La grande riunione contro la deforestazione dell’Amazzonia è stata una mezza delusione
Hanno partecipato i leader di tutti i paesi della regione, che però non si sono messi d'accordo su obiettivi comuni e vincolanti
Negli scorsi giorni nella città brasiliana di Belém si è tenuto un importante incontro tra i leader di quasi tutti i paesi dell’America del Sud per cercare accordi e soluzioni alla deforestazione della foresta amazzonica, la più grande foresta pluviale della Terra, che si trova nella parte nord-occidentale del Brasile e in porzioni di Perù, Colombia e di altri paesi della regione. La riunione è terminata martedì. La maggior parte dei gruppi ambientalisti ha ritenuto che i risultati raggiunti siano stati deludenti: ci sono stati alcuni passi avanti, ma i paesi non hanno preso alcuna decisione vincolante su come ridurre la deforestazione e con che tempi fermarla del tutto.
La riunione è stata indetta dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che da quando è entrato in carica all’inizio dell’anno ha fatto della lotta alla deforestazione una delle priorità della sua presidenza. Hanno partecipato i presidenti di Colombia, Bolivia e Perù, e anche i governi di Ecuador, Venezuela, Guyana e Suriname hanno inviato dei rappresentanti. La riunione si è conclusa con l’istituzione di una «alleanza» tra tutti i paesi presenti per combattere la deforestazione, ma non è stato annunciato alcun obiettivo comune per la sua riduzione: ciascun paese proseguirà con le proprie politiche preesistenti.
L’Amazzonia è una foresta pluviale tropicale la cui vegetazione si è espansa enormemente grazie alla condizioni calde e umide offerte dal bacino idrografico del Rio delle Amazzoni e dei suoi numerosi affluenti. È uno degli ecosistemi più ricchi al mondo ed è fondamentale, tra le altre cose, per la rimozione di anidride carbonica nell’atmosfera e per il suo ruolo nel rilascio di vapore acqueo, che determina poi la quantità di piogge e di conseguenza un sacco di altri elementi, dalle correnti oceaniche alle temperature globali.
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Dopo gli anni di governo in Brasile del presidente populista e di destra Jair Bolsonaro, durante i quali i controlli erano stati allentati e la deforestazione era aumentata in maniera preoccupante, Lula ha avviato misure urgenti per frenare il problema, con risultati incoraggianti: secondo dati del governo brasiliano nel mese di luglio la deforestazione della foresta amazzonica in Brasile è scesa del 66 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. A giugno Lula ha anche annunciato che il Brasile interromperà del tutto la deforestazione in Amazzonia provocata dagli esseri umani entro il 2030, rafforzando le misure contro il disboscamento e i controlli.
La riunione con gli altri leader della regione fa parte delle iniziative del Brasile contro la deforestazione dell’Amazzonia: quella fatta a Belém è la prima riunione di questo tipo in 14 anni. Nel suo discorso di apertura, Lula ha detto che «non è mai stato così urgente riprendere ed estendere la nostra cooperazione».
I paesi membri hanno adottato una dichiarazione congiunta in 113 punti (resa pubblica come come “Dichiarazione di Belém”) in cui tra le altre cose hanno istituito un nuovo organo (l’Alleanza amazzonica di contrasto alla deforestazione) e si sono impegnati a «evitare che la deforestazione dell’Amazzonia raggiunga un punto di non ritorno». Ma nel corso della riunione ci sono stati numerosi contrasti, che alla fine hanno impedito il raggiungimento di obiettivi comuni e vincolanti, come aveva sperato il governo brasiliano che avrebbe voluto estendere a tutti i paesi amazzonici l’obiettivo di eliminare la deforestazione entro il 2030.
Parlando in forma anonima con Reuters, un funzionario brasiliano ha detto che uno dei paesi maggiormente contrari a obiettivi vincolanti è stata la Bolivia, dove la deforestazione anziché diminuire è in aumento piuttosto rapido.
Ci sono state divisioni anche sullo sfruttamento delle risorse naturali della regione: il presidente colombiano Gustavo Petro ha chiesto che fosse imposta una moratoria all’estrazione di petrolio e di altri idrocarburi in Amazzonia, cercando di promuovere lo slogan «Amazzonia senza petrolio». Il suo appello però non è stato raccolto da nessuno degli altri paesi: nemmeno dal Brasile, che sta valutando lo sfruttamento di un grosso giacimento di petrolio trovato alla foce del Rio delle Amazzoni.