic.twitter.com/K0Z8ChqwaV
— NEXTA (@nexta_tv) August 23, 2023
Erano state trovate anche fotografie di Prigozhin con numerosi travestimenti, a dire il vero non molto convincenti.
A plane crashed in Tver. 6 passages are reported dead: pic.twitter.com/WJbdLjrems
— Saint Javelin (@saintjavelin) August 23, 2023
Di per sé, il fatto che Prigozhin avesse passaporti falsi non spiega molto, ma dopo la caduta dell’aereo ha contribuito ad alimentare sospetti. Esiste inoltre una specie di precedente, sebbene avvenuto in circostanze molto diverse. Nel 2019 un aereo da trasporto militare su cui si trovavano due cittadini russi precipitò nella Repubblica Democratica del Congo. Allora cominciò a diffondersi la voce che uno dei due russi a bordo fosse Prigozhin. Ma tre giorni dopo Prigozhin riapparve online, smentendo le notizie sulla sua morte.