La serie tv “The OC” ha vent’anni
Ambientata nell’alta società californiana, ha creato tormentoni, successi musicali e nostalgia, forse gli unici motivi per riguardarla
La prima puntata della serie tv The OC uscì su Fox negli Stati Uniti il 5 agosto del 2003. In Italia sarebbe arrivata su Italia 1 circa un anno dopo, facendo appassionare anche qui moltissimi adolescenti grazie alle storie d’amore dei quattro protagonisti, ai vestiti alla moda, alle frasi a effetto e alla sdolcinata colonna sonora. Dopo vent’anni, grazie soprattutto alle piattaforme di streaming e al generale approccio nostalgico ai prodotti culturali molto diffuso tra chi era ragazzino negli anni Novanta, The OC non è stata completamente dimenticata. Anche se per molti versi è visibilmente invecchiata.
La storia raccontata da The OC era quella di Ryan Atwood, un sedicenne cresciuto nella periferia californiana con una madre alcolista e un fratello delinquente, accolto da un giorno all’altro nella casa dei Cohen, famiglia ricca e socialmente ben inserita della facoltosa località di Orange County (detta, appunto, OC). La serie aveva una forte componente autobiografica: l’ideatore, Josh Schwartz, che allora aveva 27 anni ed era uno dei più giovani showrunner della storia di Hollywood, era figlio di una famiglia ebrea della costa orientale degli Stati Uniti e si era trasferito per frequentare l’università in una delle zone più ricche della California.
Nonostante il successo della serie, che andò avanti per quattro stagioni fino al 2007, la maggior parte dei componenti del cast non ha avuto una carriera notevole. L’attrice che probabilmente ha avuto più successo è Olivia Wilde, che in The OC aveva un ruolo secondario ma poi ha recitato in molti film, tra cui Her, e serie, come Dr. House, e ha diretto due film da regista. Ben McKenzie, che interpretava il protagonista Ryan, ha recitato nel ruolo di uno dei due protagonisti della serie tv Gotham, uscita in Italia nel 2019, e per il resto prevalentemente in ruoli minori. Sul set di Gotham ha conosciuto la moglie, l’attrice Morena Baccarin (che aveva fatto anche la comparsa in The OC), con cui è sposato dal 2017, e ha da poco pubblicato un libro sulle criptovalute scritto insieme al giornalista Jacob Silverman.
Mischa Barton, l’attrice che interpretava Marissa Cooper, adolescente problematica cresciuta in una famiglia ricca poi distrutta dal padre truffatore, in rotta con la madre e per gran parte del tempo innamorata di Ryan, ha recitato in vari ruoli minori e ha recentemente annunciato che farà parte della soap opera australiana Neighbours. Anche Adam Brody, l’attore che faceva il fratello acquisito di Ryan, Seth Cohen, ha fatto varie cose di poca importanza, ma è comparso con un ruolo un po’ più visibile nella recente serie tv Fleishman a pezzi. Il principale motivo per cui Brody viene ricordato però è la sua vita sentimentale: infatti è sposato con l’attrice Leighton Meester, che aveva recitato nel ruolo di Blair nella serie tv Gossip Girl scritta sempre da Josh Schwartz qualche anno dopo The OC. Il personaggio di Blair era stato da molti paragonato per somiglianza a quello di Summer, che in The OC era la fidanzata di Seth e la cui interprete Rachel Bilson era stata compagna di Brody anche nella vita tra il 2003 e il 2006.
Quando uscì, The OC fu paragonata ad altre serie statunitensi famose degli anni precedenti con protagonisti adolescenti alle prese con i tormenti tipici di quel periodo della vita, come Dawson’s Creek e Beverly Hills 90210. La serie però si distingueva per alcuni elementi, tra cui alcune tematiche più spinte come il carcere, l’abuso di sostanze stupefacenti e il disagio psicologico, e l’estetica più curata e al passo con le mode dei primi anni Duemila. Dovendo vestire adolescenti figli di famiglie ricche ma avendo a disposizione un budget limitato, la responsabile dei costumi, Alexandra Welker, ha raccontato di essersi procurata i vestiti per l’episodio pilota raccogliendoli in giro come poteva e di aver usato anche una borsa Chanel contraffatta. Col successo della serie poi sono stati i grandi marchi di lusso che hanno cominciato a chiederle di usare i loro capi per vestire i protagonisti.
