Le Filippine hanno accusato la Cina di aver attaccato una loro barca nel Mar Cinese Meridionale
E più precisamente vicino alle isole Spratly, da tempo contese
Domenica le Filippine hanno accusato la Guardia costiera cinese di aver bloccato e attaccato con un cannone ad acqua una nave di rifornimento militare filippina che si trovava nel Mar Cinese Meridionale. Secondo quanto dichiarato dalle Filippine, la nave stava trasportando cibo, acqua, carburante e altri rifornimenti per il personale militare di stanza a Second Thomas Shoal, un atollo nell’arcipelago delle isole Spratly.
L’esercito filippino ha definito «eccessive e offensive» le azioni della Guardia costiera cinese e ha detto che questa ha agito «in sfrenato disinteresse per la sicurezza delle persone a bordo e in violazione del diritto internazionale». La Cina ha risposto di essersi mossa in conformità con la legge per dissuadere le navi filippine, che ha accusato di sconfinamento e trasporto di materiali da costruzione illegali.
L’incidente ha attirato anche l’attenzione degli Stati Uniti, che in un comunicato hanno affermato che un attacco armato a navi pubbliche, aerei e forze armate filippine – comprese quelle della sua Guardia costiera nel Mar Cinese Meridionale – farebbero scattare gli impegni di mutua difesa che gli Stati Uniti hanno siglato con le Filippine nel 1951.
Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale la Cina rivendica la propria sovranità su gran parte del mar Cinese Meridionale, ma soprattutto sulle isole Spratly: un arcipelago di isole molto piccole che si trova a circa mille chilometri a sud delle coste cinesi, è ricco di risorse naturali – fra cui petrolio e gas naturale – e ha una posizione strategica per il trasporto militare e commerciale. Nel 2016 la Corte permanente di arbitrato dell’Aia aveva concluso che le rivendicazioni cinesi sulle isole Spratly non avessero fondamento nel diritto internazionale ma la Cina aveva ignorato la sentenza installandoci dei sistemi di difesa missilistici.
La Cina sostiene che i territori compresi nel mar Cinese Meridionale facciano parte da duemila anni del territorio cinese, mentre i paesi che si oppongono alle richieste cinesi – come il Vietnam – sostengono che l’interesse della Cina si sia manifestato solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Le Spratly sono attualmente reclamate da altri cinque paesi: le Filippine, la Malesia, Taiwan, il Brunei e il Vietnam. Tutti i paesi tranne il Brunei, negli anni, hanno costruito delle basi artificiali nell’arcipelago.
Negli anni Novanta le Filippine avevano fatto incagliare una propria nave della Marina non più in uso davanti a una delle isole dell’atollo per poter riaffermare le proprie rivendicazioni territoriali e tuttora vari militari filippini vivono sul relitto.
Secondo le Filippine, non è raro che la Guardia costiera e la Marina cinese blocchino o dirottino le navi filippine che pattugliano le acque contese. A giugno, durante un’altra regolare operazione di rifornimento, due barche filippine sono state avvicinate dalle imbarcazioni della Guardia costiera cinese, che si sono fermate ad appena 90 metri dalla prua di una delle loro barche, costringendo il comandante a rallentare per evitare una collisione. Ad aprile, invece, una nave della Guardia costiera cinese aveva bloccato una motovedetta filippina che trasportava giornalisti vicino a Second Thomas Shoal.