La più forte eptatleta al mondo
Due anni fa la carriera di Katarina Johnson-Thompson sembrava finita, ma ai Mondiali di Budapest è tornata campionessa con una storica rimonta in una disciplina estenuante
di Pietro Cabrio
Nel 2021 l’atleta britannica Katarina Johnson-Thompson si presentò alle Olimpiadi estive di Tokyo per vincere la sua prima medaglia olimpica, dopo averla sfiorata nel 2016 a Rio de Janeiro. L’anno prima aveva vinto il suo primo oro mondiale nell’eptathlon, una delle specialità più estenuanti dell’atletica leggera, che combina in due giornate di gare sette discipline diverse: 100 metri ostacoli, salto in alto, getto del peso, 200 metri, salto in lungo, lancio del giavellotto e 800 metri. Ai risultati ottenuti in ciascuna di queste gare corrispondono dei punteggi che sommati in modo abbastanza complesso, anche in base ai distacchi, stabiliscono l’ordine nella classifica generale.
Nei quattro anni precedenti Johnson-Thompson era già stata campionessa indoor sia mondiale che europea, e a Tokyo la delegazione britannica puntava quindi su di lei per tornare a vincere un oro olimpico nell’eptathlon dopo quello ottenuto da Jessica Ennis-Hill ai Giochi di Londra del 2012.
Nella preparazione in vista di Tokyo, però, Johnson-Thompson si lesionò il tendine d’achille, uno degli infortuni peggiori che possano capitare nell’atletica leggera, perché condizionano l’intera preparazione in un ambito sportivo in cui il minimo intralcio fisico può precludere a priori il raggiungimento di certi risultati.
Nonostante questo riuscì a recuperare in tempo, fino al nuovo infortunio. Nella prova dei 200 metri ai Giochi di Tokyo — quindi al termine del primo giorno di gara — si infortunò seriamente al polpaccio. Crollò a terra mentre stava correndo ma rifiutò l’aiuto degli ufficiali di pista per evitare la squalifica. Concluse gli ultimi metri da sola, sofferente, in uno dei momenti emblematici di quell’edizione dei Giochi olimpici. A fine gara il ritiro fu inevitabile.
Dopo due infortuni così seri, e alla soglia dei trent’anni, la sua carriera sembrava vicina al termine, o perlomeno definitivamente lontana dai livelli più alti. Eppure non ha smesso: dopo essere guarita ha iniziato un nuovo percorso di preparazione seguita dall’ex atleta britannico Aston Moore, con cui ha combinato «sessioni di allenamento “da vomito” con la ricostruzione della fiducia in sé stessa», come è stato raccontato al Telegraph.
Un anno fa si era ripresentata ai Mondiali di Eugene ottenendo un poco soddisfacente ottavo posto, ma che comunque era servito a segnare il suo ritorno ad alti livelli. Nei mesi successivi le sue prestazioni erano progressivamente migliorate, e alla fine della scorsa stagione era riuscita a vincere l’oro ai Giochi del Commonwealth.
Ai Mondiali in corso a Budapest non era considerata tra le grandi favorite, per forza di cose, e la sua prova non era nemmeno iniziata nel migliore dei modi: un decimo tempo nei 100 metri ostacoli l’aveva subito allontanata in classifica dalle due favorite, le americane Taliyah Brooks e Anna Hall. Poi però sono arrivate le sue discipline preferite e la rimonta è cominciata con un secondo posto nel salto in alto e due vittorie consecutive nei 200 metri e nel salto in lungo. All’ultima prova, gli 800 metri, Johnson-Thompson era prima in classifica generale, ma gli 800 metri erano anche la specialità preferita della sua avversaria principale, Anna Hall, che infatti ha vinto la gara. Johnson-Thompson è però riuscita a difendersi arrivando seconda e soprattutto limitando il distacco.
Alla fine ha vinto l’oro con appena venti punti di vantaggio in classifica generale: 6.740 contro i 6.720 di Hall.
Johnson-Thompson era già una delle atlete più popolari e seguite nel Regno Unito e dopo quest’ultima vittoria lo è ancora di più. I giornali stanno dando molto spazio alla sua storia e sembrerebbe già tra le favorite per il premio che la BBC assegna annualmente alla “personalità sportiva britannica dell’anno”. Il suo obiettivo principale sono le Olimpiadi del prossimo anno, come ha fatto capire dopo la vittoria: «Tutto quello che ho fatto quest’anno l’ho fatto con l’obiettivo di cercare di ottenere una medaglia d’oro olimpica l’anno prossimo. Ho vinto tutte le altre medaglie possibili e mi piacerebbe davvero finire la mia carriera con un oro alle Olimpiadi, quindi questo è un trampolino di lancio verso il prossimo anno».
– Leggi anche: L’importanza delle “lepri” nell’atletica leggera