Quest’anno meno italiani fanno le vacanze in Italia
È una tendenza che si vede un po' ovunque questa estate: verosimilmente c'entra l'aumento del costo della vita
Nelle scorse settimane diverse previsioni circolate nel settore del turismo italiano parlavano del 2023 come del primo anno in cui il numero di presenze e il giro di affari avrebbero superato i livelli precedenti alla pandemia da coronavirus. A meno di sorprese però non sarà così. «Nel 2023 si dovrebbero raggiungere i numeri del 2019, l’anno record per passeggeri e prenotazioni. Ma non sarà l’anno del sorpasso» ha detto al Corriere della Sera Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi, l’associazione di categoria delle agenzie di viaggio. Assoturismo, la divisione di Confesercenti che raggruppa le piccole aziende che lavorano nell’accoglienza, ha calcolato che ad agosto sono attesi circa 82 milioni di turisti in Italia, un dato considerato positivo ma inferiore di circa 800mila persone rispetto all’agosto del 2022.
Diversi esperti del settore ritengono che i dati inferiori alle aspettative si debbano soprattutto a un forte calo del turismo interno, visto che nel 2023 meno persone italiane stanno scegliendo di passare le vacanze in Italia, rispetto al passato e rispetto alle attese. Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha ammesso al Sole 24 Ore che «l’estate 2023 non sta dando una buona performance per ciò che riguarda il nostro mercato interno. In sostanza il turismo italiano ha subito una flessione mentre i risultati migliori li rileviamo a livello internazionale». Al momento non ci sono dati complessivi – è ancora presto per ottenerli – ma solo stime del settore e numeri parziali, che però vanno tutti nella stessa direzione.
Nel nord della Sardegna le associazioni di categoria parlano di una riduzione del 20 per cento delle prenotazioni fatte da turisti italiani per luglio e agosto del 2023. A luglio l’Istituto regionale della programmazione economica della Toscana, un organo di consulenza del governo regionale, ha stimato che nei primi tre mesi del 2023 i turisti toscani che hanno visitato posti in Toscana sono diminuiti del 9 per cento rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia. Qualche giorno fa Repubblica ha pubblicato dati interessanti sulle persone che partono dall’aeroporto di Bari, il più grande della Puglia: nel luglio del 2023 le partenze per l’Albania, un paese costiero dove il settore del turismo è in grande espansione e il costo della vita sensibilmente più basso rispetto all’Italia, sono aumentate del 58 per cento rispetto al luglio del 2022.
Specialmente nel 2023 sono successe due cose che potrebbero spiegare questi dati. La prima è che i prezzi nel settore del turismo italiano sono cresciuti di molto, con un aumento medio che l’istituto di ricerca Demoskopika ha quantificato nel 9 per cento rispetto al 2022. Sono aumentati i costi dei trasporti, dei pacchetti venduti dalle agenzie e degli alloggi, in maniera più marcata rispetto a paesi dell’Europa del sud molto legati al turismo come Grecia e Spagna. Il Corriere della Sera cita inoltre una ricerca della società di consulenza STR secondo cui «l’Italia registra uno degli incrementi più alti in Europa del costo giornaliero per il pernottamento in albergo (+12,3% rispetto al 2022)». È difficile stabilire quanto l’aumento dei prezzi sia collegato all’aumento dell’inflazione, che in Italia è stata molto alta ma tutto sommato in linea con la media europea.
Nel 2023 però l’inflazione ha sicuramente ridotto il potere d’acquisto degli italiani, che secondo diverse ricerche di mercato hanno cercato di risparmiare soldi tagliando sulle vacanze. Secondo il rapporto FragilItalia di Legacoop e Ipsos, diffuso a luglio, il 52 per cento delle persone intervistate dice di stare valutando di risparmiare sui viaggi per via dell’aumento del costo della vita. Un recente sondaggio di YouTrend indica che rispetto all’estate del 2021 andranno via per le vacanze il 10 per cento in meno di italiani.
È complicato stabilire come siano legati l’aumento dei prezzi e la riduzione dei turisti italiani: se cioè la seconda abbia causato in parte la prima, o viceversa. Di certo c’è il fatto che a bilanciare parzialmente i mancati arrivi dei turisti italiani c’è un piccolo aumento dei turisti stranieri, che Federturismo stima nel 4 per cento rispetto al 2022, causato in parte dal grande afflusso di turisti statunitensi.
Fra le ragioni di questa tendenza, che si nota un po’ in tutta Europa, Associated Press ha citato i risparmi accumulati durante la pandemia, quando i viaggi intercontinentali erano più limitati, e un dollaro particolarmente forte, che rende più conveniente del solito cambiare i propri soldi in euro o nella valuta locale. Qualcosa potrebbe cambiare nel 2024, quando negli Stati Uniti si voterà per le elezioni presidenziali: diversi esperti del settore del turismo, sia in Italia sia negli Stati Uniti, sostengono che nell’anno delle elezioni gli statunitensi tendano a fare meno viaggi all’estero, per una serie di motivi ancora non chiarissimi (e su cui comunque mancano dati solidi).