I sostenitori del diritto all’aborto hanno vinto un referendum in Ohio
È stata respinta una proposta dei Repubblicani che avrebbe reso più difficile cambiare la Costituzione e inserirvi nuove tutele per le donne
Martedì gli elettori e le elettrici dello stato americano dell’Ohio hanno respinto con un referendum una proposta di modifica della legislazione locale che avrebbe alzato dal 50 al 60 per cento dei voti la soglia minima necessaria per modificare la Costituzione dello stato tramite referendum. La misura era stata proposta dal Partito Repubblicano ed era considerata un tentativo di limitare le iniziative per difendere il diritto all’aborto nello stato: a novembre in Ohio si voterà per modificare la Costituzione e inserirvi nuove tutele per le donne che vorrebbero abortire, e per questo i Repubblicani hanno esplicitamente cercato di rendere più difficile e meno accessibile il voto.
La proposta di aumentare la soglia di voti minima necessaria per gli emendamenti costituzionali, che è stata chiamata “Issue 1”, è stata respinta dal 56,5 per cento degli elettori, contro il 43,5 che ha votato a favore.
In condizioni normali, i referendum locali in stati come l’Ohio non attirerebbero grossa attenzione, ma il collegamento tra la “Issue 1” proposta dai Repubblicani e l’aborto l’ha resa una questione a livello nazionale. Politici e candidati presidenziali hanno commentato la vicenda, e la campagna referendaria è stata finanziata con decine di milioni di dollari provenienti da donatori esterni, che avevano interesse a sostenere o meno la difesa del diritto all’aborto.
Il voto nell’Ohio si lega inoltre a numerosi voti simili che sono avvenuti negli ultimi mesi in vari stati dopo che un anno fa la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva eliminato il diritto federale all’aborto, lasciando ai singoli stati il diritto di legiferare come ritengono sulla questione.
Dopo la sentenza della Corte Suprema, l’Ohio, controllato dal Partito Repubblicano, aveva imposto restrizioni piuttosto rigide al diritto all’aborto nello stato, con una nuova legge che rendeva l’aborto illegale dalle sei settimane dal concepimento. Per questo i movimenti per la tutela dei diritti delle donne erano riusciti a organizzare per novembre un referendum che dovrebbe eliminare la legge e inserire alcuni princìpi di difesa al diritto all’aborto nella Costituzione dello stato.
In risposta, i Repubblicani hanno presentato la “Issue 1”, che innalzava la soglia minima di voti necessari per approvare emendamenti costituzionali dal 50 al 60 per cento e rendeva più difficile la presentazione di referendum popolari. Se la “Issue 1” fosse passata, è molto probabile che l’iniziativa di referendum per la difesa del diritto all’aborto sarebbe stata in pericolo: secondo i sondaggi è sostenuta dal 58 per cento circa dei cittadini dell’Ohio, cioè da più del 50 per cento della popolazione, ma meno del 60.
I Repubblicani hanno cercato di sostenere che la “Issue 1” non riguardasse soltanto l’aborto, ma fosse un tentativo di difendere la Costituzione dello stato dall’arbitrarietà del voto popolare. La questione dell’aborto tuttavia è sempre rimasta centrale. A un certo punto della campagna referendaria il segretario di Stato dell’Ohio, un Repubblicano molto attivo a favore della “Issue 1”, ha detto: «Sono pro life, e penso che molti di voi lo siano. Questo voto è al 100 per cento incentrato sull’evitare che emendamenti radicali a favore dell’aborto entrino nella nostra Costituzione».
Da quando la Corte Suprema americana ha eliminato il diritto all’aborto a livello federale, lo scontro sulla questione si è in gran parte spostato nei singoli stati. Finora, come in Ohio, tutte le volte che la popolazione è stata chiamata a esprimersi ha quasi sempre votato per preservare il diritto all’aborto. È successo in stati progressisti come il Vermont, la California e il Michigan, ma anche in stati conservatori come il Kansas e il Kentucky, dove gli elettori hanno rifiutato referendum che avrebbero inserito il divieto all’aborto nelle Costituzioni statali.
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