Alle elezioni in Ecuador si andrà al ballottaggio
La candidata più votata è stata Luisa González, vicina all'ex presidente Correa: il sostituto di Villavicencio è arrivato terzo
Con il conteggio dei seggi quasi ultimato, è ormai certo che alle elezioni presidenziali in Ecuador si andrà al ballottaggio. Il primo turno è stato vinto da Luisa González, candidata di sinistra del partito Movimiento Revolución Ciudadana (il movimento legato all’ex presidente Rafael Correa), che ha ottenuto circa il 33 per cento dei voti. Il secondo candidato più votato, che andrà al ballottaggio con González, è stato l’imprenditore Daniel Noboa Azin, un centrista e figlio di un imprenditore multimilionario attivo nel settore della coltivazione delle banane. Noboa ha ottenuto circa il 24 per cento dei voti, e il suo secondo posto è stato la sorpresa di queste elezioni.
Il voto in Ecuador è stato segnato dall’omicidio di uno degli otto candidati alla presidenza, Fernando Villavicencio. Villavicencio era stato ucciso il 10 agosto alla fine di un comizio elettorale tenuto nella capitale Quito: il candidato che l’ha sostituito, il giornalista anticorruzione Christian Zurita, è arrivato al terzo posto, con il 16 per cento dei voti.
Secondo la Costituzione ecuadoriana, se alle elezioni nessun candidato o candidata alla presidenza ottiene almeno il 50 per cento dei voti, oppure almeno il 40 per cento e un vantaggio di almeno 10 punti sul secondo arrivato, le due persone più votate devono andare al ballottaggio.
La vittoria di Luisa González era piuttosto attesa: per tutta la campagna elettorale era stata avanti nei sondaggi, sfruttando la nostalgia che buona parte dei cittadini ecuadoriani ha per Rafael Correa, che fu presidente tra il 2007 e il 2017 e che grazie anche a una congiuntura economica favorevole era riuscito a mettere in atto misure di solidarietà economica e riduzione delle diseguaglianze. Nel 2020 tuttavia Correa fu condannato a otto anni di carcere per corruzione, e attualmente si trova in esilio in Belgio.
Fino a pochi mesi fa, quando fu scelta come candidata presidenziale, Luisa González era praticamente una sconosciuta nella politica ecuadoriana. Per questo molti avevano pensato che la sua candidatura fosse un modo per Correa di tornare a ottenere influenza sulla politica del paese. González aveva trascorso buona parte della campagna elettorale a ricordare che lei era sì l’erede politica di Correa (che è ancora piuttosto amato) ma che avrebbe adottato una politica indipendente. In varie occasioni aveva detto per esempio che se fosse diventata presidente non avrebbe concesso l’indulto a Correa.
Il secondo posto di Daniel Noboa è però la vera sorpresa di queste elezioni. Noboa ha 35 anni ed è il candidato più giovane tra gli otto che partecipavano al voto. È il figlio di Álvaro Noboa, un ricco imprenditore che fa parte dell’élite economica dell’Ecuador che si candidò alla presidenza ben cinque volte, sempre senza successo: nel 2006 arrivò al ballottaggio ma perse proprio contro Rafael Correa. Anche sua madre, Anabella Azín, è stata deputata.
Daniel Noboa si definisce un candidato di centrosinistra (tra i partiti che lo sostengono ce n’è per esempio uno nato da una scissione del partito di Correa), ma le sue proposte politiche sono in gran parte centriste e favorevoli all’impresa e al libero mercato. Sostiene inoltre che l’Ecuador dovrebbe uscire dalla polarizzazione tra “correisti” (i sostenitori dell’ex presidente Correa) e “anti correisti” e cercare un nuovo equilibrio politica. Secondo le prime analisi, il suo risultato sarebbe da imputare almeno in parte alla buona impressione che Noboa aveva fatto durante il dibattito presidenziale dello scorso fine settimana.
Al dibattito non aveva potuto partecipare Christian Zurita, il candidato che ha sostituito Villavicencio, perché non si era iscritto con anticipo sufficiente.
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Le elezioni si sono svolte in un clima di insicurezza, soprattutto dopo l’omicidio di Villavicencio. Da alcuni sondaggi fatti nei mesi scorsi risulta che per quasi due ecuadoriani su tre l’Ecuador non sia sicuro (è la cifra più alta di tutto il Sud America), quasi il 95 per cento ritiene che l’Ecuador «sia sulla strada sbagliata» e sei su dieci dicono di «non avere fiducia dello stato».
Il secondo turno si terrà domenica 15 ottobre, e dunque la campagna elettorale durerà ancora qualche mese. Rischia di essere piuttosto polarizzata, con la figura di Correa sempre al centro. Questo potrebbe essere un problema per González perché tutti i candidati esclusi, molto critici nei confronti dell’ex presidente, potrebbero decidere di coalizzarsi a sostegno di Noboa e contro di lei.
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