Il rapporto controverso di “Vice” con l’Arabia Saudita
Secondo un'inchiesta del Guardian avrebbe evitato pubblicazioni scomode per il regime dopo aver ricevuto soldi da una società saudita
Martedì il Guardian ha pubblicato un articolo con alcune testimonianze che sostengono che la rivista statunitense Vice abbia più volte evitato di pubblicare contenuti critici nei confronti dell’Arabia Saudita e del suo governo autoritario. Se così fosse l’etica giornalistica e la reputazione di Vice sarebbero fortemente compromesse, a maggior ragione perché Vice Media, l’azienda che la pubblica, ha un grosso conflitto di interessi: all’inizio di quest’anno ha infatti stipulato un accordo di collaborazione molto redditizio con MBC Group, una grande società di media controllata proprio dal governo dell’Arabia Saudita.
È inoltre una svolta abbastanza significativa rispetto alle politiche abituali di Vice, che aveva annunciato pubblicamente la sospensione di qualsiasi attività in Arabia Saudita appena cinque anni fa, dopo l’omicidio di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita dissidente ucciso nel 2018, secondo l’intelligence americana su mandato del leader di fatto dell’Arabia Saudita, il principe ereditario Mohammed bin Salman.
Negli ultimi cinque anni però la situazione economica ed editoriale di Vice è parecchio cambiata, e così le sue priorità. La società che la pubblica si è trovata a fare i conti con gravi ristrettezze economiche e ha avviato un deciso cambio di linea sul tipo di contenuti da pubblicare. Negli ultimi mesi ha rischiato la bancarotta, evitandola solo di recente, quando è stata acquistata da un gruppo di investitori americani per circa 350 milioni di dollari, una frazione molto piccola del valore che raggiunse nel suo momento di massima espansione nel 2017, quando la società fu valutata 5,7 miliardi di dollari.
Vice nacque come rivista indipendente negli anni Novanta in Canada, rivolta a un pubblico giovane con un misto di contenuti giornalistici aggressivi e poco convenzionali su temi di consumi e mode contemporanee. Nei decenni successivi ebbe un enorme successo diventando una società digitale e di produzione video, ma con diverse difficoltà e problemi legati anche alle personalità dei suoi fondatori.
Nel nuovo contesto di crisi si è così inserita la recente rapida espansione in Arabia Saudita, con il progressivo spostamento della produzione di Vice dalle notizie giornalistiche a contenuti di lifestyle (l’accordo con MBC Group prevede proprio la produzione di questo genere di contenuti, ma pensati per un pubblico saudita). Il Guardian ha chiesto a Vice se da ora la rivista vieterà i contenuti giornalistici che parlano delle controversie dello stato saudita, ma l’azienda si è rifiutata di commentare la cosa.
Nei fatti però sarebbe già successo in almeno due occasioni documentate dal Guardian, entrambe avvenute dopo l’accordo tra Vice e MBC Group di quest’anno.
Il primo caso è partito da John Lubbock, un giornalista freelance, che si era accordato con Vice per scrivere insieme ad altre due persone un articolo sui giovani sauditi che difendono i diritti delle persone trans. Tra le altre cose, l’articolo documentava dei casi in cui lo stato saudita stava aiutando alcune famiglie a perseguitare e minacciare i loro parenti trans che vivono all’estero.
Nonostante l’articolo fosse stato apprezzato dai caporedattori della redazione giornalistica che glielo avevano assegnato, la pubblicazione era stata più volte posticipata, fino a saltare del tutto. Secondo fonti interne a Vice citate dal Guardian sarebbe successo per l’intervento di importanti dirigenti dell’azienda, perciò esterni al lavoro di redazione giornalistica. Il motivo che sarebbe stato fornito internamente è che la sua pubblicazione avrebbe potuto rappresentare una minaccia per la sicurezza del personale di Vice che lavora a Riyad. Anche Lubbock ha detto al Guardian che gli erano state date spiegazioni simili dai giornalisti della redazione.
Vice ha già dal 2021 una sede a Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita, che oggi sembra essere in espansione: al momento sul suo sito ha una ventina di posizioni aperte.
Un altro caso recente invece ha riguardato un documentario realizzato dalla redazione investigativa di Vice, che parlava del principe e leader dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman: inizialmente era stato pubblicato online, ma dopo poco era stato cancellato senza spiegazioni. Anche questa volta fonti interne a Vice hanno detto al Guardian che le motivazioni fornite internamente riguardavano le preoccupazioni per la sicurezza dei dipendenti in Arabia Saudita.
Quando lo scorso anno si era cominciato a parlare della possibilità di una maggiore collaborazione tra Vice e l’Arabia Saudita, diversi giornalisti della rivista avevano manifestato pubblicamente le loro preoccupazioni e se n’erano lamentati apertamente, facendo notare l’incoerenza di un accordo del genere con la storia di Vice.
Lo scorso anno, mentre l’accordo si faceva più concreto, l’ex presidente della parte giornalistica disse alla redazione in una videoconferenza che se qualcuno si fosse sentito a disagio con la presenza saudita nell’azienda avrebbe fatto meglio a pensare di andarsene. Una registrazione di quella chiamata testimonia che disse chiaramente che il regime saudita aveva commesso «ogni sorta di atrocità e azioni terribili» e che «se lavorate per le loro aziende, ovviamente quei soldi provengono dal governo». Disse anche che il regime aveva intenzione di usare il marchio di Vice per mostrare ai sauditi cosa fosse lecito e cosa no nei canoni della società saudita.
Da tempo Mohammed Bin Salman sta cercando di dare un’immagine più moderna e presentabile del proprio paese: ma al di là di come prova a presentarsi all’estero, all’interno il paese reprime ancora i diritti di molte categorie di persone e sono aumentate le condanne a morte di oppositori e criminali comuni.
In base agli accordi presi con MBC, la divisione araba di Vice punta a diventare una piattaforma di primo piano nella produzione di contenuti di lifestyle sulla cultura araba moderna, con molti meno investimenti sulla parte giornalistica. I recenti cambiamenti sono evidenti anche nella redazione di Vice a Londra, e non solo per i contenuti censurati documentati dal Guardian: da quest’anno nell’ufficio della redazione londinese è stata tolta una grande fotografia che mostrava una manifestazione in memoria di Sarah Everard, la 33enne britannica rapita, stuprata e uccisa nel 2021 da un agente della polizia di Londra; al suo posto è stata messa una cartina che mostra l’Arabia Saudita (si può vedere in questo articolo sul Guardian).
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