Bernardo Arévalo, di sinistra, ha vinto le elezioni presidenziali in Guatemala
Ha superato al ballottaggio Sandra Torres, alla fine di una campagna elettorale in cui aveva puntato molto sulla lotta alla corruzione
Bernardo Arévalo, ex diplomatico di 64 anni candidato con il partito progressista e anticorruzione Movimiento Semilla, ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Guatemala. Arévalo ha ottenuto il 59,1 per cento dei voti, mentre l’altra candidata Sandra Torres, ex first lady dal 2008 al 2011 quando era presidente il marito Álvaro Colom, ha ottenuto il 36,1 per cento delle preferenze (Torres fa parte del partito Unità Nazionale per la Speranza, UNE). Già prima che i risultati finali venissero diffusi, Arévalo era stato definito «il candidato più progressista a essere arrivato a questo punto in un’elezione guatemalteca dal 1985», anno in cui nel paese si era tornati a votare per il presidente dopo circa tre decenni di dittatura militare.
Arévalo è laureato in Sociologia, è stato vice ministro degli Esteri e ambasciatore in Spagna, ed è il figlio del primo presidente eletto democraticamente del Guatemala, Juan José Arévalo, che governò dal 1945 al 1951. È stato il candidato a concentrarsi di più in campagna elettorale sulla lotta alla corruzione: tra le altre cose aveva chiesto le dimissioni della procuratrice generale Consuelo Porras e aveva promesso di riportare in Guatemala i circa 35 avvocati, procuratori e giudici che avevano lasciato il paese durante la presidenza di Alejandro Giammattei (il presidente uscente, accusato di indebolire l’indipendenza della magistratura e la libertà di stampa).
Il primo turno elettorale si era concluso il 26 giugno con un’astensione di circa il 40 per cento e un elevatissimo numero di schede bianche: Arévalo aveva ottenuto quasi il 12 per cento dei voti contro il 16 di Torres. Era stato un primo turno piuttosto agitato, e tra il primo e il secondo era stata anche ordinata la sospensione del partito di Arévalo, poi bloccata dalla Corte Costituzionale guatemalteca.
Le vicende che hanno preceduto il ballottaggio di domenica sono state interpretate come l’ennesima dimostrazione del fragile stato della democrazia in Guatemala, un paese con molti problemi di corruzione e in cui negli ultimi anni i governi che si sono succeduti hanno indebolito sempre di più lo stato di diritto. Secondo diversi attivisti e organizzazioni per i diritti civili locali, il livello di corruzione della politica del Guatemala è aumentato soprattutto dal 2019, quando il presidente Jimmy Morales espulse dal paese la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (CICIG), un organo indipendente appoggiato dall’ONU che stava indagando su di lui, accusato di corruzione. La Commissione aveva rilevato una serie di irregolarità in cui erano coinvolti vari personaggi di spicco della politica e della classe dirigente del Guatemala. Negli anni successivi, decine di politici di opposizione, procuratori e giornalisti sono dovuti fuggire all’estero per paura di essere perseguitati nel proprio paese.
Giammattei ha riconosciuto la vittoria di Arévalo, e ha detto di averlo invitato al palazzo presidenziale dopo che i risultati saranno stati ufficializzati «per programmare la transizione più ordinata e completa che sia mai avvenuta nel paese». In un post su Twitter, Arévalo ha commentato il risultato scrivendo: «Viva il Guatemala!». Ora potrebbe però avere diversi problemi nel realizzare il suo programma elettorale, perché il parlamento è ampiamente controllato dai partiti di cui lui vorrebbe diminuire potere e influenza, tra cui Vamos, quello di Giammattei, e UNE, quello di Torres. Semilla controlla soltanto 23 seggi su 160.
¡Viva Guatemala! 🇬🇹 pic.twitter.com/Je8DjIEW8X
— Bernardo Arévalo de León (@BArevalodeLeon) August 21, 2023