Il politico più importante della Thailandia è tornato dall’esilio
Sembra che Thaksin Shinawatra abbia trovato un accordo con i militari, dopo essere stato loro avversario per decenni
Thaksin Shinawatra, il miliardario thailandese che per decenni è stato una delle principali figure politiche del paese e che è stato primo ministro negli anni Duemila, è tornato in Thailandia dopo 15 anni di esilio autoimposto. Il suo ritorno coincide con un momento importante nella politica thailandese: martedì in parlamento si voterà la fiducia a un nuovo governo e l’incarico potrebbe andare al Pheu Thai, il partito populista fondato da Shinawatra.
Al momento del suo arrivo alla capitale Bangkok, con un jet privato, Shinawatra è stato accolto da alcuni membri della sua famiglia e da diverse centinaia di suoi sostenitori. Poco dopo è stato portato alla Corte Suprema, dove gli è stata notificata una condanna a dieci anni di prigione, ed è stato portato in carcere. Durante il suo esilio Shinawatra era stato condannato in contumacia per vari reati, ma quasi nessuno si aspetta che sconterà davvero la pena: è probabile che Shinawatra, che per vent’anni era stato il più grande avversario della giunta militare al potere, abbia infine trovato un accordo proprio con i militari.
Thaksin Shinawatra ha 74 anni ed è il politico più importante degli ultimi vent’anni di storia thailandese. Fu primo ministro tra il 2001 e il 2006, quando fu deposto da un colpo di stato dell’esercito, che lo accusò tra le altre cose di abuso di potere e di scarso rispetto nei confronti della monarchia. Indagato in numerosi processi, scappò dal paese ma continuò a esercitare un’enorme influenza politica. Alle elezioni del 2011 fu eletta prima ministra la sorella di Thaksin, Yingluck Shinawatra, che però fu deposta anche lei da un colpo di stato militare nel 2014. Il Pheu Thai vinse anche le elezioni del 2019, ma i militari impedirono la formazione di un governo civile.
Alle elezioni del 2023 il Pheu Thai è arrivato secondo, dietro al partito riformista Kao Klai, guidato dal giovane e popolare imprenditore Pita Limjaroenrat. Dopo le elezioni il Pheu Thai e il Kao Klai avevano formato un’alleanza per mandare via i militari dal governo e riportare la Thailandia su un percorso di democrazia e riforme. Ma le peculiarità del sistema politico thailandese avevano impedito a Pita Limjaroenrat di ottenere abbastanza seggi per formare un governo.
Benché Pheu Thai e Kao Klai avessero la netta maggioranza dei deputati alla Camera, la Costituzione fatta approvare nel 2014 dalla giunta militare al potere prevede che il Senato sia di fatto nominato dai militari. In questo modo, i partiti fedeli ai militari presenti nel Senato hanno potuto bloccare il voto a favore di un governo riformista.
Davanti all’impossibilità di formare un governo con il Kao Klai, il Pheu Thai ha cambiato quasi completamente schieramento e ha raggiunto negli scorsi giorni un accordo con i partiti vicini ai militari: benché l’esercito abbia contrastato per decenni il Pheu Thai e la famiglia Shinawatra, oggi i militari ritengono che sia il male minore se paragonato al Kao Klai, che ha nel suo programma elettorale la riforma delle forze armate e l’abolizione del reato di lesa maestà nei confronti della monarchia.
Il Pheu Thai ha annunciato lunedì di aver formato una coalizione di 11 partiti, tra cui varie formazioni vicine all’esercito, per sostenere come candidato primo ministro Srettha Thavisin, un ricco uomo d’affari di 60 anni che si era candidato per la prima volta con il Pheu Thai alle ultime elezioni. Il voto è previsto per martedì.
Il ritorno in Thailandia di Thaksin Shinawatra, che per anni aveva garantito che non si sarebbe mai alleato con i militari, è avvenuto in questo contesto di inedito accordo tra il suo partito e i militari. Non è ancora chiaro a quali condizioni Shinawatra sia tornato nel paese: molti sospettano che l’accordo politico tra il Pheu Thai e i militari preveda anche una qualche forma di grazia o di amnistia per Shinawatra.