La nuova grande ricerca del mostro di Loch Ness
In Scozia è previsto un raduno di curiosi che userà mezzi mai provati prima per dimostrare l'esistenza della leggendaria creatura
La leggenda della creatura enorme e misteriosa che vivrebbe nel lago scozzese di Loch Ness è una delle più note al mondo. La speranza di avvistarla attira ogni anno migliaia di turisti nella regione delle Highlands, ma nel prossimo fine settimana sulle sponde del lago è prevista una concentrazione insolita di persone. Il centro turistico Loch Ness Centre e il Loch Ness Exploration, un gruppo di ricerca composto da volontari, hanno infatti organizzato quella che hanno definito la più grande ricerca del mostro degli ultimi cinquant’anni.
Secondo le previsioni centinaia di persone si raduneranno per cercare di trovare una volta per tutte le prove dell’esistenza di Nessie, il mostro, impiegando metodi e apparecchi mai usati prima, come droni, telecamere a infrarossi e particolari microfoni. Una portavoce del centro ha detto alla BBC che tutte le attività dei volontari verranno svolte dalle sponde del lago. L’evento si potrà anche seguire online in diretta.
Il fatto che Loch Ness sia lungo e stretto, profondo 230 metri e spesso avvolto nella nebbia spiega in parte come mai la popolazione locale lo consideri un luogo misterioso da sempre. A oggi comunque non sono mai state trovate prove dell’esistenza di un animale ignoto che viva nelle sue acque.
Il primo resoconto scritto della presenza di un presunto mostro nella zona del lago risale al Settimo secolo e si trova in una biografia del monaco irlandese San Columba, che secondo la tradizione nel 565 dopo Cristo aveva incontrato una «bestia acquatica» nel fiume Ness, che collega l’omonimo lago al mare del Nord. La leggenda però si diffuse soprattutto dal 1933, quando l’Inverness Courier diede la notizia di un presunto avvistamento da parte di Aldie Mackay, l’allora responsabile dell’hotel Drumnadrochit, che si trova vicino alla sponda occidentale del lago. Mackay raccontò agli ospiti del suo albergo di aver notato nel lago una bestia acquatica «simile a una balena». Poco dopo una coppia disse sempre all’Inverness Courier di aver visto una creatura «straordinaria» attraversare la strada e poi sparire sempre nel lago.
Evan Barron, che allora era il direttore del giornale, suggerì di usare la parola «mostro» per descrivere i presunti avvistamenti dell’animale, contribuendo ad alimentare la leggenda.
A farla conoscere in tutto il mondo fu poi una fotografia pubblicata il 21 aprile del 1934 sul tabloid Daily Mail: tra i più maldestri falsi della storia. La fotografia era stata scattata dal ginecologo Robert Kenneth Wilson, era molto sgranata e mostrava quelli che sembravano essere il collo e la testa di un animale nell’acqua del lago. Negli anni Ottanta si riuscì a capire che in realtà la foto mostrava la parte superiore di un sottomarino giocattolo al quale era stata attaccata una sagoma a forma di testa di serpente. Ciononostante negli anni operatori turistici, appassionati e persino alcuni scienziati hanno provato a cercare prove dell’esistenza del presunto mostro, che secondo la teoria più diffusa sarebbe simile a un plesiosauro, un rettile acquatico lungo fino a 15 metri vissuto circa 200 milioni di anni fa.
Negli anni Sessanta fu istituito il Loch Ness Investigation Bureau, un gruppo di volontari che ogni estate allestiva un campo di ricerca su una piattaforma di osservazione costruita vicino al castello di Urquhart, non lontano dall’albergo Drumnadrochit. Nel 1972 proprio il gruppo svolse la prima grande ricerca del mostro che, come le successive, non portò a nulla.
Le notizie di presunti avvistamenti e altre fotografie rivelatesi false hanno continuato a circolare anche negli ultimi anni. Sul sito ufficiale che raccoglie testimonianze di avvistamenti di Nessie si legge che solo nel 2022 ce ne sono state sei, e nel 2023 tre. L’ultima risale al 15 giugno, quando una coppia di Lione ha detto di aver visto una forma lunga quasi 20 metri muoversi appena sotto la superficie dell’acqua per alcuni minuti nella zona di Invermoriston, sempre nella parte occidentale del lago. Una delle persone che insistono nel voler filmare o almeno fotografare Nessie è Steve Feltham, che ha 60 anni e da oltre 30 vive in un furgone parcheggiato sulla spiaggia di Dores, dove accoglie turisti e curiosi.
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Nel 2018 un gruppo di ricercatori delle università di Otago (Nuova Zelanda), Copenaghen (Danimarca) e Hull (Inghilterra) ha analizzato dei campioni di DNA raccolti dalle acque del lago in collaborazione con la Highlands and Islands University per cercare di individuare possibili tracce di specie sconosciute. I ricercatori hanno escluso la presenza nel lago di un animale ignoto.
A dare indicazioni su cosa cercare durante le osservazioni del prossimo fine settimana, su come cercarlo ed eventualmente su come prenderne nota sarà Alan McKenna, membro di Loch Ness Exploration. McKenna ha detto al Guardian che l’obiettivo del gruppo è quello di «registrare, studiare e analizzare ogni tipo di avvenimento e fenomeno naturale che possa essere più complicato della norma da spiegare». In parte però è anche quello di «ispirare una nuova generazione di appassionati di Loch Ness».
Nel frattempo il direttore della società che controlla sia l’hotel Drumnadrochit che altre strutture turistiche della zona, Fraser Campbell, ha detto che grazie all’interesse per la ricerca del mostro quest’estate c’è stato un numero «incredibile» di prenotazioni.
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