Le scosse di terremoto ai Campi Flegrei sono aumentate
Il recente sciame sismico è stato tra i più intensi dagli anni Ottanta, segnale di un sollevamento del suolo dovuto all'attività vulcanica
Venerdì mattina poco dopo le 6 molte persone che abitano a Pozzuoli e Bagnoli, nella zona occidentale di Napoli, sono scese in strada dopo aver avvertito un terremoto. Secondo i dati registrati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), la scossa è stata di magnitudo 3.6, tra le più significative avvenute negli ultimi mesi. Non è stata l’unica registrata negli ultimi giorni: venerdì in poche ore ci sono stati circa 120 piccoli terremoti e altre decine negli ultimi tre giorni.
Le scosse sono state causate dai movimenti della terra nella zona dei Campi Flegrei, un’area vulcanica che si estende nel quartiere di Bagnoli e nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto e Giugliano, con un diametro di circa 15 chilometri.
La frequenza dei terremoti è aumentata dopo una pausa di circa due mesi, cioè dalla serie di terremoti avvenuta a giugno, anche in quel caso avvertiti distintamente dalla popolazione. Come ha spiegato il progetto di divulgazione scientifica sui social Il Mondo dei Terremoti, lo sciame sismico di venerdì è stato uno dei più corposi e intensi avvenuti dal biennio 1982-1984, quando in pochi mesi ci furono più di 1.200 terremoti.
Dopo una pausa durata un paio di mesi quindi, la sismicità dei Campi Flegrei ha ripreso ad aumentare in maniera significativa. Lo sciame di questa notte è infatti uno dei più corposi ed intensi avvenuti all'interno della caldera dalla grande crisi del 1982-1984. pic.twitter.com/5lSrpoAStH
— Il Mondo dei Terremoti (@mondoterremoti) August 18, 2023
I terremoti nella zona dei Campi Flegrei sono causati dal sollevamento del suolo dovuto a gas e fluidi molto caldi, un fenomeno chiamato bradisismo. Ci sono varie teorie sulle ragioni del sollevamento. Quella principale è che il magma che si trova in profondità starebbe rilasciando grandi quantità di vapore acqueo che riscalda le rocce che dividono lo stesso magma dal suolo, causando deformazioni nel terreno, scosse e un’attività più intensa delle fumarole (piccoli crateri nel terreno da cui fuoriescono vapore e gas vulcanici).
Negli ultimi cento anni ci sono stati tre periodi di sollevamento notevole: tra il 1950 e il 1952, tra il 1969 e il 1972 e tra il 1982 e il 1984. In quest’ultimo periodo il suolo si sollevò di circa 3 metri, a cui seguì una fase di relativa tranquillità interrotta nel 2005, anno in cui fu segnalato l’inizio di una nuova fase di sollevamento.
Negli ultimi 18 anni il suolo si è sollevato di un metro e 11 centimetri, un processo più lento rispetto agli anni Ottanta e che quindi ha causato un minor numero di terremoti avvertiti dalla popolazione. Negli ultimi mesi, secondo i dati dell’osservatorio vesuviano dell’INGV, il sollevamento è stato di 15 millimetri al mese. Da gennaio ci sono state 1.484 scosse, di cui 44 di magnitudo maggiore o uguale a 2.
Mauro Antonio Di Vito, direttore dell’osservatorio vesuviano dell’INGV, ha detto che l’attività in corso ai Campi Flegrei può essere definita una “crisi bradisismica intensa”. Dal 2018 gli strumenti dell’istituto hanno rilevato la risalita di gas magmatici che prima rimanevano in profondità, ma non ci sono segnali che facciano pensare a un’eruzione imminente di magma. «Non c’è niente che al momento indichi un’espansione magmatica verso la superficie, ma non possiamo escludere nulla», ha chiarito Di Vito. «La scienza suggerisce di aggiornare i piani di emergenza, riprendere il filo delle esercitazioni per le evacuazioni ed essere cautelativi, sensibilizzando la popolazione senza alimentare psicosi».
In un’intervista al Manifesto Giuseppe De Natale, dirigente dell’INGV e già direttore dell’osservatorio vesuviano, ha spiegato che il rischio non è legato tanto a un’eruzione magmatica, ma a un’eruzione freatica, cioè di acqua bollente e vapore, non meno catastrofica soprattutto se in un’area densamente popolata come la zona occidentale di una grande città come Napoli. «Le rocce non hanno una resistenza infinita», ha detto De Natale. «Se questa pressione continua ad aumentare, prima o poi cederanno non più come piccoli terremoti ma come collasso generale, quindi con grandi fratture che possono mettere in collegamento la superficie con la sorgente di pressione. Noi speriamo che questo aumento di pressione termini prima che il sistema vada alla rottura completa».
Lunedì il sindaco di Pozzuoli, Gigi Manzoni, ha chiesto un incontro al ministro per la Protezione civile Nello Musumeci per far avviare un’indagine sullo stato di salute degli edifici pubblici e privati: l’idea è di capire quali avrebbero problemi di stabilità in caso di scosse più intense rispetto a quelle avvenute negli ultimi giorni. A Bacoli, invece, il sindaco Josi Della Ragione ha annunciato che a breve partirà una campagna di informazione rivolta agli abitanti del comune, incentrata sui finanziamenti e sulle detrazioni disponibili per l’adeguamento sismico delle case. Al momento il livello di allerta dei Campi Flegrei stabilito dalla Protezione civile è giallo a causa dei terremoti. I livelli di allerta vengono aggiornati ogni mese e sono quattro: verde, il meno rischioso, giallo, arancione e rosso.