Come i narcos sono arrivati in Ecuador
C'entra l'aumento della produzione di cocaina in Colombia e Perù: il candidato presidenziale ucciso mercoledì a Quito era stato minacciato dai cartelli della droga
Non ci sono ancora notizie confermate su chi potrebbe aver commesso l’omicidio in Ecuador di Fernando Villavicencio, politico candidato alle elezioni presidenziali del paese a cui qualcuno ha sparato mentre stava uscendo da un comizio mercoledì sera. Molti media tuttavia stanno indicando come responsabili probabili i cartelli del narcotraffico attivi in Ecuador, principalmente per due ragioni: nelle scorse settimane Villavicencio aveva detto più volte di essere stato minacciato di morte dai narcos, e che gli era stato consigliato di indossare un giubbotto antiproiettile durante gli eventi pubblici (lui però non lo indossava, dicendo che la migliore difesa erano i suoi sostenitori).
In secondo luogo, negli ultimi anni in Ecuador la violenza legata al narcotraffico è aumentata enormemente. Se fino a poco tempo fa il paese era relativamente risparmiato dalle attività dei narcos, nel 2022 ci sono stati 4.500 omicidi legati alla violenza del narcotraffico, e sono state sequestrate 210 tonnellate di varie droghe: in entrambi i casi è il numero più alto mai raggiunto nel paese.
“Aquí estoy doña Luisa Gonzales (candidata presidencial correista), a mi me han dicho que use el chaleco (antibalas) pero aquí estoy a camisa sudada, mi chaleco antibalas son ustedes”, decía Fernando Villavicencio.pic.twitter.com/KwwliYjS87
— Emmanuel Rincón (@EmmaRincon) August 10, 2023
L’Ecuador è un paese di 18 milioni di abitanti che si trova in mezzo ai due più grandi produttori di cocaina del mondo: la Colombia e il Perù. Nonostante questo, per molto tempo non era stato particolarmente toccato dai traffici della droga. Le cose sono cambiate alcuni anni fa, in concomitanza con un forte aumento della produzione di droga soprattutto in Colombia: si stima che tra il 2014 e il 2020 la cocaina coltivata illegalmente in Colombia sia quasi raddoppiata, e che ci sia stato un aumento piuttosto consistente anche in Perù.
Questo grosso aumento della produzione ha fatto in modo che i cartelli del narcotraffico attivi nella regione abbiano cominciato a cercare nuovi luoghi dove raffinare e conservare la cocaina, e nuovi porti da cui far partire i carichi di droga un po’ in tutto il mondo. Grazie alla sua posizione geografica favorevole (confina sia con Colombia sia con Perù e ha un ampio accesso all’oceano Pacifico) l’Ecuador è diventato un luogo perfetto di espansione delle operazioni. Fenomeni simili sono avvenuti anche in altri paesi della regione come il Paraguay e l’Uruguay, che negli ultimi anni hanno subìto un consistente aumento della violenza legata al narcotraffico.
Come ha raccontato il New York Times, la violenza ha cominciato a intensificarsi nel 2018, in concomitanza con il forte aumento della produzione della cocaina colombiana. I gruppi criminali che erano già presenti in Ecuador, e che fino a quel momento si dedicavano a crimini minori e dall’impatto sociale relativamente basso, cominciarono ad associarsi ai grossi cartelli di narcotrafficanti messicani che smistano la droga in America del Nord e un po’ in tutto in mondo. Oggi in Ecuador operano i due più grossi cartelli messicani, il cartello di Sinaloa e quello di Jalisco Nueva Generación. Alcune indagini hanno anche mostrato che sono attivi nel paese gruppi del crimine organizzato dell’Albania.
In Ecuador la violenza ha cominciato a diffondersi nelle carceri, che sono da tempo sovraffollate e in cui sono rinchiusi migliaia di membri delle gang criminali, fino a che il governo ha finito per perdere il controllo di molti istituti penitenziari, che a un certo punto sono diventati centri operativi per le operazioni dei narcotrafficanti.
Dalle carceri la violenza si è diffusa nel resto del paese. I gruppi di narcotrafficanti hanno cominciato a competere tra loro e a combattere in maniera estremamente violenta. Negli scorsi anni in Ecuador ci sono state autobombe, attentati, omicidi di poliziotti, e le sparatorie che coinvolgono anche i civili sono diventate relativamente frequenti. I cartelli del narcotraffico hanno avviato reclutamenti forzati tra i giovani maschi, anche ragazzini di 13 anni.
I gruppi criminali hanno poi preso di mira la popolazione e le aziende locali, con estorsioni e rapimenti che sono diventati sempre più violenti.
In risposta il presidente Guillermo Lasso ha istituito numerosi stati di emergenza, ha inviato l’esercito a pattugliare le strade e cercato di rafforzare la polizia. Le cose però al momento non stanno andando bene: spesso i gruppi di narcotrafficanti, che possono contare sui proventi della cocaina, sono meglio armati ed equipaggiati degli stessi poliziotti.