Meloni dice che sugli “extraprofitti” delle banche ha deciso da sola
In un'intervista a Corriere, Repubblica e La Stampa ha rivendicato la misura e ha detto di non aver coinvolto Tajani e Salvini
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dato un’intervista “congiunta” ai tre principali quotidiani generalisti, Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa, che l’hanno pubblicata lunedì mattina. Meloni non ha detto cose particolarmente nuove o sorprendenti, ma ha commentato la maggior parte dei temi più discussi nelle ultime settimane, dal salario minimo alle modifiche alla riduzione del cuneo fiscale, anticipando quali saranno le priorità del governo dopo la pausa estiva dai lavori istituzionali.
La questione su cui si è soffermata maggiormente è stata la recente decisione del governo di tassare i cosiddetti “extraprofitti” delle banche, cioè i maggiori guadagni ottenuti nell’ultimo anno grazie all’aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti. Era stata annunciata a sorpresa dopo l’ultimo Consiglio dei ministri la scorsa settimana e aveva ricevuto molte critiche nei giorni successivi, sia per la misura in sé, sia per l’assenza di preavviso che aveva infastidito anche alcuni alleati di governo. Incalzata su quanto fossero stati coinvolti gli alleati di governo e sulle proteste interne alla maggioranza che sembra aver provocato la misura, Meloni ha rivendicato di averla decisa da sola: «È un’iniziativa che ho assunto io. Punto».
Il leader di Forza Italia, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, in particolare, era sembrato il più risentito per il fatto di non aver partecipato alla decisione. Nell’intervista Meloni lo ha sostanzialmente ammesso, aggiungendo di non aver coinvolto nemmeno l’altro vicepresidente del Consiglio, il leader della Lega Matteo Salvini. Sul ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, anche lui secondo alcuni retroscena messo in difficoltà dalle modalità con cui era stata annunciata la misura, Meloni ha detto che «è stato pienamente coinvolto essendo il ministro che scrive il provvedimento. In questo caso non ho fatto le riunioni che generalmente faccio, ma c’era un problema di tempi riguardo a una norma che abbiamo deciso di portare all’ultimo Cdm (Consiglio dei ministri, ndr), sennò sarebbe slittata a settembre». E ha concluso dicendo:
Ci può essere sicuramente una questione di metodo. È più facile intervenire su una misura del genere se la notizia non gira troppo, quindi io mi assumo la responsabilità politica. Tutti i partiti sono sempre estremamente coinvolti, questa è una materia molto particolare e delicata su cui mi sono assunta la responsabilità di intervenire. Ne ho parlato con Antonio.
Meloni ha poi parlato di cosa vuole fare il governo con la prossima legge di bilancio, cioè quella con cui deve decidere come spendere i soldi per il prossimo anno e che va approvata entro fine dicembre. Gli intervistatori le hanno fatto notare che le risorse saranno limitate, e lei ha risposto di avere come priorità il rinnovo della riduzione del cuneo fiscale, che il governo aveva approvato lo scorso maggio e che era stata criticata anche perché sarebbe durata solo fino a fine anno.
L’altro grosso tema di attualità era l’introduzione di un salario minimo (di 9 euro lordi all’ora) richiesta con insistenza dai principali partiti di opposizione, su cui la maggioranza di destra ha deciso di sospendere le discussioni fino a ottobre. Il rinvio era stato molto criticato dalle opposizioni ed era stato visto come l’ammissione di una certa difficoltà sul tema da parte del governo: secondo i sondaggi il salario minimo è una misura molto popolare tra le persone, ma la destra è sempre stata fortemente contraria a introdurla.
Meloni ha giustificato il rinvio di due mesi dicendo di aver dato mandato al Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), un organo consultivo del parlamento, per «fare una proposta complessiva di lotta al lavoro povero» prima della legge di bilancio. Ha anche aggiunto che questa proposta «magari per alcune categorie può prevedere anche il tema del salario minimo». È una prima piccola concessione alle opposizioni sul salario minimo, dopo che la maggioranza aveva provato a non far arrivare nemmeno la proposta in parlamento. La proposta delle opposizioni prevede anche un fondo per i datori di lavoro che dovrebbero aumentare i salari: Meloni ha criticato l’iniziativa dicendo che non tiene conto di dove prendere i soldi per realizzarla.
Meloni ha risposto anche a domande sul prossimo appuntamento elettorale, cioè le elezioni europee che si terranno a giugno del 2024: ha però detto che «è troppo presto» per parlarne e ha evitato di commentare direttamente la grande contraddizione per cui i tre principali partiti della sua maggioranza fanno parte di tre gruppi diversi nel parlamento europeo, con alleati apparentemente incompatibili.
Tra le risposte più nette, invece, la presidente ha escluso la possibilità di un rimpasto di governo dovuto alle accuse alla ministra del Turismo Daniela Santanchè.