Le primarie in Argentina sono state vinte a sorpresa dall’estrema destra
Alle elezioni in cui si scelgono i candidati delle presidenziali, Javier Milei ha superato le due formazioni storiche della politica del paese
In Argentina il candidato che ha ottenuto più voti alle primarie con le quali ciascun partito e coalizione ha scelto chi si presenterà alle elezioni presidenziali previste per il 22 ottobre è stato, a sorpresa, Javier Milei: lo scrutinio è quasi concluso e il leader di La Libertad Avanza, di estrema destra e populista, ha ottenuto circa il 30 per cento dei voti superando le due storiche formazioni politiche del paese, la destra di Juntos por el Cambio, arrivata al secondo posto, e i peronisti di Unión por la Patria, arrivati terzi. Le primarie in Argentina, chiamate “PASO”, vengono considerate come un grande sondaggio nazionale pre-elezioni e sono soprattutto una prova per capire la forza relativa di ciascun fronte. «Siamo in grado di battere la casta al primo turno», ha detto Milei.
Juntos por el Cambio, la coalizione di destra che si è creata intorno all’ex presidente Mauricio Macri, ha presentato due possibili candidati presidenziali: Horacio Rodríguez Larreta e Patricia Bullrich, ex ministra della Difesa e posizionata più a destra di Larreta, sindaco uscente della città di Buenos Aires. Bullrich ha ottenuto più voti di Larreta diventando dunque la futura candidata presidenziale del suo blocco politico: Bullrich e Larreta insieme hanno ottenuto poco più del 28 per cento, arrivando dietro a Milei che si presentava da solo per il proprio partito.
Anche Unión por la Patria, il raggruppamento peronista che fa capo all’attuale presidente Alberto Fernández e alla vicepresidente Cristina Kirchner, presentava due candidati: Sergio Massa, attuale ministro dell’Economia, e Juan Grabois, rappresentante dell’ala più di sinistra della coalizione. Le primarie interne sono state vinte da Massa i cui voti, sommati a quelli di Grabois, danno Unión por la Patria al 27 per cento circa. È uno dei peggiori risultati di sempre della coalizione.
Ciascuna formazione politica doveva ottenere almeno l’1,5 per cento dei voti per potersi poi presentare alle elezioni vere e proprie. Hanno superato la soglia solamente altri due partiti. Il primo è Hacemos por Nuestro País, cioè “Lo facciamo per il nostro paese”, che aveva candidato Juan Schiaretti, attuale governatore di Cordoba: è un peronista moderato vicino al centrodestra e ha ottenuto il 3,8 per cento. All’interno della sinistra e dell’estrema sinistra, che si è presentata estremamente divisa, il Frente de Izquierda y de Trabajadores-Unidad ha ottenuto il 2,6 per cento: si presentavano due candidati per le presidenziali e Myriam Bregman ha superato Gabriel Solano.
Il ministro dell’Economia Sergio Massa, considerato il vero sconfitto delle primarie, ha detto che si è giocato «il primo tempo», ma che ci sono «ancora il secondo tempo, i supplementari e i rigori». Sul palco accanto a lui non c’erano né il presidente, Alberto Fernández, né la vicepresidente, Cristina Kirchner, principali referenti dell’alleanza Unión por la Patria. Massa ha aggiunto che «la voce del popolo è la voce di Dio e va rispettata. C’è un nuovo scenario nella politica, non perché sia nata una nuova forza, ma perché ha diviso in tre lo scenario elettorale». E ha concluso spiegando che ora «iniziano settimane importanti. Inizia la discussione su quale paese costruiremo nei prossimi anni».
Le presidenziali si terranno il 22 ottobre: per essere eletto presidente al primo turno, il candidato o la candidata con più voti deve ottenere almeno il 45 per cento oppure il 40 per cento con uno scarto di 10 punti dal candidato arrivato al secondo posto. Nel caso in cui nessuno raggiunga queste percentuali, ci sarà un ballottaggio che secondo la Costituzione si deve svolgere entro 30 giorni dal primo turno. La data prevista sarebbe dunque il 19 novembre.
Il sistema delle primarie fu introdotto nel 2009 dall’allora presidente Cristina Kirchner, dopo una sconfitta imprevista nelle elezioni di metà mandato. Il sistema si chiama “primarie simultanee obbligatorie” (“PASO”, in spagnolo): i partiti che intendono partecipare alle elezioni presidenziali devono presentare almeno un candidato. Il voto è obbligatorio, astenersi senza una valida giustificazione può portare a una multa. Alle primarie di domenica tuttavia ha votato solo il 69 per cento dei 35 milioni di aventi diritto.