C’è un grande punto interrogativo nello Spazio
Letteralmente: un dettaglio fotografato dal James Webb Space Telescope ha attirato curiosità e stimolato possibili spiegazioni
Il 26 luglio il sito del James Webb Space Telescope (JWST), il più grande e potente telescopio spaziale mai realizzato, ha diffuso una fotografia di due stelle in formazione che si trovano a 1.470 anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione delle Vele. L’immagine è piuttosto spettacolare come tutte quelle fatte dal JWST, uno strumento sofisticatissimo che ci permette di vedere ammassi di galassie lontane miliardi di anni luce da noi. Varie persone però hanno notato soprattutto un dettaglio secondario rispetto al soggetto della fotografia: una forma luminosa apparentemente a forma di punto interrogativo.
La si distingue in basso a destra rispetto alla nebulosa in cui si stanno formando le due stelle, nella versione in alta risoluzione della fotografia. Sui social network l’immagine è stata commentata scherzosamente ipotizzando che l’Universo voglia chiederci qualcosa.
Chris Britt, astronomo dello Space Telescope Science Institute, il centro di ricerca che gestisce il JWST, ha spiegato al New York Times che un’altra formazione a forma di punto interrogativo era già stata osservata: è una fusione galattica, cioè due galassie in grande avvicinamento, chiamata II Zwicky 96 e molto più vicina alla Terra. Entrambe le formazioni sono così lontane che è difficile capire meglio come siano fatte e perché sembrino avere questa forma particolare.
Anche questo “punto interrogativo” potrebbe essere dovuto alla fusione di due galassie. È una delle ipotesi che lo Space Telescope Science Institute ha menzionato al sito di divulgazione Space.com: «La loro interazione potrebbe aver causato la forma distorta che sembra un punto interrogativo». Matt Caplan, professore di fisica della Illinois State University, ha detto al sito che la parte superiore del punto interrogativo potrebbe essere una parte di una galassia più grande modificata dalla fusione.
Sappiamo in ogni caso che si tratta di qualcosa di molto distante per via del suo colore rossastro, e potrebbe essere la prima volta che viene osservato. È così per molti oggetti spaziali fotografati dal JWST, che ha una risoluzione molto maggiore di quella di Hubble, il precedente più grande telescopio spaziale costruito dall’umanità. Il nuovo telescopio, realizzato dalla NASA, l’agenzia spaziale statunitense, insieme all’Agenzia spaziale europea (ESA) e a quella canadese (CSA) e lanciato nello Spazio alla fine del 2021, è in grado di vedere galassie distanti anche più di 13 miliardi di anni luce, cioè che esistevano solo 450 milioni di anni dopo il Big Bang.
Dennis Overbye, il giornalista scientifico autore dell’articolo del New York Times, ha osservato che se si accettano le regole della meccanica quantistica «bisogna accettare che il caso fa parte della fondamentale realtà delle cose»: nell’enormità dell’Universo è possibile che si veda qualcosa con una forma che su questo pianeta ha un significato.
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