In Premier League si giocherà ancora più di prima
Da questa stagione gli arbitri terranno conto di tutte le perdite di tempo, come si è già visto ai Mondiali, e questo si aggiunge al numero già piuttosto alto di partite
La nuova stagione della Premier League inglese, il campionato di calcio più seguito al mondo, è iniziata venerdì sera con la partita inaugurale tra il neopromosso Burnley e il Manchester City campione in carica. Come previsto ha vinto il City, e come previsto le due squadre hanno giocato complessivamente per circa 100 minuti (sono stati dati 5 minuti di recupero per tempo). Questo perché d’ora in avanti il campionato inglese terrà conto di tutte le perdite di tempo nel corso delle partite e le farà recuperare tra il primo e il secondo tempo, come si è visto nell’ultimo anno sia ai Mondiali maschili che a quelli femminili ancora in corso.
Queste nuove regole dovrebbero aiutare a contrastare proprio le perdite di tempo durante il gioco a beneficio del calcio giocato, anche se fra i maggiori campionati europei la Premier League è notoriamente quella in cui si simula di meno e in cui si vedono meno sceneggiate. Le perdite di tempo però includono anche altro: esultanze dopo i gol, sostituzioni, veri infortuni e calci piazzati, ossia i cosiddetti “tempi morti” che si verificano nel corso delle partite.
Le reazioni di giocatori e allenatori a questo cambiamento non sono state granché positive, principalmente perché in Inghilterra si gioca già molto. La Premier League non ha importanti soste, se non quella estiva. Le squadre giocano 38 partite ciascuna, non si fermano neanche nel periodo natalizio, e quello inglese è l’unico grande campionato europeo che mantiene due coppe nazionali, la FA Cup e la Coppa di Lega. Se si aggiungono le partite delle coppe europee, una squadra come il Manchester City, che l’anno scorso è arrivata alla fine di tutte le competizioni, può superare le sessanta partite stagionali, mentre negli altri paesi difficilmente se ne superano cinquanta.
Proprio dal Manchester City sono arrivate le critiche maggiori. Il suo allenatore, Pep Guardiola, da anni si lamenta delle troppe partite giocate e chiede che venga cancellata almeno la Coppa di Lega: «Eliminare le competizioni, eliminare questa competizione. Meno partite, meno competizioni, meno squadre, più qualità, minor quantità. La gente può vivere senza calcio per un po’. Così è troppo», disse già due anni fa. In questi giorni il centrocampista belga Kevin De Bruyne ha aggiunto: «Giochiamo contro il Siviglia mercoledì, e poi di nuovo sabato in campionato. 15-20 minuti in più a partita sono due tempi supplementari. Vedremo come va, ma per me non ha alcun senso».
Il tempo di gioco effettivo è uno degli aspetti che la FIFA, gli arbitri e i campionati internazionali stanno valutando con maggior attenzione, e i primi interventi si erano già visti durante i Mondiali in Russia di quattro anni fa. Lo scorso novembre, prima dei Mondiali in Qatar, il presidente della Commissione arbitrale della FIFA, Pierluigi Collina, aveva poi spiegato: «Ci sono squadre che giocano 52 minuti, squadre che ne giocano 43 e altre che ne giocano 58. Se li sommi tutti la differenza di tempo giocato in un campionato diventa grande».
Per i giocatori le partite da almeno 100 minuti aumentano ancora di più il dispendio durante le stagioni. Se giocano anche con le loro nazionali possono arrivare a ottanta partite stagionali di lunga durata, mentre FIFPro, il sindacato mondiale dei calciatori, raccomanda un massimo di 60 partite a stagione, con 14 giorni di riposo in inverno, dai 28 ai 42 giorni di riposo in estate, un numero limitato di trasferte lunghe e almeno cinque giorni tra un impegno e l’altro.
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