Il movimento che ce l’ha con gli edifici troppo moderni
Arkitekturupproret contesta quelli troppo anonimi o strani, preferendo stili più tradizionali e armoniosi, ed è molto diffuso nei paesi scandinavi
Capita spesso che i nuovi edifici o i grattacieli molto moderni attirino critiche e polemiche da parte di chi ritiene che siano sgraziati, ingombranti oppure non in sintonia con quelli attorno. Da qualche anno esiste un movimento globale che si oppone proprio all’architettura a suo dire «brutta, squadrata e piatta» di molti edifici e invoca invece il recupero di uno stile classico e armonioso, alla base di quella che definisce una «bellezza senza tempo». È conosciuto come Arkitekturupproret, che si può tradurre come “la rivolta dell’architettura”: come racconta un recente articolo di Bloomberg, è nato in Svezia e si è diffuso soprattutto nei paesi scandinavi: in totale raduna oltre 100mila persone.
Arkitekturupproret contesta in particolare i canoni tipici dell’architettura scandinava moderna, nota per gli edifici squadrati con facciate lineari, a suo dire «noiosi e senza ispirazione». Critica anche l’architettura neomoderna, che ha uno stile sobrio ma secondo il movimento «anonimo», e quella decostruttivista, che invece prevede forme e strutture meno standardizzate, risultando però «caotica».
In generale, secondo il movimento, costruttori, architetti ed enti governativi «ignorano palesemente» quello che vuole la gente: secondo alcuni studi citati sul suo sito, più di tre quarti della popolazione preferirebbe edifici di architettura tradizionale che siano in armonia con il paesaggio circostante, rispetto a quelli ultramoderni, che a suo dire spesso comportano costi molto elevati e «imbruttiscono» le città. Per usare sempre parole che si leggono sul sito del movimento, chi vi aderisce vuole «edifici che sembrino edifici, e non giganti scatole di scarpe, giocattoli o errori».
A detta di Arkitekturupproret gli edifici nuovi o quelli ristrutturati non devono avere necessariamente un aspetto antiquato o anacronistico. Secondo il movimento ci sarebbero infatti «possibilità infinite di sviluppare nuovi stili», che siano al tempo stesso innovativi e allineati alla tradizione locale, pur con tutte le moderne amenità. Più concretamente, i suoi membri cercano di portare l’attenzione su questi temi condividendo sui social network numerosi post in cui mostrano “il prima” e “il dopo” di progetti ritenuti virtuosi, o al contrario casi fallimentari. Cercano anche di sollecitare un dibattito pubblico e di aprire un dialogo costruttivo con le amministrazioni locali.
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Tra le altre cose i gruppi attivi in Svezia, Norvegia e Finlandia pubblicano ogni anno un sondaggio per votare il nuovo edificio più brutto dei rispettivi paesi, ma anche quello più bello, «sempre che ce ne sia uno meritevole».
Nel 2022 come nuovo edificio più brutto della Norvegia è stato scelto il Museo nazionale di arte, architettura e design di Oslo, che è stato inaugurato nel giugno dell’anno scorso e si trova dove una volta c’era una vecchia stazione ferroviaria. L’edificio ha una forma che ricorda quella di un parallelepipedo: il suo esterno è rivestito di ardesia ed è ricoperto d’erba sul tetto e di piante rampicanti sui lati.
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Una serie di edifici considerati brutti segnalati al gruppo norvegese Arkitekturopprøret Norge
Arkitekturupproret fu fondato in Svezia nel 2014 come gruppo pubblico su Facebook. Dal 2016 opera come un’organizzazione non governativa e a poco a poco è diventato un collettivo sempre più ampio, che raccoglie gruppi simili in Norvegia, Danimarca e Finlandia, ma anche Germania, Paesi Bassi e Regno Unito, tra gli altri. Con più di 63mila membri su Facebook il gruppo svedese è il più numeroso assieme a quello norvegese (Arkitekturopprøret Norge), che sempre su Facebook ha più di 34mila iscritti, e ha 73mila follower su Instagram. Da poche settimane esiste anche una pagina italiana affiliata su Instagram, Architetturainrivolta, ma per ora è poco seguita.
Il movimento è nato almeno in parte in risposta alla grande espansione urbanistica osservata in molte città scandinave negli ultimi anni e si sviluppa attorno all’idea che la presenza di edifici che piacciono di più alle persone possa contribuire al loro benessere. In questo senso il ritorno all’architettura tradizionale auspicato dal movimento non deve essere inteso come conservatore e reazionario, come alcuni suoi membri sostengono venga ingiustamente percepito. L’idea è che si possa dire che un edificio è bello o brutto anche senza essere architetti, ha detto a Bloomberg Peter Olsson, che gestisce i social media del gruppo svedese. Olson ha aggiunto che in qualche caso l’opposizione di Arkitekturupproret a certi progetti potrebbe davvero aver fatto la differenza.
Nei paesi scandinavi è capitato in svariate occasioni che certi progetti siano stati bocciati e ripresentati con un design più in linea con gli stili architettonici tradizionali, racconta sempre Bloomberg. Tra questi ci sono quello per il rifacimento di uno spazio polifunzionale nel quartiere di Torshov, sempre a Oslo, la riqualificazione di un tratto del lungofiume a Göteborg, la seconda città della Svezia, e la costruzione di un nuovo quartiere residenziale a Upplands Väsby, vicino a Stoccolma.
Anche se non si può dire che la decisione di modificare questi progetti sia dipesa esclusivamente dalle pressioni del movimento, secondo alcuni esperti del settore ormai si è fatto un certo nome ed è diventato piuttosto rilevante.
La storica dell’architettura Ingrid Halland, docente dell’Università di Bergen e della Scuola di architettura e design di Oslo, ritiene che il movimento tenda a generalizzare troppo e a concentrarsi su aspetti non fondamentali di un edificio, come appunto il suo aspetto esteriore, anziché per esempio sulla sua sostenibilità a livello ambientale. Sia secondo Halland che secondo l’architetto Kurt Singstad, che ha collaborato alla revisione del progetto di Torshov, il movimento ha tuttavia acquisito un certo peso nelle discussioni a livello locale.
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