Il rublo vale sempre meno
La moneta russa da inizio anno ha perso un quarto del suo valore per almeno tre motivi, tutti legati alla guerra
Il rublo, la valuta russa, ha toccato il valore minimo nei confronti del dollaro da marzo del 2022, e da inizio anno ha perso circa il 25 per cento del suo valore. Lunedì servivano 102 rubli per ottenere un dollaro, cioè molti di più rispetto a prima che iniziasse la guerra in Ucraina, quando mediamente ne servivano tra i 75 e gli 80. Il rublo debole è la conseguenza di un’economia molto cambiata dalla guerra, che ha isolato la Russia internazionalmente e l’ha costretta a ricorrere a sistemi coercitivi per evitare che capitali e aziende andassero all’estero. In particolare i motivi dell’indebolimento del rublo sono stati tre.
Il primo ha riguardato il fatto che in questi mesi la banca centrale russa ha tentato di tenere artificialmente alto il valore del rublo usando quasi tutte le sue riserve di valuta estera, come euro e dollari, per comprare rubli sui mercati valutari.
Con le sanzioni internazionali imposte dopo l’inizio dell’invasione, però, la Russia ha esportato sempre meno gas e petrolio nei paesi occidentali, perdendo non solo la sua principale fonte di guadagni, ma anche quella di valuta estera: le materie prime sono infatti solitamente comprate in dollari. Da tempo gli analisti dicono quindi che queste riserve siano vicine all’esaurimento e che per questo il rublo stia progressivamente perdendo valore.
Il secondo motivo è una diretta conseguenza di un altro tipo di decisioni prese dalla banca centrale russa. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, la banca centrale ha deciso un forte taglio dei tassi di interesse di riferimento per stimolare l’economia, dal 20 all’8,5 per cento, nella speranza di tenere alti consumi e investimenti. Con tassi più bassi è più conveniente indebitarsi per comprare per esempio una macchina o una casa. Una decisione di questo tipo ha causato però un indebolimento progressivo della valuta: con tassi di interesse più bassi gli investitori sono stati meno invogliati a continuare a detenere titoli di stato, o depositi, o azioni in Russia, visto anche il notevole rischio di simili investimenti in un paese in guerra. Li hanno progressivamente venduti in rubli e hanno poi portato le somme ottenute all’estero, cambiandole in moneta straniera: l’offerta di rubli è salita, la domanda è calata, e così il loro valore. Ora la banca centrale ha detto che sta valutando di alzare nuovamente i tassi per ridurre l’inflazione e rinvigorire il rublo.
Il terzo motivo ha a che fare con i flussi commerciali della Russia. Come detto, dall’inizio della guerra i paesi occidentali hanno progressivamente ridotto i loro acquisti di gas e petrolio russi, cercando di toglierle risorse da destinare alla guerra. Rispetto a un anno fa oggi le esportazioni russe sono molto minori, mentre sono rimaste costanti, e anzi addirittura aumentate, le importazioni.
Questo ha avuto effetti sull’andamento delle valute. Tranne che per alcuni casi, come quello dell’energia che per convenzione è quasi sempre comprata in dollari, quando si importa un bene lo si paga con la moneta del paese da cui lo si compra. Nel caso russo, l’aumento delle importazioni ha causato una domanda molto forte di valuta estera per comprare beni europei o statunitensi. La conseguenza è che nel tempo le valute straniere hanno aumentato il loro valore rispetto al rublo.
C’è un ultimo fattore da considerare: in Russia la quantità di dollari ed euro, le valute forti, che veniva poi cambiata in rubli non si è ridotta solo per il calo delle esportazioni, ma anche perché nel frattempo sono stati bloccati tutti i flussi di capitali stranieri in entrata, a causa delle sanzioni. In certi casi sono state proprio le sanzioni a vietare di investire in Russia, per esempio in titoli finanziari o in nuove aziende, ma comunque per gli investitori internazionali non è più stato allettante farlo. Allo stesso tempo aziende e capitali stranieri hanno iniziato a uscire dal paese perché è diventato rischioso continuare a portare avanti affari in Russia, anche se il governo sta cercando di trattenerli forzatamente sequestrando per esempio le filiali delle aziende straniere o vietandone la vendita.
Anche questa tendenza ha avuto un impatto sulla valuta. Gli investitori stranieri hanno smesso di investire in Russia. Non avendo più bisogno di rubli, la richiesta della valuta è diminuita e il suo valore si è ridotto. Allo stesso tempo, chi aveva investito in Russia ha provato a uscirne vendendo i titoli finanziari che aveva o vendendo l’azienda di cui era proprietario. Una volta fatta la vendita, ha cambiato i rubli con un’altra moneta: il valore del rublo, come per effetto del taglio del tasso di interesse, è sceso anche per questo motivo, perché è stato “venduto” in cambio di altra moneta.
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