A partire dalla seconda stagione, The OC ebbe molta influenza anche sui gusti musicali dei suoi spettatori: nella storia i protagonisti cominciano infatti a frequentare un locale di musica dal vivo, cosa che permise di inserire canzoni di band di musica alternativa allora sconosciute ma che ebbero poi anche molto successo, come per esempio i Killers. Altri due casi sono quelli dei Death Cab for Cutie, che firmarono un grosso contratto discografico nel 2004 grazie al successo della loro canzone Transatlanticism comparsa in un episodio della prima stagione e dell’altrettanto apprezzata canzone Hide and Seek, di Imogen Heap.
The OC diede anche maggiore spazio alla vita degli adulti rispetto a quello che veniva normalmente loro riservato nelle serie per teenager. Le vite dei genitori di Seth – Sandy e Kirsten Cohen – e della madre e del padre di Marissa – Julie e Jimmy Cooper – erano travagliate quanto quelle dei figli e spesso i loro drammi si intrecciavano, come nel caso della relazione tra Julie Cooper e l’ex fidanzato della figlia, Luke. Il personaggio di Julie Cooper in particolare è uno di quelli che è poi stato più apprezzato nel tempo per via della sua evoluzione, da nemica indiscussa a figura più sfaccettata.
Nei primi episodi della serie sono contenute alcune battute che sono rimaste impresse nella memoria di chi la vide allora: come quella di Ryan che, alla domanda di Marissa «chi sei?», risponde «chiunque tu vuoi che io sia» o quella che lo stesso personaggio pronuncia prima di tirare un pugno al bullo Luke: «Sai cosa mi piace dei figli di papà? Niente». Il successo della prima stagione di The OC andò calando con l’uscita delle stagioni successive ma ebbe un momento di grande attenzione alla fine della terza, quando inaspettatamente il personaggio di Marissa venne fatto morire tra le braccia di Ryan in una scena al rallentatore accompagnata dalla canzone Hallelujah nella versione di Jeff Buckley.
Dal 2022 The OC è diventato disponibile su Prime Video e questo ha portato molti a riguardarlo e commentarlo online dopo molti anni in cui la qualità e la quantità delle serie tv disponibili ha cambiato molto anche i gusti del pubblico. Nello stesso periodo era stato presentato anche il podcast Welcome to the O.C, Bitches, condotto da Rachel Bilson e Melinda Clarke (l’attrice che faceva Julie Cooper), definito dal Washington Post «una miniera d’oro di nostalgia».
In un recente articolo il Guardian ha fatto notare che come succede spesso con serie che hanno avuto molto successo molti anni fa «è difficile non essere scettici quando si valuta l’eredità di The OC». Il Guardian cita per esempio il fatto che non esistano personaggi non bianchi, che le relazioni siano prevalentemente eterosessuali e che tutte le attrici rispondano a canoni estetici e di magrezza tipici dei primi anni Duemila ma poco accettabili oggi. Ma ci sono anche alcune questioni più sottili sulla scrittura.
Un esempio è il personaggio di Seth Cohen, che ai tempi aveva conquistato la simpatia di molti spettatori per il suo profilo da anti eroe con la battuta sempre pronta, ma che risulta col senno di poi molto meno riuscito di altri personaggi maschili che mettono in discussione i canoni tradizionali di virilità. Lo stesso Brody commentando il suo personaggio in un’intervista del 2019 ha detto che probabilmente oggi penserebbe di lui che è solo «molto egoista». Anche il personaggio di Ryan è stato molto criticato a posteriori per il modo in cui tratta Marissa, che ai tempi doveva sembrare particolarmente accudente e mossa da istinto di protezione ma che oggi risulta facilmente paternalistico. A differenza loro, a distanza di anni molti hanno rivalutato un altro personaggio: dopo aver riguardato la serie, qualche mese fa Niccolò Carradori su Vice Italia ha scritto che «il personaggio che trovavo indigesto 20 anni fa è quello che invece stavolta mi è piaciuto di più: Marissa».